Caltagirone. I Pm chiedono la confisca del MUOS e la condanna per 7 persone
Le antenne del sistema MUOS. (foto L.Manna) ndr. |
di Luciano Manna
Il 23 febbraio a giudizio con rito abbreviato per quattro imputati
CALTAGIRONE, 16 FEB. – Il prossimo 23 febbraio
presso il Tribunale di Caltagirone si svolgerà l'udienza del processo penale
riguardante la costruzione del sistema di telecomunicazione satellitare degli
Stati Uniti denominato MUOS (Mobile User Objective System). L'udienza darà la sentenza per quattro dei sette imputati che hanno scelto il rito abbreviato. A giudizio andranno l'ex dirigente dell'assessorato regionale Territorio e Ambiente, Giovanni Arnone, che autorizzò nel 2011 la realizzazione del MUOS; il presidente della società che vinse l'appalto per realizzare l'opera e i due titolari delle imprese impiegate per i lavori in subappalto. Il rito ordinario proseguirà nei confronti degli altri tre imputati che nella costruzione del MUOS hanno operato nelle aziende che hanno effettuato i lavori, compreso il direttore dei lavori.
Secondo l'accusa sostenuta dal
procuratore capo Giuseppe Verzera l'impianto MUOS è stato realizzato "in
zona di inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario e senza
la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da
essa". Pertanto la richiesta della Procura è di un anno di reclusione,
l'ammenda di 20 mila euro per ciascuno degli imputati e la confisca dell'intera
struttura radar. Le parti civili si associano alle richieste della Procura ma
ognuna farà richieste di risarcimento in base al danno ricevuto dalle parti
costituite. Tra queste quella più alta è stata chiesta dai legali del comune di Niscemi
che per l'ente chiede un risarcimento di 100 milioni di euro.
Per gli avvocati del Comitato
No Muos, Paola Ottaviano e Nello Papandrea, che nel corso degli anni hanno
seguito in prima persona la vicenda MUOS, anche se i procedimenti
amministrativi e penali sono alquanto complessi è evidente che il MUOS è
un'opera abusiva eretta in violazione dei regolamenti della Riserva Naturale
Orientata Sughereta di Niscemi istituita nel 1997 e riperimetrata dalla
Conferenza dei Servizi nel 2009 sancendo, quindi, che l'area dove attualmente
sorge il MUOS è assolutamente non edificabile in quanto sia nella zona A che
nella zona B della riserva sono concesse solo delle piccole opere legate alla
valorizzazione agricola.
L'avvocatessa Paola Ottaviano,
che nel procedimento penale in corso segue il Comitato No Muos, anch'esso
costituito parte civile, ci ricorda che "nel marzo del 2013 si era creato un clima di fiducia tra la popolazione
a seguito della prima revoca al MUOS dell'autorizzazione da parte della Regione
Siciliana. Successivamente, a febbraio 2015, giovò al morale della gente anche
la sentenza storica del TAR che - ci racconta Paola Ottaviano - fu una sentenza molto forte dal punto di
vista giuridico perché aveva codificato quelle revoche non come revoche ma come
un vero e proprio annullamento sancendo l'inesistenza dal mondo giuridico di quei
provvedimenti autorizzatori facendo comprendere come fossero illegittimi sotto
tutti i punti di vista: per la carenza degli studi e per la carenza istruttoria
nel procedimento autorizzativo".
Tutto ciò aveva dato molta speranza alla
popolazione ma solo dopo qualche mese arriva la decisione della Regione
Siciliana. A luglio 2013 il governo Crocetta annulla la revoca delle
autorizzazioni. "Nonostante il
Tribunale del riesame e la Cassazione - prosegue l'avvocatessa Ottaviano - abbiano disposto il dissequestro la stessa Cassazione
in questa ordinanza sostiene una cosa molto importante. Si pronuncia sulla
parte cautelare, il dissequestro, ma lascia aperto il discorso del merito
relativo alla edificazione del MUOS nella zona A della riserva che ha un
vincolo di inedificabilità assoluta; e questo punto non è stato affrontato nei
procedimenti amministrativi perché hanno rimandato la decisione al procedimento
penale".
"Per quanto riguarda la complessa questione amministrativa - ci
racconta un altro avvocato del Comitato No Muos, Nello Papandrea - tutti i processi principali sono conclusi. Rispetto
all'iter principale che riguardava le autorizzazioni del Muos, che erano state
accolte in primo grado e respinte con sentenza di secondo grado da parte del
Consiglio di Giustizia Amministrativa, sono pendenti due ricorsi: uno in Cassazione
che riguarda motivi di giurisdizione promosso dal comune di Niscemi ed al quale
noi siamo intervenuti "ad adiuvandum", mentre il secondo procedimento
per revocazione fatto da noi insieme a Legambiente, proposto davanti al
Consiglio di Giustizia Amministrativa per il quale siamo in attesa per la
fissazione dell'udienza. La revocazione è un sistema di impugnazione
particolare che si può fare solo per dei motivi specifici. In questo caso da
parte nostra lamentavamo l'erronea ricostruzione dei fatti che erano alla base
della sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa. Il procedimento
principale per abuso edilizio, prosegue da una indagine che aveva avviato dal
dott. Giordano e portata avanti dal Procuratore di Caltagirone Verzera. Questo
ha portato sostanzialmente ad un capo di imputazione a vari soggetti tra amministrazione
regionale e società private che hanno eseguito i lavori. Il procedimento avviato
nei loro confronti si giustifica con il fatto che l'area nella quale sorge il MUOS
è area protetta perché vincolata, secondo il regolamento della riserva naturale,
da una non edificabilità assoluta anche se poi la Regione ha tranquillamente
autorizzato senza dare peso al valore della riserva. Per questo tipo di opera
non sussiste una deroga. Deroghe che potrebbero essere valutate solo in casi
estremi come confitti bellici, infatti il Decreto legislativo 66 del 2010 dice
che vanno rispettate le normative ambientali e quindi in una area dove insiste
una riserva la prima norma da rispettare è il regolamento della riserva".
Ma perché nonostante leggi e
regole è potuto accadere ciò? "Non
c'è stata una pronuncia - prosegue l'avvocato Papandrea - da parte del Giudice amministrativo nel
primo procedimento del 2011 del comune di Niscemi che impugnò le autorizzazioni
ma dove nei motivi non si comprendeva la violazione del regolamento della riserva
e nello specifico il punto riguardante l'inedificabilità nell'area. Questo
vizio venne sollevato nel 2013 con ricorso autonomo di Legambiente con la
propria costituzione, solo che secondo il Consiglio di Giustizia Amministrativa,
questa costituzione fu tardiva e quindi ritenne di non entrare nel merito della
valutazione di questo vizio riguardante l'inedificabilità dell'area perché
proposta tardivamente e quindi oltre il termine dei 60 giorni dalla conoscenza
del vizio. Questo è il motivo per cui rimane in piedi anche questo procedimento
penale rispetto al quale il giudicato amministrativo non ha nessuna
pregiudizialità in quanto di questa cosa proprio nel merito non se ne è mai
occupata".
Insieme al Comitato No Muos
sono costituiti parte civile le associazioni Rita Atria, Arci, Legambiente, No
Muos Sicilia, Codacons, WWF, Anpi Sicilia, il cittadino
Giuseppe Maglia da molti anni è in prima linea contro l'installazione del
sistema radar del MUOS ed il Comune di Niscemi.
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