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- La moda si salva con l'Asia

M. Costa. (foto)

di Massimo Costa

MILANO, 28 Gen. - La moda italiana dovra aspettare fino al 2014 per vedere una prima ripresa, stimata intorno al 4%, dopo un 2013 ancora immerso nella perdurante stagnazione dei consumi. Se il made in Italy ha resistito e resiste ai colpi della crisi, come abbiamo già detto, è solo grazie all'export e ciò vale per oggi e varrà anche per i prossimi anni. Dunque, per dirla con con Intesa Sanpaolo, che organizzò insieme a Pambianco un convegno a novembre , " a tutta forza verso l'estero". Tra i mercati esteri più interessanti dobbiamo evidenziare Cina e Giappone, che fanno segnare un + 11% rispetto all'anno precedente, ma anche gli Stati Uniti, dove le vendite sono aumentate addirittura del 18%, vanno tenuti in grande considerazione. Dunque per le aziende italiane andare all'estero è diventato un imperativo categorico, una necessità proporzionale alle grandi difficoltà del mercato domestico. Anche se , indubbiamente, per le piccole e micro imprese italiane la dimensione internazionale resta un obiettivo difficile. Più si è grandi, in effetti, più la quota di export cresce e più aumenta la redditività; meglio ancora se si riesce a distribuire i propri prodotti attraverso un retail diretto, come hanno fatto alcuni marchi oggi affermatisi in Cina e Giappone. In Borsa attualmente c'è lo stesso numero di società di 20 anni fa, anche se nel 2013 ci saranno alcune quotazioni interessanti nel comparto moda. Chiaramente ogni strategia per funzionare ha bisogno di essere supportata da iniezioni di capitale o da acquisizioni, come quella di Valentino Fashion Group da parte del fondo dell'emiro del Qatar, operazione che ha permesso al marchio di chiudere il 2012 con un notevole + 25% di fatturato.



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