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Personaggi. Dieci anni fa la morte di Piergiorgio Welby

Mina e Piergiorgio Welby. (foto com.) ndr.
Il racconto della moglie, Mina Welby
di Luciano Manna
ROMA, 20 DIC. - Dieci anni fa ci lasciava Piergiorgio Welby, un uomo che con la sua tenacia e caparbietà ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica verso il rispetto dei diritti dei portatori di handicap. Mina Welby, la donna che lo ha amato, spostato e che è rimasta accanto a lui sino all'ultimo momento, racconta Piergiorgio e le difficoltà di un uomo che ha vissuto con un grave handicap, le difficoltà di un uomo che ha lottato sino all'ultimo per fare in modo che le sue idee e le sue volontà potessero essere rispettate e poi condivise ed attuate da tutti. Oggi Mina (Wilhelmine Schett), donna cattolica cristiana nella fila dei Radicali italiani, continua ad essere testimonianza della vita di Piergiorgio affinché siano definitivamente abbattute prima le barriere culturali e poi quelle create dagli uomini. Con le parole della moglie vogliamo ricordare la figura di quest'uomo: “Piergiorgio chiedeva l'eutanasia, per questo ricevette diversi attacchi anche dalla politica e da ben pensanti che si dividevano tra i "pro vita" e i "pro morte". Lui amava la vita, e sosteneva: "la morte è una cosa orrenda, ma questa vita non è più vivibile". Chiedeva solo di morire in maniera tranquilla senza grandi sofferenze così come avveniva in Olanda e in Belgio. Piergiorgio sapeva che per la sua eutanasia staccare il respiratore che lo teneva in vita significava soffrire ed essere coscienti in quegli ultimi momenti, ma questo è quello che lui non voleva e che in molti non vollero comprendere. Cercò medici belgi che riuscissero a sedarlo prima di staccare il respiratore, alcuni vennero anche a visitarlo ma capimmo anche che questa scelta probabilmente avrebbe anche provocato un incidente diplomatico tra due stati membri dell'Unione europea. A seguito, poi, di un seminario, si fece avanti un dottore di Cremona, il dottor Mario Riccio, che riuscì a sedarlo "incanulando" la vena femorale, quindi lo addormentò come per una semplice anestesia in un intervento. Solo dopo fu possibile staccare il respiratore che portò Piergiorgio Welby a esaudire il suo ultimo desiderio. Ricordo le parole del deputato Luca Volontè che quasi come un affronto disse: "se lui ritiene di dover dare un taglio alla propria vita può suicidarsi con l'aiuto della moglie". Trovai queste parole sul blog di Piergiorgio dopo la sua morte, erano tutte le cose che riguardavano la sua vicenda e che lui riportava sui blog conducendo così in molti alla discussione e alla consapevolezza su un argomento di cui non si parlava molto. Sui blog dove scriveva, trattava gli argomenti ma non raccontava della sua condizione, fu così che dopo la sua morte e dopo quel il polverone mediatico sollevato furono in tanti a chiedermi se quel Piergiorgio era proprio lui, quello che scrisse anche al Presidente della Repubblica per la legge sull'eutanasia, me lo chiese anche Giacomo Dell'Omo presidente dell'Ornis italica che lo leggeva con interesse. Nel 2005 c'erano i referendum sulla legge 40 ( legge 19 febbraio 2004, n. 40, "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita"), i famosi quattro si. Lui voleva andare a votare ma non poteva più staccarsi dal suo respiratore, scrisse al Presidente della Repubblica dicendogli che gli avrebbe consegnato la tessera elettorale se non avrebbe potuto votare al referendum, non voleva figurare tra gli astensionisti. Quella volta però, con grande fatica e superando le barriere architettoniche del palazzo riuscimmo ad uscire e Piergiorgio in quella occasione votò per l'ultima volta fuori casa. Ci accompagnarono Marco Pannella, Emma Bonino, Rita Bernardini, Daniele Capezzone, Sergio Stanzani e molti altri insieme alle telecamere di diverse testate. L'effetto mediatico di quel voto ebbe sicuramente influenza sulla politica infatti dopo pochi mesi, con l'allora Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu, il Consiglio dei Ministri varò un decreto legge che consentiva il voto da casa agli elettori che non potevano allontanarsi dal domicilio a causa dell'utilizzo di apparecchiature mediche di importanza vitale. Piergiorgio poco prima di essere sedato voleva ascoltare la "Primavera" di Vivaldi che doveva accompagnarlo dolcemente nel suo sonno. Mi chiese di cercare quel disco ma io, che in quel momento ero molto agitata, non lo trovai ed a quel punto lui mi chiese di mettere Dylan. Presi un disco che gli avevo regalato l'anno prima senza guardare che canzoni ci fossero, partì la canzone "Tonight I'll be staying here with you" e quella fu per lui l'ultima partenza".




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