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Foggia. Il “Jeet Kune Do” passando da Bruce Lee a Silvano Siliberti. L'intervista

Silvano Siliberti con il Maestro Ted Ming Wong. (foto) ndr.

di Nico Baratta

FOGGIA, 16 NOV. - Sport vuol dire salute, star bene con il proprio corpo e la propria mente, anche con quella degli altri. Lo diceva millenni fa il popolo latino “Mens sana in corpore sano”. Non lo diceva a caso, c’è una fondatezza, certezza, tangibile verità. È vero che la locuzione latina è frutto di profonde meditazioni di dotti che nella preghiera costruiva e alimentava un intelletto più forte per una persona migliora. Giovenale nelle sue Satire, e precisamente nel capitolo X, 356, scrisse «Orandum est ut sit mens sana in corpore sano» «Bisogna pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano», matrice della locuzione latina “Mens sana in corpore sano” che letteralmente vuol dire “Mente sana in un corpo sano”, ci insegna a essere in armonia con noi stessi. Del resto è ciò che i monaci buddisti, meglio conosciuti come Shaolin, praticano da millenni e che insegnano a chi decide inderogabilmente di esser parte di loro. Una scelta di vita per certi versi dura e solitaria, ma che ha una visione globale della vita e del copro attraverso lo spirito. Ora, senza addentrandoci in materie a me poco conosciute e che richiederebbero specifiche preparazioni e spazi, oggigiorno quando parliamo di sport in mente ci sovviene quello più blasonato, anche per certi (per)versi più pagato che sommiamo prestazioni, ingaggi, pubblicità, introiti vari, ovvero il calcio.  Ve ne sono tante altre di discipline sportive, tutte appaganti, molte meno pagate ma soprattutto meno conosciute e perciò praticate.  Tra le discipline sportive più conosciute vi sono quelle delle arti marziali. Una disciplina alimentata da tante varianti, dai nomi più o meno noti, che hanno fatto la fortuna di molti cosiddetti maestri, anche di chi non ha una base scientifica. La più nota è il karate. Ogni bambino, guardando gli spettacolari combattimenti mandati in onda dalle tv, ne è rimasto affascinato tanto da indurre i genitori a iscriverlo a corsi spesso gestiti da persone non propriamente qualificate e soprattutto in armonia con una disciplina che cura la mente prima del corpo. Arti marziali, tuttavia, non è solo karate o full contact  o judo. Come detto, ve ne sono tante, che curano nello specifico particolari tecniche di difesa e di attacco armonizzate con la meditazione e la concentrazione mentale. Il grande Bruce Lee ce lo ha fatto comprendere.
Oggi sono in compagnia di una caro amico di vecchia data. Ci conosciamo da oltre vent’anni. Iniziammo a fare sport insieme, tutti e due con l’atletica leggera: lui con il giavellotto, io con il mezzofondo. Poi le vicissitudini e passioni della vita ci hanno divisi. Silvano Siliberti, per gli amici Silvio, dal giavellotto è passato alle discipline delle arti marziali. Un percorso svolto passo dopo passo, da una disciplina a un’altra, seguendo una rigorosa scaletta per apprendere tecniche e temprarsi nella mente, oltre nel corpo, fino ad approdare a quella che oggi insegna, la “Jeet Kune Do”. Non vi anticipo nulla, non ne ho le competenze, ma Silvio si, che oltretutto da quest’anno è Responsabile Tecnico Regionale per la M.I.V.A.S.S. -Movimento Italiano Valori Sportivi e Sociali-.

D: Bene Silvio, inizialmente ci piacerebbe conoscere il tuo percorso formativo che ti ha portato al Jeet Kune Do. Ce ne parli?

