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'La Buona Politica' - Riforma pensioni: muro contro muro governo sindacati

 Riforma pensioni. (foto web) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 25 NOV. - Altro capitolo scottante e conflittuale popola la nostra quotidianetà già complicata da sé: La riforma delle pensioni. Dal 2019 l’età per andare in pensione sarà 67 anni sia per gli uomini sia per le donne. L’Istat ha confermato l’innalzamento a 20 anni e 7 mesi della speranza di vita a 65 anni, 5 mesi in più rispetto alla stima del 2013. Seguirà a questo punto anche l’adeguamento dei requisiti per accedere alla pensione che dal 2019 sarà 67 anni anni sia per gli uomini sia per le donne, mentre nel 2018 resterà a 66 anni e 7 mesi. Per la pensione anticipata la soglia sarà a 42 anni e 3 mesi (43 anni e tre mesi per gli uomini). Con un decreto direttoriale dei ministeri di Economia e Lavoro sarà sancito l’adeguamento e il conseguente aggiornamento dei coefficienti di trasformazione per il calcolo delle pensioni future. Altro che modifiche strutturali alla legge Fornero, non sembra esserci spazio, al momento, per una riforma Pensioni che riveda quella del 2011 in direzione di una maggiore flessibilità in uscita verso la pensione anticipata. Dopo le parole del ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, la doccia fredda su lavoratori e sindacati arriva dal premier Paolo Gentiloni. 
Il presidente del consiglio lascia aperto, di fatto, il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, ma non si sbilancia più di tanto e ripete che le risorse sono scarse quindi non ci sono ampi margini di manovra. D'altro canto se è vero che Renzi non ha ancora pensato a loro è altrettanto comprovato che finora non gli ha nemmeno tolto nulla. È opinione condivisa che furono proprio i possibili tagli alle pensioni previsti dal piano Cottarelli a convincere il premier a dare il benservito al commissario, alla spending e a nominarne uno di sua fiducia. I pensionati sono tanti. I pensionati vanno a votare ed hanno espresso finora un certo consenso nei confronti di questo governo. Sono materia delicata da maneggiare anche e soprattutto per questo e Renzi lo sa. Non tutti hanno preso bene la nomina di Tito Boeri all'Inps, spaventati da alcune sue vecchie proposte sulla previdenza e in particolare dallo spinosissimo tema del ricalcolo contributivo degli assegni in essere. La seconda linea d’azione sembra essere quella proposta da PD e Cisl, con una moratoria di sei mesi che farebbe slittare il decreto attuativo dell’innalzamento al 2019, per poi emanare un nuovo decreto entro il 31 dicembre e agire direttamente il prossimo anno. 
Linea condivisa anche da Damiano, che aggiunge come sia necessario anche garantire il pieno utilizzo delle risorse messe a disposizione per l’anticipo pensionistico. Attualmente, infatti, è in corso una modifica interpretativa che consentirebbe all’INPS di accogliere solo la metà delle domande presentate per l’Ape. Per la Cigl, invece, servirebbero modifiche strutturali al decreto, come evidenziato dal segretario Susanna Camusso. Landini, dalla segreteria del sindacato, afferma di essere pronto alla mobilitazione nel caso in cui le risposte dell’incontro di oggi siano insoddisfacenti. Poi il capitolo aspettativa dove l’adeguamento alle speranze di vita si applica anche all’Opzione Donna, forma di pensione anticipata su cui la Legge di Stabilità 2017 ha introdotto nuove forme di flessibilità, aprendo alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre dell’anno. Accedono all’Opzione Donna le lavoratrici che hanno almeno 35 anni di contributi. L’età anagrafica comprensiva di aspettativa di vita, è pari a 57 anni e sette mesi per le dipendenti e 58 anni e sette mesi per le autonome. 
Infine, ricordiamo che gli adeguamenti alle aspettative di vita non riguardano gli autonomi iscritti alla gestione separata e alle casse previdenziali dei professionisti.



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