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'La Buona Politica' - La politica ai tempi del disimpegno 

La politica ai tempi del disimpegno (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 22 MAR. - Sfiducia, rabbia e scoramento, sono i sentimenti che la maggioranza dei cittadini italiani esprime verso i politici. Attualmente, forse come mai prima nella cultura moderna, stiamo assistendo ad uno scollamento tra comunità e politica; le persone non sentono più il bisogno di occuparsi della cosa pubblica, il senso di cittadinanza, come valore condiviso, è al minimo storico. A che cosa può essere attribuito tutto questo? Riteniamo che al di là delle aspettative (ripetutamente) tradite dai vari gruppi politici, che non si sono dimostrati all’altezza etica, prima che pragmatica, di occuparsi efficacemente del res publica, vi siano delle componenti sociali più profonde alla base del disimpegno politico. Viviamo in una cultura profondamente narcisistica, nel senso radicale e negativo del termine. La prevalenza assoluta è accordata ai bisogni e ai diritti individuali; l’importante è essere unici, visti, rappresentati, clickati e ricordati. In tutto questo lo spazio mentale dedicato alla comunità diviene sempre più fievole e precario. Non c’è più senso di appartenenza collettiva, la società è diventata il singolo individuo. Le nuove generazione a fatica muovono i loro passi in una giungla qualunquistica priva di motivazioni ideologiche. Negli ultimi venti anni i giovani, nel discorso pubblico, sono apparsi come figure indecifrabili, distanti dagli adulti per una soggettività diversa, o meglio per un deficit di soggettività, di passioni, di assertività. 
La loro debole presenza in una sfera pubblica identificata dalla generazione dei genitori con l’impegno nei movimenti e nei partiti, ha legittimato una chiave di lettura basata sulla passività e sul riflusso nel privato. Un libro di Ilvo Diamanti degli anni Novanta, La generazione invisibile, cercava di colmare questa distanza ma nello stesso tempo dava voce allo stereotipo che faceva dei giovani delle ombre che calcavano con passo leggero la scena della storia. Il commento conclusivo di Eugenio Scalfari si spingeva a parlare di una generazione “inesistente”, impaludata in un eterno presente. In attesa di nuovi scenari ideologici non sono state implementate politiche attive che creino motivi di ottimismo e maggiore attenzione verso un concreto e ben articolato impegno civile. Al momento pare che esclusivamente il mondo del volontariato rappresenti l’unico modo di essere protagonisti e di guardare avanti. 
È dunque forse venuto il momento di smettere, anche in questo caso, di fare di tutta l’erba un fascio e puntare invece l’attenzione su quanto di buono le future generazione ogni giorno fa per gli altri. Spesso sono giovani volontari che a sirene spiegate ci accompagnano in ospedale quando stiamo male; è probabile che siano loro, a tenere compagnia ai nostri nonni nelle case di riposo, o ai nostri figli, nella case famiglia e nei centri di aggregazione. Sono sempre loro che d’estate organizzano le sagre che ci piacciono, le feste e le serate in piazza. Sono loro, insomma, ad esserci quando c’è bisogno. La partecipazione civica si manifesta attraverso azioni particolarmente differenziate: discutere (online e offline) di politica, differenziare i rifiuti, fare volontariato, leggere o scrivere ad un giornale o su un blog, donare soldi in beneficenza. Pur essendo attività visibili, le azioni di civil participation si collocano su un piano pre-politico rispetto alla partecipazione manifesta formale oextra-parlamentare e si distinguono da essa poiché non sono orientate a produrre un risultato politico immediato. 
Il coinvolgimento sociale é un’altra forma di manifestazione della consapevolezza di essere membro di un gruppo o di una società che, in questo caso, si esprime attraverso la dimostrazione di amore nei confronti delle questioni rilevanti per la propria comunità. In altre parole, il social involvement si manifesta, più che attraverso l’azione, attraverso l’interesse: il ritenere la politica (civile) importante, il far parte di un gruppo avente uno scopo sociale , l’identificarsi con un gruppo associazionistico con l’adozione di uno stile di vita e consumo vicino ad un determinato valore sociale (es. veganesimo) sono esempi di questa modalità partecipativa, per cui meno spazio alla politica dei politicanti presagendo maggiore flessibilità verso orizzonti interventisti di pura espressione civile dove dare sfogo alle reali e nobili finalità di aiuto e attenzione verso un prossimo sempre più indifeso e dimenticato.





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