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Bari. Riti Pasquali e Processioni

Una immagine della processione. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 16 APR. - Da varie fonti iconografiche sui riti pasquali è possibile scorgere una interessante sequenza di immagini di processioni, in connubio con la narrazione di peculiari funzioni popolari che elicitanoo suggestioni e memorie incancellabili. Ricordiamo la processione di Noicattaro che evidenzia “La Naka”, il sarcofago di Cristo trascinato da 85 crociferi vestiti con abiti neri, cappuccio e corona di spine sul capo, piedi scalzi con catene, sulle spalle la croce, che con passo barcollante conferiscono oscillazioni allo stesso sarcofago, perciò definito “naka”, cioè culla. Invece, nel territorio foggiano tale processione avviene con la medesima modalità, con la variante che ne sono protagonisti cinque penitenti per cinque anni consecutivi, in ricordo delle cinque piaghe di Cristo. Una consuetudine attualmente scomparsa consisteva nell’esposizione, nella notte del Giovedì Santo, del sarcofago di Cristo morto, dopo essere stato portato in processione dalle ore 21. Un emozionante testo, di cui è autore Vito Maurogiovanni, che viene evocato e poi recitato in periodo della Pasqua, introduce, attraverso il doloroso dialogo fra Cristo in croce e la Madonna, la mistica atmosfera del Venerdì Santo e delle processioni dei “Misteri”. E’ opportuno menzionare, a tal riguardo, che a Bari, infatti, esistono due processioni dei Misteri, con statue custodite rispettivamente nella Chiesa della Vallisa e nella Chiesa di San Gregorio: in anni trascorsi le due processioni “uscivano” contemporaneamente, ma lo spirito profondamente concorrenziale suggerì di alternarle, in rapporto agli anni pari (processione della Vallisa) e agli anni dispari (processione di San Gregorio, attualmente custodita in Basilica, ad eccezione delle statue della Maddalena e del Calvario). Una nota di colore era costituita dalle denominazioni delle due processioni: “Chiangiaminue” era definita la processione della Vallisa, poiché sembrava promettere pioggia, “Vendeluse” era l’attributo per la processione di San Gregorio - Basilica, in quanto sembrava coniugata con il vento. Nell’anno in corso, anno dispari, il vento ha effettivamente accompagnato la processione dei Misteri. Non si possono, a tal proposito, obliare le bande che accompagnavano (e accompagnano) le processioni, e i loro direttori, fra cui Annoscia, soprannominato “u’ pup’ d’ zuccr’”, a causa delle minimali dimensioni corporee. Alcune autorevoli fonti ci mostrano le vivissime vicende e le suggestive ed originali processioni in vari territori pugliesi:dotata di un singolare fascino di raccoglimento è la processione degli “incappucciati” a Taranto, annunciata dal suono della “troccola”; la processione della Desolata a Gallipoli raccoglie una moltitudine di devoti; a San Marco in Lamis assume connotazioni scenografiche la processione delle “fracchie”, enormi torce infuocate trascinate da catene di ferro; a Ruvo di Puglia si svolge con grande partecipazione della popolazione, la processione degli otto Santi, statue custodite nella Chiesa del Carmine; mentre, a Valenzano viene realizzata la processione di 47 statue, simboleggianti i Misteri, appartenenti a privati, ad eccezione dell’Addolorata e di Gesù morto; menzioniamo la processione di Canosa di Puglia; le peculiari sonorità sono alcuni elementi che connotano la processione di Molfetta, accompagnata dalle marce funebri eseguite dalle bande; unico appare il rito della “quaremma” di Galatina, fantoccio raffigurante una vecchietta recante nelle mani, rispettivamente, una conocchia, e un’arancia con sette penne infilzate, sfilate progressivamente dall’inizio della Quaresima sino al giorno della Pasqua, quando la quaremma viene distrutta o incendiata. La ricchezza delle tradizioni locali coniugata in un vivace connubio di misticismo e biodiversità dei popoli hanno forgiato nei secoli la continuità fino ai nostri giorni di una necessità sempre più viva di una nuova ondata di spiritualità e di raccoglimento di energia per un innovativo percorso di meditazione del sacro.





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