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Pd verso Pdl. Renziani per 'direzione subito' e al voto

I rappresentanti del Pd e PdL. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 3 AGO. (AGI) - Si aspetta domani, pronti a tutto. Voto compreso. Se fino a ieri l'ipotesi di un ricorso alle urne in tempi brevi era sempre stata ufficialmente esorcizzata, oggi nel Partito democratico la parola 'elezioni' e' stata apertamente pronunciata e non piu' solo dai pasdaran. Toni e modi della manifestazione del Pdl in sostegno a Silvio Berlusconi saranno probabilmente decisivi per la sorte del governo e a largo del Nazareno si attende di vedere fino a che punto si spingeranno gli alleati della grande coalizione. I segnali di oggi non sono stati buoni, con quel richiamo di Sandro Bondi ai rischi di guerra civile, definito come quantomeno "strampalato", che non sono parsi forieri di un rasserenamento del clima. Non e' un caso che le dichiarazioni di big del Partito democratico siano state centellinate, salvo l'attacco durissimo di Stefano Fassina a Bondi per parole "al limite dell'eversivo" e il monito di Pier Luigi Bersani sulla compattezza del Pd. La linea del Pd e' che la palla e' nel campo del Pdl, ma che nessuno puo' pensare di abusare della pazienza dei democratici. "O il Pdl torna nell'alveo della normalita' democratica o i suoi ministri che hanno annunciato le loro dimissioni si dimettono. Il Pd non accetta ricatti", ha chiarito Fassina. "A quel punto pero' il Pdl dovrebbe spiegare agli italiani che antepone gli interessi personali del suo capo a quelli del paese", ha insistito il viceministro. Le ragioni dell'alleanza di governo dunque sono per il Pd ancora tutte piu' che mai valida, con la crisi che continua a mordere, ma non e' il partito democratico a frenare l'azione dell'esecutivo Letta. E il Pdl non pensi di puntare a lacerare il partito, ha avvertito oggi Bersani. "La destra si tolga dalla testa la pia illusione che davanti a una grande questione democratica possano esserci divisioni o tentennamenti nel Pd", ha detto, "il punto e' chiaro. Se il Pdl in un passaggio crucialissimo sceglie, come appare fin qui la strada dell'avventura, si carica di una enorme responsabilita' politica e storica davanti al Paese". L'ex segretario e' parso ancora una volta bloccare il fronte 'a sinistra' per non lasciare margine ai 'fighetti', come Letta ha bollato i dissidenti. E proprio il premier Bersani vorrebbe preservare anche, secondo qualcuno, per schierarlo alle primarie in opposizione a Matteo Renzi. Le incognite pero' sono tali e tante da impedire a oggi di scommettere su una candidatura di Letta, che certo pero' nessuno, compresi i fedelissimi del premier, esclude a prescindere. "Letta e' presidente del Consiglio e se salta il governo chi puo' impedirgli, se lo vorra' di candidarsi?", hanno sottolineato al Pd, "questo e' un dato di fatto e non un 'piano' di Bersani". E che il governo non cada a breve oggi nessuno si sente di escluderlo, anche se dall'ala piu' moderata continuano ad arrivare richiami al Pdl alla saggezza." Alcune reazioni di esponenti del centrodestra, come quelle di Bondi, che arriva in modo del tutto irresponsabile a parlare di guerra civile, sono purtroppo intollerabili e prendono la strada di quell'avventurismo che invece sarebbe stato opportuno bloccare", ha spiegato Francesco Boccia. Ma di voto anticipato ormai parla apertamente piu' d'uno. "Per quanto ci riguarda, nella massima solidarieta' a Letta, noi siamo pronti a tutto. Una legge elettorale si puo' approvare in tempi rapidi", ha sottolineato Gianni Cuperlo. "Il governo deve fare per il bene dell'Italia, se non ci sono le condizioni oggettive, per il bene dell'Italia e' meglio tornare alle urne", ha avvertito il renziano Andrea Marcucci. Dai parlamentari piu' vicini a Matteo Renzi oggi e' arrivata pressante la richiesta di convocare subito una direzione. Alla riunione, per discutere sulla carta di regole congressuali, stava gia' lavorando Gugliemo Epifani, in attesa di avere una risposta da Letta su una data possibile la prossima settimana. Ma con la situazione che rischia di precipitare non e' detto che l'appuntamento sia fissato. Eppure per i renziani proprio la possibile crisi rende urgente un confronto. "Occorre la convocazione della direzione subito, allargandola anche a tutti i parlamentari per dare spazio a tutte le sensibilita'. Dopo settimane di melina, dobbiamo accelerare per farci trovare pronti a tutto", hanno sottolineato Federico Gelli ed Ernesto Magorno. Certo se il governo dovesse saltare saranno inevitabili le ripercussioni sul cammino del congresso. Roberto Gualtieri ha consegnato a Epifani il documento con le norme messe a punto dopo i contatti con gli altri membri della commissione congressuale. Il percorso delineato, a quanto si e' appreso, e' a tappe: prima i congressi di circolo, due-tre settimane dopo l'assemblea di fine settembre, poi quelli provinciali probabilmente a inizio novembre, qualche settimana dopo i regionali e solo da ultimo le primarie per il segretario. Sempre che non precipiti tutto. In quel caso, ha sottolineato un membro della commissione, "si va direttamente alle primarie per il premier". Il resto si vedra'.





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