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Bari. Rigenerazione urbana e messa in sicurezza del territorio per sostenere la ripresa del settore delle costruzioni in Puglia

Una immagine della conferenza. (foto com.) ndr.

di Redazione

BARi, 19 GIU. - Se ne è discusso oggi a Bari nel convegno nazionale promosso da ANCE Bari e BAT e Scuola di Ingegneria e Architettura (SI&A) Bari, 19 giugno 2015 – Luci e ombre tratteggiano il settore delle costruzioni in Puglia. Si intravedono primi segnali di ripresa, dopo sette anni di crisi che hanno portato alla fuoriuscita dal mercato del lavoro di oltre 50.000 persone con un calo, rispetto ai livelli occupazionali del 2008, superiore al 40%. In particolare nel 2014 si è registrato in Puglia, rispetto all’anno precedente, un incremento delle compravendite del 4,6% e delle erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie del 15,9%, performance migliori rispetto a quelle segnate mediamente in Italia (rispettivamente +3,6% e +13,7%) (fonte ANCE). Per consolidare questi primi segnali positivi e dare avvio alla ripresa del settore delle costruzioni ANCE Bari e BAT e Scuola di Ingegneria e Architettura (SI&A) di Bari, promotori del convegno nazionale ‘Strategie e tecniche per il rilancio e il sostegno delle costruzioni nel Mezzogiorno. Rigenerazione urbana e rischio strutturale’ tenutosi oggi a Bari, hanno avviato un confronto con architetti, ingegneri, tecnici, economisti, giuristi e rappresentanti delle istituzioni sulle più efficaci politiche di rigenerazione urbana e territoriale e sulla valutazione del rischio strutturale. Il presidente dell’ANCE Paolo Buzzetti, intervenuto in videoconferenza, ha sottolineato che «gli spiragli di una ripresa ci sono, ma bisogna fare di tutto, e in fretta, perché si consolidino mettendo in cantiere le opere utili al Paese, a partire dalla messa in sicurezza del territorio e dalla rigenerazione di città e periferie, e sostenendo la ripartenza del mercato della casa, con un segnale netto sul piano fiscale che restituisca fiducia a imprese e cittadini». «In questi giorni assistiamo ad alcuni timidi segnali di ripresa del mercato immobiliare residenziale– ha commentato Domenico De Bartolomeo, presidente del Comitato ANCE per i problemi del Mezzogiorno e delle isole e di ANCE Bari e BAT -. Questo non ci deve però far dimenticare che è necessario, da un lato, intraprendere un cammino teso alla semplificazione delle procedure burocratiche in materia di edilizia e , dall’altro, individuare nuovi percorsi programmatici in grado di favorire la ripresa del settore. Fatti salvi i diritti acquisiti dagli imprenditori edili attraverso i vari strumenti urbanistici, già definitivi o in fase di adozione-approvazione, la rigenerazione urbana può costituire una valida opportunità per la categoria da non perdere. In tal senso l’obiettivo da perseguire è il riuso e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, avendo una particolare attenzione alla mitigazione del rischio strutturale degli edifici esistenti anche attraverso i dettami dell’edilizia sostenibile». La valutazione della vulnerabilità degli edifici esistenti, infatti, è un problema di particolare rilevanza per il territorio pugliese, dove gran parte del patrimonio costruito in particolare negli anni ’60 -‘70 – il 90% circa - non risponde agli attuali standard moderni di sicurezza. E’ indispensabile, quindi, individuare attraverso puntuali censimenti gli edifici più a rischio per pianificare interventi utili al ripristino della sicurezza. A maggior ragione considerando che il 41% della superficie della Puglia è a elevato rischio sismico interessando 68 comuni, mentre il 7,1% della superficie della regione è a elevata criticità idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) riguardando 200 comuni. «Se è vero che non è possibile prevedere quando, dove e con quale intensità possano verificarsi alcuni eventi, come ad esempio i terremoti, frane e alluvioni – ha spiegato Amedeo Vitone, presidente della Scuola di Ingegneria e Architettura e professore del Politecnico di Bari - non è così difficile evitarne o limitarne gli effetti. Infatti sarebbero stati sufficienti pochi giorni di indagini per evitare gravissime perdite, come quelle causate dai crolli dell’edificio di Viale Giotto a Foggia, della scuola di San Giuliano di Puglia e da tanti altri tragici eventi che hanno colpito particolarmente il nostro Mezzogiorno. Ma possiamo citare anche casi virtuosi, come ad esempio Marina di Lesina, la sede della Prefettura di Bari e quella della Provincia BAT di Andria nei quali la ‘scoperta’ preventiva del rischio strutturale ha concorso a costituire una forte motivazione per interventi di rigenerazione che mirano al miglioramento della qualità dell’ambiente nel quale viviamo». Secondo il presidente ANCI Puglia Lugi Perrone «Dobbiamo fare in modo che le significative risorse dei fondi strutturali che arriveranno in Puglia, siano spese bene e nei tempi adeguati. La riqualificazione urbana, la sicurezza del territorio e gli altri comparti strategici possono e devono coniugare ripresa economica, efficienza, vivibilità e sostenibilità. E’ fondamentale attivare ogni possibile sinergia per essere pronti di fronte agli impegni di questo decisivo traguardo, l’obiettivo è strategico e richiede sostegno di tutti: imprese, tecnici, università, legislatori e sindaci, che io qui rappresento. A loro, tra le difficoltà di bilancio, spetta il difficile compito di tradurre le esigenze in fatti concreti. Speriamo che la bozza del Decreto “Enti locali”, mantenga le “promesse” sul cofinanziamento dei fondi UE.  Allentare i vincoli del patto di stabilità interno consente a Comuni, Province e Città metropolitane maggiori margini negli investimenti. Si parla di rideterminare gli obiettivi del patto dei Comuni per gli anni 2015-2018, per concedere un maggiore contributo di 100 milioni di euro all'anno, in termini di spazi finanziari, per interventi su tutela e sicurezza territorio e sicurezza edifici scolastici. La battaglia dell’Anci per la nettizzazione dei cofinanziamenti, ha condotto alla previsione di una dotazione aggiuntiva di 700 milioni per “l’esclusione dai vincoli finanziari regionali dei fondi strutturali comunitari”.  E non solo, parliamo anche di escludere dal Patto 2015 i cofinanziamenti a carico dei Comuni sede di Città Metropolitane per gli interventi sostenuti da fondi UE per le programmazioni 2007-13 e 2014-20 e per le opere prioritarie del Programma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. E’ molto importante perciò su questo versante, fare passi in avanti concreti e farli subito. Noi come associazioni di categoria, non ci tiriamo indietro sapendo che tutto ciò e' fondamentale per le nostre città e i nostri cittadini e sapendo che il Sud non ha da invidiare nulla a nessuno in termini di professionisti e imprese capaci di creare sviluppo e futuro».





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