R: In parte Nico lo hai anticipato, inizio giovanissimo con l' atletica leggera che praticherò agonisticamente fino ai 20 anni. Nel frattempo iniziavano a svilupparsi in me nuovi interessi, le arti marziali. Studiai il pugilato e l' aikido. Passai poi al kung fu tradizionale e al thai chi chuan.  Dopo svariati anni -quello che era un sogno infantile (lo è stato un po’ di tutti)- riaffiora e appena inteso che sarebbe stato possibile studiare il vero jeet kune do di BRUCE LEE  in Italia (presso Genova dal direttore tecnico nazionale dell' epoca Davide Gardella),sotto la direzione tecnica di TED WONG, iniziai a viaggiare, percorrendo migliaia di km l' anno. Viaggiavo alla volta di Genova dove passavo anche 12 ore al giorno dei miei week end a lavorare duramente sia con il capo istruttore Davide Gardella, sia con TED WONG quando era in Italia.

D: Chi è il padre del Jeet Kune Do? 

R: Il padre del jeet kune do è Bruce Jun Fan Lee (nome completo di BRUCE LEE) nato a San Francisco il 27 Novembre 1940, morto ad Hong Kong il 20 Luglio del 1973......

D: Jeet Kune Do, quali sono le sue particolarità? È di attacco, di difesa, utilizza strumenti?

Silvano Siliberti con il Maestro Ted Ming Wong (foto) ndr
R: Il jun fan jeet kune do (l' originale) è un' arte marziale a mani nude, quindi se si vedono in giro persone con armi di qualsiasi tipo che dicono di praticare jkd....mentono. Difatti per tutte le arti marziali cinesi facenti parte del kung fu (applicazione della discipline per ottenere abilita) e wu shu (arte della guerra) si adoperano le mani nude per difendere la propria vita o quella degli altri. Il suo approccio è semplice, diretto e non classico (dove per “classico” intendiamo quegli stili marziali che si muovono per schemi meccanici prestabiliti che non permettono la fluidità dell'individuo). Il jkd non ha forma, si basa su principi universalmente validi che il combattente adopera per fluire come l' acqua e colpire con tempismo fulmineo e potenza devastante. Tuttavia non bisogna dimenticare che il jkd è altresì  una filosofia., un pensiero. Non a caso BRUCE LEE era un uomo colto, con una laurea in filosofia e aveva un’intelligenza viva tale per capire che per il jkd non basta studiare solo il suo aspetto marziale bensì in toto, come una filosofia pratica. Insomma, una vera scienza.

D: Silvio, io so che hai avuto un gran Maestro per questa disciplina, ce ne parli?

R: Certo! Si tratta di TED MING WONG. Lui fu amico e allievo di BRUCE LEE per svariati anni. Fu una delle tre uniche persone al mondo ad aver ricevuto direttamente da BRUCE il diploma da maestro di jkd. TED MING WONG, il Maestro, fu una persona unica, un vero esempio. Lo è tuttora e parlarne mi emoziona tantissimo. Imparare con lui, oltre ad un onore, era per me una cosa che quindici anni fa mi pareva un sogno. TED WONG era una persona eccezionale, un maestro di primissimo ordine. È grazie a lui se adesso nel mondo possiamo conoscere il vero jeet kune do di BRUCE LEE.

D: Oggi tu sei diventato Maestro nel Jeet Kune Do, lo insegni. Cosa vorresti dire a chi si vuole avvicinare a questa nobilissima disciplina che, come altre, necessita di allenamenti e sacrifici, oltre che determinazione e grande equilibrio psicofisico? 

R: Dico semplicemente di accostarsi con rispetto e mente aperta, senza preconcetti, con onesta e semplicità. Non mi aspetto che tutti coloro che si accostano a questa disciplina sappiano precisamente di cosa si tratta. Purtroppo c'è molta confusione ed ignoranza in giro riguardo all'argomento jkd (per non parlare dei truffatori, ne ho trovato uno anche a Foggia…). L’importante è essere disposti ad imparare. E quando si è capito lo spirito del jkd impegnarsi. Per me uno studente di jkd è come un recipiente vuoto: più è capiente più sono disposto a riempirlo.

D: Spesso arti marziali, purtroppo, è sinonimo di attacco, irruenza, a volte arroganza. Tutti messaggi inculcati dai media che han fatto fortune. In realtà non è così. Silvio, da maestro di arti marziali, vuoi spiegare gentilmente a chi si vuole cimentare in questa disciplina cosa vuol dire fare arti marziali?

