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Bari. Operazione “Mitica”della Gdf. Fatture false per 107 milioni di euro: numerosi arresti per reati fiscali. Sequestrati 15 milioni di euro tra beni, denaro e quote societarie

Operazione 'Mitica' della Gdf. (foto Gdf) ndr.

di Redazione

BARI, 20 OTT. (Comunicato St.) - “Mitica”: è questo il nome dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha disarticolato un’associazione a delinquere dedita a frodare il fisco. Diversi gli arresti ed i sequestri a Bari e provincia, tuttora in corso da parte del Nucleo di Polizia Tributaria barese, in esecuzione di una ordinanza che applica misure cautelari personali e patrimoniali emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo su richiesta della locale Procura della Repubblica. Le indagini sono state svolte nei confronti di vari soggetti appartenenti ad un sodalizio criminale, composto da imprenditori e professionisti, dedito al sistematico utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e c.d. “società cartiere”, con il fine ultimo di frodare il fisco per decine di milioni di euro. 

- OPERAZIONE “MITICA” 

ESECUZIONE DI ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI NEI CONFRONTI DI 9 PERSONE CON SEQUESTRO PREVENTIVO, FINALIZZATO ALLA CONFISCA, DEL PROFITTO DEI REATI COMMESSI. 

Nella mattinata di oggi militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di nove persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, alla dichiarazione infedele e all’omessa dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell’ I.V.A., all’ occultamento e alla distruzione di documenti contabili nonché per i corrispondenti reati-fine ed il delitto di simulazione di reato. L’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari è stata eseguita nei confronti di CARDONE Giuseppe e CARDONE Domenico, soci/amministratori di S.T.I.M.A.C. s.r.l., di CARDONE Costantino, amministratore di M.I.T.I. s.r.l., di MELACARNE Mario e CELLAMARE Arcangelo, soci/amministratori di PHONE GLOBAL SERVICE s.r.l., di GENTILE Lorenzo, amministratore di SERVICE AND CONSULTING s.r.l.s., di DE GUGLIELMO Vincenzo, amministratore di DEGU SERVICE s.r.l.s., di GROSSI Domenico, imprenditore individuale con ditta DG COSTRUZIONI E FORNITURE EDILI, nonché di D’ELIA Giovanni Antonio, esercente la professione di commercialista in Triggiano. Il profitto dell’attività illecita realizzato dalla consorteria è stimato in oltre 18 milioni di euro. E’ stato disposto il sequestro diretto del denaro nei confronti di S.T.I.M.A.C. s.r.l. e PHONE GLOBAL SERVICE s.r.l. ed, in caso di mancato rinvenimento del denaro presso le aziende, il sequestro c.d. per equivalente, con vincolo di solidarietà nei confronti delle indicate persone sottoposte ad indagine. Le indagini, iniziate alla fine del 2015, si sono sviluppate mediante l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, appostamenti, accertamenti di natura finanziaria e patrimoniale ed hanno consentito di disvelare l’operatività di un sodalizio criminale costituito da imprenditori professionisti locali che, avvalendosi di imprese “cartiere” riconducibili prestanome, hanno posto in essere un articolato sistema di false fatturazioni, per un ammontare complessivo di oltre 107 milioni di euro. L’artificioso sistema di rendicontazione contabile ha consentito agli associati di ottenere illeciti vantaggi fiscali, consentendo loro di sottrarsi al pagamento delle imposte per una parte cospicua dei profitti derivanti dalle attività economiche effettivamente esercitate e di costituire riserve occulte (c.d. fondi neri), alcuni dei quali all’estero, originati dal denaro contante “di ritorno”, a fronte dei pagamenti delle false fatture ricevute. La compagine aveva accumulato una ingente liquidità, attraverso un parallelo meccanismo di false fatturazioni, che prevedeva la restituzione al netto della provvigione (profitto) di spettanza degli associati e che veniva successivamente messa a disposizione di altri imprenditori, esterni al sodalizio, per esigenze in corso di approfondimento. Oltre alle imprese “cartiere”, che disponevano esclusivamente di un conto corrente bancario su cui transitavano i predetti flussi finanziari, sono risultate coinvolte imprese esercenti attività del settore del commercio di prodotti per telefonia e nella produzione di manufatti in cemento, il cui ruolo era quello di ricevere le false fatture delle “cartiere” e dalla società di telefonia ed emettere analoghi documenti falsi nei confronti degli imprenditori che avevano la necessità di disporre del denaro contante.



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