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Libri. 'Qualcuno e' uscito vivo dagli anni ottanta' di Francesco Dezio: il manifesto di una generazione in crisi che crede solo nella musica

La copertina del libro. (foto) ndr.

di Romolo Ricapito

BARI, 24 LUG. - E' stato presentato di recente anche al Libro Possibile di Polignano a Mare questo libro di successo di Francesco Dezio dal titolo QUALCUNO E' USCITO VIVO DAGLI ANNI OTTANTA, col sottotitolo Storie di provincia e di altri mali, Stilo Editrice, 12 euro. Trattasi di un excursus tramite vari racconti (due tra essi già editi tramite il quotidiano l'Unità e la trasmissione radiofonica Fahrenheit di Rai Tre) nei quali l'autore, sicuramente con dichiarati e voluti intenti autobiografici, descrive sue esperienze non soltanto vissute , ma anche ascoltate e mediate da un' intelligente creazione artistica, che da gusti musicali molto singolari si sposta verso una critica sociologica impostata dalla fine degli anni Ottanta sino al giorno d'oggi. La vita di provincia ad Altamura è contrassegnata dallo "struscio" serale , usuale in tutti i piccoli paesini, nei pressi della Villa Comunale. L'approccio col punk, genere che Dezio ammira in modo particolare, avviene con la visione di una Anna Oxa vestita da ragazzo in un Sanremo dei tardi anni Settanta. Al punk vero e proprio si accompagnava , nella cultura di un certo ' immaginario giovanile, anche un primo contatto con le droghe leggere. E a rimembranze di altre epoche (Raffaele Cutolo, i Cccp, il presentatore Carlo Massarini, la cantante Jo Squillo) vengono alternate altre tematiche: la lettura di riviste musicali di settore o fanzine di tendenza, la moda dei viaggi ad Amsterdam, perché Capitale che garantiva una certa libertà relativa alle droghe e addirittura un sussidio di disoccupazione per autocnoni e residenti stranieri. La visione si fa più critica e spietata osservando come i reduci di questa cultura, negli anni '90, abbiano tentato quindi di integrarsi con la società approcciandosi nelle forme più tradizionali al lavoro . "Era una generazione di individualisti senza palle e lo avevamo visto dopo qualche anno", il commento dell'autore . I vezzi della gioventù, la presunzione di gusti musicali "esclusivi" (pochi i riferimenti letterari) si dissolvono con la concretezza del mondo reale, che è impietoso coi sognatori. I pub erano dei luoghi intesi come comunità di ritrovo, prima che questi locali fossero oggetto di improbabili restyling all'americana, perdendo la loro funzione di socializzazione originaria , mutuata dalla tradizione anglosassone . Il testo sembra critico verso la sinistra, alla quale i protagonisti inizialmente si approcciano, per organizzare i loro concerti . L'ex Pci spesso utilizzava la musica per riempire le Feste dell'Unità, ma per i promoter di gruppi e cantanti "alternativi" regnava spesso l'indebitamento, come conseguenza dei loro sforzi nell'imprenditoria d'intrattenimento. "Gli illuminati di sinistra non fecero nulla al potere per darci una mano". L'azione del libro si sposta anche nel Salento, a Melpignano. Nel testo è anche presente un senso di superiorità culturale che domina tutto; l'autoreferenzialità è un must che attesta gusti esclusivi, sempre a livello musicale, per formazioni poco conosciute e magari di passaggio, "meteore" di epoche già lontane . Ciò fa parte di una cultura giovanile che intende i propri idoli rock, o punk, come una forma di religione alternativa a quella del cattolicesimo. Più convenzionale, classica, ma altrettanto interessante è la storia di Carla, una cantante jazz che forma un suo gruppo per lavorare sulle navi da crociera della Msc. Questo è un tipo di approccio più costruttivo rispetto a quelli iniziali del testo. "Mina (con la canzone L'Importante è finire") bisogna farla, è sensuale e alla gente piace", si legge. E ancora: " meglio che fare gli alternativi fuori tempo massimo". La contestazione al sistema è fallita: più utile tentare di fare parte di detto sistema, che forse non è poi tanto male . C'è un ricordo affettuoso del leader di destra Pinuccio Tatarella, pag. 63. "Dopotutto , alle feste di An, "pagavano bene", Il testo diventa ancora più interessante dal punto di vista sociologico con la Storia di Mino: è un manifesto dell'economia di vari paesi dell'entroterra pugliese. o barese, che sono popolati da piccole ditte di salotti , imitazione di quelli di marche famose, come la Natuzzi. Sullo sfondo, è citato il fallimento della Banca 121, i piccoli traffici e gli imbrogli di squallidi imprenditori senza cultura scolastica e dall'affarismo spregiudicato, pronti a sfruttare impiegati e operai prima dell'avvento dei cinesi, L'outlet del Fashion District di Molfetta rappresenta l'apoteosi delle gite domenicali di famiglie di potenziali compratori che si recano in un regno kitsch, artificioso, allo scopo di fare affari"sicuri", procurandosi capi di marche celebri a prezzi convenienti. L'approccio con la musica di nicchia accompagna ossessivamente la narrazione, che termina con una storia d'amore abortita per la noia di lei, che si rivolge al Nord Italia come alternativa ai riti, ai miti e alla stagnazione economica del sud. Francesco Dezio è riuscito, con questo testo, a fornire un'ottima prova narrativa che, seppure tra qualche vezzo narcisistico di troppo, è utile più di tanti inutili saggi per capire il presente, nella fattispecie indagando i giovani (o gli ex giovani) e le loro illusioni perdute, causate da mancate promesse a livello politico, economico, industriale, culturale.





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