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Teatro. 'Il Pipistrello' di J. Strauss Jr., chiude con successo la stagione della Fondazione Petruzzelli

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 26 DIC. - Appena si apre il sipario, ciò che allo spettatore si prospetta è una giraffa, un leone e uno struzzo impagliati, una lampada a grandezza naturale, nella serra dell'abitazione del ricco Eisenstein che si affaccia su piazza Unità d'Italia a Trieste. E' il primo atto dell'operetta 'Il Pipistrello' di Johann Strauss Jr. in scena con successo a Bari, per la conclusione della stagione lirica della Fondazione Petruzzelli, con l'orchestra diretta dal maestro Nir Kabaretti e la regia affidata a di Daniel Benoin. L'operetta, musicalmente tra le più belle di Strauss, viene rappresentata in una ripresa dell' allestimento della Fondazione Teatro lirico Verdi di Trieste. Gli intrecci amorosi e i tradimenti, si incatenano e si sciolgono sulle note di valzer e romanze molto conosciute anche dal grande pubblico, in una società triestina festaiola dove si incontravano persone provenienti da nazioni, culture e lingue differenti: dove i nobili parlano in tedesco e la servitù e i ceti meno abbienti in italiano. Nell’operetta in tre atti di Strauss jr “Il Pistrello” , L’animale notturno è solo un simbolo al centro del messaggio lanciato dal compositore: "sorvolare gli ostacoli quotidiani, brindare alle apparenze dell’alta società, perdonare bugie e tradimenti per giungere al lieto fine". 
Tutto ha origine da un’umiliazione inflitta dal nobile von Eisenstein al notaio Falke che da ubriaco è stato abbandonato in città travestito da pipistrello. Tra messe in scena scrupolose e supportate dal multimediale in alta definizione, nel primo atto il padrone di casa von Eisenstein, interpretato da Valdis Jansons, annuncia la condanna da scontare in prigione per otto giorni. L’operetta così entra nel vivo: prima la disperazione poi la tentazione di tradimento della moglie Rosalinde, Alexandra Steiner, che fa arrestare l’amante per evitare lo scandalo pubblico. “Felice è chi dimentica ciò che non può essere cambiato!”, cantano Rosalinde e l’amante Alfred, Thomas Kiechle. Il marito invece di andare in carcere la notte stessa decide di scappare e andare a una festa, a cui partecipa in incognito anche la cameriera Adele, Giulia Della Peruta. La trovata scenica di prosa in italiano e musica e canti in tedesco; trasportano con semplicità lo spettatore alla serata elegante organizzata da Orlofsky: “Le ore volano via, all'insegna del divertimento. Al ballo si presenta anche la cameriera e a sorpresa la moglie, con una maschera. Un mix esplosivo che alcool e convivio allontanano dalla scoperta della verità. Molto carino l’ultimo atto, ambientato nella cancelleria del direttore del carcere, dove si fa riferimento alla realtà locale, nel nostro caso alla nostra cara Bari. Antonio Stornaiolo che interpreta Frosch, guardiano delle celle, dalla sbronza facile, lontano dalla sua terra d’origine; racconta con amara nostalgia una serie di luoghi comuni a noi familiari: le nuove panchine di via Sparano, la ruota panoramica sul lungomare, i cinghiali che si aggirano liberi nel quartiere San Paolo. Un' appendice divertente completamente slacciata dal resto della storia. 
Infine si giunge alla tanto agognata verità, i sentimenti si accavallano: così il calice colmo è la soluzione per dimenticare il passato e bere mentre il coro canta.



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