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Bari. Convalidato l'arresto in carcere per il georgiano Merab Dzhangveladze capo di 'Kutaiskaya'

Una 'volante' della Polizia. (foto) ndr.

di Vito Ruccia

BARI, 7 LUG. - Nei giorni scorsi, a Bari, la Polizia di Stato ha eseguito il provvedimento di sostituzione della misura degli arresti domiciliari con quella in carcere, emesso dalla Corte d’Appello di Bari, nei confronti di DZHANGVELADZE Merab di 54 anni. L’uomo, ritenuto a capo dell’organizzazione criminale transnazionale di matrice russo/georgiana denominata “Kutaiskaya” disarticolata a seguito dell’operazione “Shodka”, venne condannato, a giugno 2014, dal Tribunale di Bari, alla pena di 4 anni ed 8 mesi di reclusione per associazione per delinquere. Lo scorso 28 maggio la misura detentiva carceraria venne sostituita con quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Nelle more dell’esecuzione del predetto provvedimento, il 9 giugno, la Squadra Mobile ha eseguito, nei suoi confronti, l’arresto provvisorio per fini estradizionali, richiesto, attraverso i canali internazionali dell’Interpol, dalle autorità del Kazakistan, perché ritenuto a capo di un’associazione per delinquere transnazionale mirata a commettere reati contro la sicurezza e l’ordine pubblico in quel paese. Il 17 giugno, il citato ufficio investigativo ha segnalato alla Procura Generale l’inidoneità della misura della detenzione domiciliare, anche con il dispositivo elettronico di sorveglianza, ad impedire la fuga di Dzhangveladze, evidenziando sia le cospicue capacità economiche di cui dispone, sia gli innumerevoli appoggi di cui lo stesso gode in molti paesi europei ed extraeuropei, fattori che avrebbero consentito a Dzhangveladze, in caso allontanamento arbitrario dal Paese, a una reale irreperibilità. In attesa del pronunciamento della Corte d’Appello, il 25 giugno è stato posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Lo scorso 29 giugno, la 1^ Sezione Penale della Corte d’Appello di Bari accogliendo le richieste del Procuratore Generale che ha condiviso in toto la tesi di quest’Ufficio, sulla sussistenza del concreto pericolo di fuga, ha sostituito la misura cautelare domiciliare con quella carceraria. Dzhangveladze fu arrestato, a seguito dell’operazione “Shodka”, in una villa bunker a Budapest ad opera delle forze speciali ungheresi e da personale della Squadra Mobile di Bari e dell’Interpol. Le complesse attività investigative condotte dalla Squadra Mobile e dal Servizio Centrale Operativo, riuscirono a dimostrare, l’identificazione degli autori, le cause dell’omicidio di TCHURADZE Revaz, l’esistenza, l’operatività, a Bari e in altre parti d’Italia, di un’associazione per delinquere con i connotati di mafiosità, diretta da Dzhangveladze e composta da decine di affiliati, dedita alla consumazione dei reati di estorsione, usura, rapine, furti, ricettazione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il controllo delle agenzie di spedizione, gestite da connazionali, nelle città dell’Europa Meridionale - Italia, Francia, Spagna e Grecia. Dal 2013 ad oggi sono stati arrestati, in Belgio, Portogallo, Lituania e Germania, tutti gli autori dell’omicidio di Tchuradze e della gran parte dei componenti dell’organizzazione capeggiata da Dzhangveladze.





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