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Estero. Cosa sappiamo sui fondi off shore usati anche dalla regina d'Inghilterra

La Regina Elisabetta II. (foto Agi) ndr.
Nuova puntata dell'inchiesta Paradise Papers che riguarda operazioni finanziarie spregiudicate attribuite anche a figure dell’amministrazione di Trump, a personaggi come Bono e Madonna 

di Redazione

LONDRA, 6 NOV. (AGI) - Dopo lo scandalo dei 'Panama Papers', che vide il 3 aprile 2015 diffusi 11,5 milioni di documenti sui conti in paradisi fiscali off-shore di tanti "happy few", ora è la volta dei 'Paradise Papers': 13,4 milioni di file su soldi portati all'estero, che scrive la BBC, vedono coinvolti anche la regina, Elisabetta II. In particolare dai 'Paradise Papers' emerge che 10 milioni di sterline dei fondi privati di Sua Mestà sono stati investiti in un fondo off-shore, alle isole Cayman, sinonimo di paradiso fiscale che garantisce l'anonimato oltre all'assenza di tasse, e alle Bermuda dal Ducato di Lancaster, insieme al Ducato di Cornovaglia dell'erede al trono, una delle maggiori prorietà immobiliari e terriere d'Inghilterra. Ducato di Lancaster che gestisce in totale 500 milioni di sterline. La BBC sottolinea come non ci sia nulla di illegale nell'investimento e che non sia stato trovato alcun elemento che lasci intendere che Elisabetta II non paghi le tasse. Restano però le legittime domande sul perché la sovrana dovrebbe investire in paradisi fiscali off-shore. Il Ducato di Lancaster ha sostenuto di non essere coinvolto nelle decisioni su come vengono investiti i soldi della regina. Decisione prese dai fondi di investimento ai quali l'argent della sovrana sono conferiti. Ma non c'è alcuna prova che Sua Maestà abbia conoscenza di specifici investimenti fatti a suo nome. Un lungo elenco di nomi importanti Elisabetta II; il ministro del Commercio Usa, Wilbur Ross, amico del presidente Donald Trump; la regina di Giordania, Rania; un amico intimo e tesoriere del premier canadese Justin Trudeau. Poi star della musica come Bono Vox e Madonna. L'ex direttore della Cia, il generale Wesley Clark. Il finanziere di origini ungheresi, George Soros, colui che nel 1992 fece saltare la lira e la sterlina fuori dallo Sme. Il co-fondatore di Microsoft, Paul Allen, amico di Bill Gates. Questi solo alcuni dei nomi più noti che secondo i 13,4 milioni di documenti dei 'Paradise Papers' hanno investito in paradisi fiscali off-shore, le isole Cayman e le Bermuda, parte dei loro fondi. Il materiale proviene dallo studio legale delle Bermuda Appleby, così come quello dei Panama Papers, veniva dallo studio legale Mossack-Fonseca. Ottenuto per primo dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, i 13,4 milioni di file sono stati condivisi con il consorzio dei giornalisti investigativi (Icj) che lo ha assegnato alla Bbc al Guardian, al New York Times e Le Monde, solo per citare le testate più note, e L'Espresso e Report in Italia. In totale per analizzare la mole di documenti sono stati impiegati 380 giornalisti in 67 Paesi e 96 testate di tutto il mondo.



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