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Foggia. Manifesti ferragostani indigesti

Manifesti politici "indigesti" (foto N. Baratta) ndr.
di Nico Baratta

FOGGIA, 14 AGO. - Sono iniziate le danze dei manifesti. Foggia ancora una volta è vittima di quel, a mio parere, malcostume di far politica a suon di affissioni. Se l'anno scorso e per anni precedenti tutti noi foggiani abbiam dovuto sorbirci i manifesti del centrodestra, da quest'anno e gli anni a venire dovremmo sopportare quelli del centrosinistra. 
Cambia il governo cittadino ma le usanze rimangono, sempre le stesse e con identiche problematiche, irrisolte e dolenti per i cittadini. Cambiano anche i colori di quei fastidiosi manifesti, prima bianchi con sfondo blu, ora bianchi con sfondo rosso. Tutta carta risparmiabile, che imbratta e solletica le dita di molti foggiani a strapparla, purtroppo lasciandola per terra incivilmente. 
Nel frattempo i soldi di chi ancora crede in una tessera di partito vengono spesi per affissioni, mentre le sedi di circoli o sezioni non si aprono. Un tempo quelle sedi erano scuole politiche, agorà maieutiche; oggi, una o due al massimo aperte, sono solo ricettacoli per annoiati seduti a un tavolo con carte da gioco alla mano. 
Sarò retrò, ma per me la politica va fatta tra e con la gente, innanzitutto ascoltandola  e parlandoci. Comunicare politicamente a suon di comizi, dove il cittadino può controbattere e suggerire, ha sempre sortito buon risultati ed era indice palpabile e istantaneo di gradimento, positivo o negativo. La comunicazione è importante, ma se non c'è feedback non serve a nulla. E un manifesto è come un muro tra chi propone o fa sproloqui e chi dovrebbe giudicare, scegliere, gradire, proporre e partecipare attivamente.
Passeggiando molta gente legge quei manifesti e come l'anno scorso li condanna in nome di un fare politica come scatole cinesi, dove all'interno vi sono matrioske, sempre le stesse e messe dalla stessa mano. 
Un manifesto non risolverà i problemi di una città, allorquando il suo contenuto è riassunto in quella ripetitiva e ormai insignificante frase finale: "dimissioni". 
Mai una volta una proposta, anche last minute ma fattiva e risolutrice ai tanti agognati problemi dei cittadini. Solo lamenti, offese, sproloqui ed ebeti pensieri di una politica distorta da gente che non versa sudore. 
Un manifesto non risolverà i problemi di una città, se dietro ci sono sempre le stesse persone, quelle che da trent'anni hanno decretato la morte di una Foggia che splendeva e lavorava. La cartina tornasole sono i consigli comunali, i vari cda, le segreterie politiche, che si sono succedute e che continuano senza pudore a convivere con il circondario, come parassiti sui cittadini.
Un “manifesto ferragostano” è inopportuno al clima festivo di una città che vivrà ore spensierate. Lo erano anche quelli precedenti di avverse fazioni politiche, che hanno allontanato l’elettorato.
E se il "galluccio ferragostano" sarà indigesto per qualcuno, non incolpate me o il pennuto o chi l'ha cucinato, leggete meno manifesti politici e i succhi gastrici ringrazieranno.

#puntidisvista  #perunaFoggiamigliore




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