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Inchieste. Caso Moro: Pietro Modiani, ex Dir. Gen Intesa SanPaolo, potrebbe rivelare verità celate

La R4 col corpo di Aldo Moro (foto Paolo Cucchiarelli - ANSA) ndr.
di Nico Baratta

ROMA, 5 SET. - Oggi, 05 settembre 2017, alle ore 14, a Roma presso il Palazzo San Mancuto, sede periferica della Camera dei Deputati e adibito a sede della Biblioteca della Camera dei Deputati, sarà audito, dalla Commissione parlamentare che si sta occupando nuovamente di far luce sull’assassinio del Presidente DC Aldo Moro,  Pietro Modiani, ex Dir. Gen Intesa SanPaolo. Per l’evento c’è molta attesa poiché Pietro Modiani potrebbe conoscere fatti non ancora detti che riguarderebbero alcuni particolari somatici post-mortem di Moro. Ciò è stato confermato da Gero Grassi, membro della suddetta Commissione, nonché principale suo artefice per far luce su una verità ancora avvolta nella nebbia. Difatti, alla Presidenza della Commissione Moro sarebbero giunte alcune segnalazioni, per lo più confidenze personali, di elementi della vicenda che lo stesso Modiani ha esternato volontà di raccontare.
I dettagli delle confidenze riguarderebbero dei colloqui avvenuti tra l’ex manager e Don Cesare Curioni, che erano molto amici. Per la cronaca don Curioni era il capo dei cappellani delle carceri italiane impiegato dal vaticano come canale di trattativa con le Brigate Rosse. Questo particolare ha sortito curiosità investigativa alla Commissione poiché don Cesare Curioni fu presente durante l’esame autoptico svolto sul corpo di Aldo Moro. Un dettaglio già preso in esame ma che intersecato tra le varie testimonianze rilasciate alla stessa Commissione ha rilevato un dettaglio primario sulla base di una precedente audizione, quella rilasciata da don Fabio Fabbri, braccio destro di don Curioni.
«Don Fabio ci ha dato indicazioni importanti sulla base della confidenza che gli fece Curioni- ha dichiaro l’On. Gero Grassi- che, foto dell'autopsia alla mano, in particolare quella del cuore, disse “io so chi lo ha ucciso, ne riconosco la firma: nessuno dei colpi ha toccato il muscolo cardiaco”. Fabbri ha spiegato- prosegue Grassi- che si trattava di un killer professionista che sparava proprio con quella modalità divenuta una sua “firma”: da ragazzo era stato detenuto al Beccaria di Milano. L'uomo ha vissuto a lungo all'estero. Ora la Commissione compirà tutti i doverosi passi per seguire le indicazioni di don Fabbri che, alla mia domanda: ci sta dicendo di seguire la pista dell'autopsia?, ha risposto, “Proprio così, lì c'è la firma” –ha concluso Gero Grassi».
Insomma, a poco meno di 40 anni dal barbaro assassinio del Pres. Aldo Moro, la giornata di domani potrebbe rivelarsi fondamentale per ottenere un altro importante, forse risolutore, tassello per ristabilire una verità che rimbalza di giorno in giorno contro un muro di gomma ben costruito.  

Comunque, per chi volesse approfondire l’attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro può visitare il web site www.gerograssi.it, troverà documenti interessanti e inediti.



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