Bilancio in positivo per il 44º Festival della Valle d’Itria
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(foto F.Sansoni) |
di Daniele Lo Cascio
MARTINA
FRANCA (TA) Si è conclusa sabato
scorso con il Rinaldo di Händel la 44a edizione del Festival della
Valle d’Itria, edizione che ha segnato un punto di svolta nella storia di
questo Festival avendo registrato numeri mai visti prima. Questa edizione del
festival ha coniugato successo di critica e di pubblico, il primo dovuto alla
sempre alta qualità artistica delle opere rappresentate, confutato dalla
presenza di ben 66 testate nazionali ed estere accreditate con critici musicali
che sono arrivati a Martina Franca dal Giappone, dagli Stati Uniti, dalla
Russia e dalla Cina, oltre che dai principali paesi europei (Germania, Austria,
Gran Bretagna, Francia, Slovacchia, Svizzera), segno del crescente interesse internazionale
verso il festival; il secondo dovuto sia al crescente interessse del pubblico
ma anche all’utilizzo di nuovi spazi
come l’Atrio dell’Ateneo Bruni, con un conseguente +23% di incasso per gli
spettacoli a pagamento fra i quali Giulietta
e Romeo, Rinaldo e Figaro su, Figaro giù, trend riportato
anche per Il trionfo dell’onore,
titolo della sempre più apprezzata iniziativa dell’Opera in masseria. «Anche
quest’anno – ha commentato il Presidente Franco Punzi – registro con grande
soddisfazione l’ottimo funzionamento della macchina organizzativa e artistica.
Va a tutti coloro che hanno collaborato col Festival il mio più sentito
ringraziamento: in primo luogo al pubblico che ha accolto con entusiasmo la
nostra proposta, quindi ringrazio gli artisti, chi lavora con noi da tanto
tempo e chi ha iniziato quest’anno; un ringraziamento anche agli operatori
della comunicazione che ci hanno sostenuto». Alberto Triola, direttore
artistico, ha invece così riassunto il 44° Festival della Valle d’Itria: «Questa
edizione viene archiviata dopo tre settimane di spettacoli e concerti sempre
affollati, accolti con grande calore e un lusinghiero apprezzamento generale, e
con punte di autentico entusiasmo. Un’edizione destinata a segnare una pagina
importante nella storia del Festival a partire da un aumento delle presenze
davvero significativo e segnata da una visibilità mediatica senza precedenti. È
stato l’anno dell’apertura al grande pubblico, anche grazie all’ibridazione di
generi, linguaggi e registri. La coproduzione con la Notte della Taranta per la
rivisitazione del Barbiere di Siviglia con Elio; la compresenza del
registro comico con quello serio nel sorprendente Rinaldo “napoletano”
diretto da Fabio Luisi, in prima assoluta in tempi moderni; l’entusiasmo che ha
accolto la riscoperta di un’opera ingiustamente trascurata come Giulietta e
Romeo di Vaccaj, che ha registrato un’affluenza di pubblico mai registrata
al Festival; l’alternarsi di musica di epoche e stili lontanissimi, dal
Seicento al contemporaneo, con prime assolute di rilievo come quella dei Tre
pezzi sacri di Giampaolo Testoni. Tutto ciò – conclude Triola – racconta un
Festival che pur non rinunciando mai alla propria vocazione di ricerca
culturale rigorosa e raffinata, sta dando segnali inequivocabili di apertura e
di dialogo, rispondendo con sempre maggiore decisione alle sfide di un mondo
che cambia rapidamente e incessantemente, e che ha sempre più bisogno di un
teatro di alto profilo, in grado di coniugare tensione etica e dirompente forza
comunicativa». Di questo successo a Triola deve andare senza dubbio il merito, grazie
alla sua direzione artistica capace e lungimirante il Festival si è allineato ai
maggiori festival europei ed il territorio ha goduto dei vantaggi indotti dal suo
prosperare. Un festival che è portatore innanzitutto di prestigio e cultura,
poi di rilancio dell’economia.
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