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Misteri di Puglia. La Madonna Nera di Sovereto fra storia e leggenda

L'icona della Patrona della città. (foto com.) ndr.

di Massimo Resta 

TERLIZZI (BA), 24 SETT. - Un racconto popolare terlizzese narra che fu un pastorello bitontino a rinvenire nella frazione di Sovereto l'icona bizantineggiante della Patrona della città dei fiori, che ad agosto di ogni anno viene condotta in processione a bordo del Carro Trionfale. Con il proprio gregge, da Bitonto, si recò nel bosco di Sovereto per far pascolare le proprie pecore. Ma quando si era ormai incamminato verso Bitonto, si accorse che ne mancava una. Udendo il belato dell'ovino, lo rinvenne con una zampa conficcata in un buco. Liberò l'animale e noto' che dal foro in cui era conficcata la sua zampa fuoriusciva una luce fioca. Con il suo bastone cominciò a scavare, rinvenendo in una grotta sottostante il quadro della Vergine. La notizia del ritrovamento del sacro dipinto fece gridare al miracolo i terlizzesi, che vollero costruire una chiesa per venerarlo, ma fu causa di una disputa con la vicina Bitonto per il possesso del quadro della Madonna. Per decidere a chi dovesse appartenere, fu affidato all'arbitrio della sorte. Fu collocato su un carro trainato da due buoi, uno di Terlizzi e l'altro di Bitonto, e sarebbe appartenuto al paese in cui si dirigevano i due bovini. Fu ovviamente Terlizzi, per merito del proprio bue, che incorno' in un occhio il rivale conducendo la Madonna in trionfo nella città dei fiori. Ma, forse, le origini della Madonna Nera terlizzese sono altre. Potrebbero derivare dal culto druidico della Madre Terra, simboleggiata proprio da una vergine nera, rappresentazione della materia che anticamente veniva nascosta nel ventre della terra e nelle cripte degli edifici sacri. Veniva per questo chiamata Notre Dame de Dessous, cioè Nostra Signora di Sotto Terra. E non è tutto. I luoghi in cui ci sono le Madonne Nere erano ritenuti sacri già in tempi remoti poiché vi si venerava una divinità celtica o pagana, hanno una stretta relazione con Commende Templari, presentano segni e simboli esoterici e sono vicini a dolmen, menhir, foreste sacre o fonti. Proprio come a Sovereto, dove le origini druidiche della Madonna Nera potrebbero essere provate da alcune scritte presenti nell'antico borgo di origini medievali. Come ad esempio la parola latina "preceptor", che tradotto in italiano significa insegnante. Si trova nello stemma nobiliare di Fra Robertus de Miraballis e sulla lastra tombale di fra Ramondo De Bolera, due insegnanti della scuola templare che aveva sede a Sovereto. Ma non è scritta correttamente, cioè " praeceptor". Un errore non casuale ma un messaggio criptico per gli altri "fratres". L'invito a prendere il prezioso monile, il collare o girocollo di oro o di bronzo con disposizione a tortiglione usato dai Celti come protezione, talismano catalizzatore che avvicinava l'uomo alle divinità. Pre sta, infatti, per pretiosus, ce per cepi, che significa prendere, tor per torque, il monile che i Druidi portavano al collo. La storia della Madonna Nera di Sovereto è tutta, dunque, da rivedere. Cosi come quella dei Templari, la cui presenza è stata sempre negata fa alcuni studiosi poiché non ci sarebbero i documenti che ne proverebbero la loro dimora nella frazione terlizzese. Ma nell'800 molte carte sono state sottratte, sono andate perdute, cosi come nella chiesa sono state asportate parti di un affresco che si trovava dietro l'altare maggiore. Ma la storia non si scrive solo con i documenti ma anche con le pietre ed i simboli che fortunatamente non sono stati distrutti.





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