R: Il jeet kune do non è solo pugni e calci, è un' arte della vita per lo sviluppo dell' essere umano libero. È un' arte rivoluzionaria per uomini rivoluzionari e che amano la vita, vissuta in modo vero aldilà degli schemi e le obbligazioni che ci impongono la società e i costumi, che affrontano tutto con serenità, determinazione ed equilibrio. Il jkd non è fatto per i violenti o gli ottusi. Va bene per chi vuole uscire da una condizione di bruto moderno ed entrare in una dimensione di uomo libero!

D: Il Jeet Kune Do è una disciplina non molto conosciuta. In Italia vi sono alcune palestre, in Puglia idem. Ora anche a Foggia, grazie a te, ce n’è una. Ce ne parli, semmai dicendoci dove si trova, con quale federazione, orari?

R: A Foggia per il momento siamo in Via Gramsci 171,presso la palestra Wellnesstime. Li abbiamo anche corsi mattutini. Gli interessati possono chiedere informazioni al 331 3819152. Tutti i miei corsi sono patrocinati dal M.I.VA.S.S. e la mia A.S.D (Jun Fan Jeet Kune Do Poject) legata ad enti riconosciuti come il CONI, l' OPES e l' ASI.

Il logo della M.I.V.A.S.S. (foto) ndr.
D: Tu da quest’anno sei il Responsabile Tecnico Regionale del Jeet Kune Do per la Mivass -Movimento Italiano Valori Sportivi e Sociali- , un’occasione più unica che rara che Foggia e provincia dovrebbe utilizzare al meglio. Hai in mente di allargare il giro in Capitanata? A chi chiedi, se lo chiedi, un sostegno per ampliare l’attività?

R: La mia intenzione è di far diventare, per una volta, Foggia capoluogo della Puglia riguardo al jeet kune do. Stiamo preparando qualcosa per la provincia, ma non ci fermiamo solo ad essa. Infatti ci sono in arrivo corsi istruttori per la Puglia e altri eventi che vedono Foggia come punto di riferimento in regione. Ripeto, tutti gli interessati possono contattarmi anche per propormi iniziative riguardo alla disciplina. Del resto il fatto che io sia il responsabile tecnico regionale non mi esula dal ricevere proposte costruttive.

D: Bene Silvio, a termine di questa piacevolissima chiacchierata –lasciami passare il termine amichevole- vuoi lanciare un appello, un invito a chi e cosa, un messaggio che possa far avvicinare grandi e piccini al Jeet Kune Do e soprattutto far aprir occhi e mente a chi potrebbe mettere a disposizioni luoghi per farla insegnare?

R: Sono io che ringrazio te Nico per l' opportunità di parlare del jkd. Questa disciplina è un piccolo ed inaspettato tesoro per l'umanità , come tutte le scienze filosofiche che aiutano l'uomo ad evolversi. Chiaro è che il suo valore educativo è rivolto sia verso gli adulti sia a livello pedagogico. È tutto da scoprire. Mi rivolgerei alla pubblica amministrazione della città di Foggia se avesse orecchi per intendere che anche questa mia carica per Foggia è una delle opportunità per abbandonare il ruolo di citta di serie Z. Lo sport a Foggia per una volta potrebbe essere rappresentato da qualcosa che non sia solo calcio. Certo, se l' amministrazione comunale o chi per essa volesse lasciare a disposizione degli spazi per gli stages e i corsi che vedranno accorrere praticanti da tutta la Puglia, sarebbe una cosa incoraggiante per la mia opera di divulgazione. In più questo mi darebbe l'opportunità di tenere dei corsi gratuiti per le associazioni di volontariato legate alla protezione civile, alle donne vittime di violenza e a quelle che si occupano dei problemi giovanili.

Grazie Silvio. Ti ringrazio a nome di chi ha avuto il piacere di condividere questa lettura, oltre me, augurandoti che ciò che insegni sia da linea guida nella vita quotidiana per i nostri figli, poiché la formazione sportiva, fisica e mentale, è propedeutica per una vita migliore che messa in pratica migliora la società civile.








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