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Estero. Dall'euroscetticismo alla xenofobia. Breve storia di Alternative Für Deutschland

Leader di Alternative Für Deutschland. (foto Agi) ndr.

di Redazione

BERLINO (GER), 25 SETT. (AGI) - Era nato come partito antieuro. L'emergenza rifugiati ha però indicato una strada più sicura per guadagnare consensi Alcuni dei suoi esponenti non nascondono le simpatie per il passato nazista. Eppure di "socialista" Alternative Für Deutschland non ha nulla. A differenza di altri partiti di destra euroscettica europei, dal Front National alla Lega Nord, i nazionalisti tedeschi - incoronati terzo partito dalle elezioni politiche in Germania - non sembrano avere molto a cuore le fasce più deboli della popolazione. Anzi, hanno un programma economico ultraliberista che, al massimo, può ricordare il vecchio Fn filoreaganiano, quello di Jean-Marie Le Pen. E, pur dicendosi contrari ai matrimoni gay, sono guidati da una lesbica con due figli, Alice Weidel. Apparenti contraddizioni che derivano dalla peculiare storia di un partito passato in pochi anni da grige teorie economiche antieuro alla xenofobia più manifesta. 

- Un successo a spese di Angela Merkel 

"Alternativa per la Germania" è nato a febbraio 2013 per mano di Bernd Lucke, professore di macroeconomia dell'università di Amburgo. Nello stesso anno si è presentato alle elezioni e ha ottenuto solo il 4,7%. Difficile sfondare scagliandosi contro la moneta unica, che tanti benefici ha dato all'economia tedesca. Il successo è arrivato dopo, con una vera e propria mutazione che ha consentito ad Afd di intercettare i timori suscitati in molti cittadini dall'emergenza rifugiati. Gli attentati jihadisti che hanno colpito la Germania hanno fatto il resto. Tutti consensi guadagnati a spese della Cdu, il partito conservatore della cancelliera Angela Merkel, la quale, dopo il 13,1% incassato da Afd alle ultime elezioni politiche, ha ammesso che la sfida è la riconquista di questi voti persi. Artefice della mutazione è stata Frauke Petry, definita "Adolfina" dai suoi avversari, che, sulla scia della crisi migratoria esplosa nel 2015 ed entrata prepotentemente nel dibattito politico, ha spostato l'asse del partito su posizioni di estrema destra, concedendosi flirt con il movimento islamofobo Pegida e puntando il dito contro le politiche di accoglienza di Angela Merkel. Una svolta che porterà all'allontanamento di Lucke e a un successo dopo l'altro alle elezioni regionali. Sotto la leadership di Petry, Afd entra in 10 parlamenti regionali su 16. Come avviene spesso, il boom improvviso causa divisioni in seno al partito. La lotta tra correnti costringe Petry a farsi da parte. Al timone arriva Weidel, affiancata dal settantaseienne Alexander Gauland. 

- "Germany First", frontiere chiuse e presidenzialismo

Il programma di AfD ruota attorno all'idea della riconquista della sovranità perduta. Alcune proposte mirano anche modificare l'assetto istituzionale, con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e l'introduzione di Referendum propositivi come in Svizzera. L'AfD vuole la Germania fuori dall'euro, perché "non può pagare i debiti di altri paesi". Sul fronte interno (sicurezza) e della politica estera lo slogan è 'trumpista': "Germany first". Porte chiuse per i migranti: l'AfD si batte per la difesa dei confini e per la restrizione al diritto d'asilo, ed è contraria ai ricongiungimenti familiari e alla doppia cittadinanza.



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