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Bari. Arresti per sfruttamento e caporalato [VIDEO]

Operazione 'Macchia nera' della Gdf. (foto Gdf) ndr.
Stroncata un’associazione a delinquere nel settore agricolo 


di Nicola Losapio

BARI, 24 LUG. - Una mirata e complessa indagine dei Finanzieri della Tenenza di Mola di Bari contro lo sfruttamento e il caporalato, ha portato all’arresto per intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, estorsione in danno dei lavoratori, truffa ai danni dell’INPS ed autoriciclaggio: una Caporale di Mola di Bari, un amministratore, un addetto alla contabilità di un’azienda agricola di import/export di Bisceglie e l’obbligo di dimora per altre 4 persone. L’intera operazione denominata “Macchia Nera” era stata avviata nel Giugno del 2016 dagli uomini delle Fiamme Gialle di Mola di Bari e supportati dalla Procura della Repubblica di Bari, coordinata dal Sostituto Procuratore Ettore Cardinali. Durante i due anni di indagini, gli inquirenti hanno acclarato la condotta criminosa dell’organizzazione che operava nel territorio di Mola di Bari, Noicattaro, Conversano e Rutigliano per il reclutamento di braccianti agricoli che venivano poi impiegati nelle campagne di Andria, Barletta, Trani e Trinitapoli. I lavori svolti dai braccianti, consistevano principalmente nella raccolta di uva nei tendoni. L’azienda biscegliese conta di oltre 1000 dipendenti impiegati durante l’anno ed è emerso che la donna molese arrestata era colei che fungeva da caporale che coordinava altri caporali con l’incarico di accompagnare i braccianti nelle campagne con metodi minacciosi e ricatti di licenziamento e quindi costretti a turni massacranti di 10-13 ore continuative anche di notte e per 28-30 giorni consecutivi. I provvedimenti giudiziari hanno permesso un sequestro preventivo per un’evidente sproporzione dei beni costituiti da immobili, terreni, auto di grossa cilindrata, conti correnti bancari e postali per un importo complessivo di oltre 1 milione di euro e che gli indagati non sono stati in grado di giustificarne la provenienza lecita. Il G.I.P. ha invocato la nuova misura introdotta dalla legge 199/2016 che ha apportato importanti modifiche all’art. 603/bis del Codice penale sul caporalato ed in linea con i principi della stessa, ha autorizzato il controllo giudiziario dell’azienda introducendo un amministratore giudiziario che ha potuto affiancare l’imprenditore per porre fine alla condotta illecita senza però compromettere l’occupazione e il valore della stessa.





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