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Teatro. Al Duse, ARTEMISIA GENTILESCHI "Ritratto a due anime"

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 23 FEB. - Artemisia Gentileschi prima di essere una quotata pittrice del seicento è per sé stessa e soprattutto per gli altri una donna da giudicare . 

Quindi dimostrare di essere molto più in gamba di un uomo per essere apprezzata, ma purtroppo nonostante ciò sarebbe rimasta sempre una donna e quindi prima di tutto oggetto di desiderio e per questo vittima di un efferato stupro. In quanto donna ad Artemisia viene richiesto prima di tutto di badare al marito ai figli e alla casa e dopo se di tempo ne restava di dipingere. La storia della Gentileschi viene raccontata sul palcoscenico del Teatro Duse, nella piece ARTEMISIA GENTILESCHI RITRATTO A DUE ANIME, regia di Lino De Venuto, scritto ed interpretato da Monica Angiuli. La performance racconta appunto di Artemisia Gentileschi, la più grande pittrice del 1600. Figlia di Orazio Gentileschi, pittore toscano trasferitosi con la famiglia a Roma. Artemisia mostra sin da bambina, grandi attitudini per l’arte e soprattutto grandi qualità artistiche molto affini a quelle dello stesso Caravaggio, amico di suo padre. È la figlia primogenita e una volta rimasta orfana di madre, supporta suo padre nell'educazione dei fratelli più piccoli.

Orazio, conscio del suo talento le insegna tutte le tecniche e i segreti della materia fino a quando un giorno, Agostino Tassi suo amico fidato, pittore paesaggista ed esperto in trompe-oeile, detto lo smargiasso, si offrirà di impartirle lezioni di prospettiva architettonica e paesaggistica. Purtroppo in seguito si scoprirà che quest' uomo si era avvicinato a lei solo per subdoli intenti. Tassi stupra Artemisia e per quasi un anno la soggioga, promettendole il matrimonio riparatore, per questo suo padre denuncerà lo stupro solo un anno dopo. Artemisia è una donna e giudicata anche di facili costumi, il giudice la fa sottoposta a numerose visite ginecologiche da parte di ostetriche dell'epoca che ne attestano la perduta illibatezza ormai da molto tempo. Il tribunale pertanto riserva all'uomo che le ha esercitato violenza un trattamento di favore fino al punto da non permettere a quest'ultimo di scontare la pena. È da qui che Monica Angiuli con la sua drammaturgia da inizio alla storia di Artemisia Gentileschi che diventerà icona del femminismo nel nostro secolo. Si tratta di un monologo dai tratti originali, che non vede sulla scena solo l'interprete di Artemisia, Monica Angiuli ma la regia si avvale dell'ausilio di mezzi multimediali che permettono la proiezione sulle pareti del teatro delle opere più importanti di Artemisia Gentileschi. 

Sempre attraverso l'ausilio di filmati preassemblati, si riescono a ricostruire alcuni momenti del processo in cui viene data voce ad alcuni dei protagonisti ed in particolar modo a Tassi e a Tuzia, inquilina dei Gentileschi ingaggiata da Orazio per vigilare su Artemisia, Il tutto reso in modo avvincente dal montaggio audio- video di Gino Portoghese. I video e le voci registrate si sono avvalse del talentuoso ausilio di Leo Lestingi, Lino De Venuto, Anna Maria Damato, Aldo Fornarelli e dei personaggi video: Cristina Angiuli e Michele Santomassimo. Monica Angiuli autrice del testo e brillante interprete sulla scena è anche lei una pittrice e pertanto il sottotitolo "Ritratto a due anime" indica un incontro fra Artemisia e l’attrice che interpreta il suo personaggio: le loro anime s’incontrano, si toccano ma non si vedono. Artemisia racconta la sua storia e l’attrice, attraverso la sua identità di donna e anche di pittrice, ne fa rivivere gli aspetti più umani, che in alcuni punti si allontanano dalla verità storica e si avvicinano sempre più alla rivisitazione, all'intuito e alla sensibilità interpretativa di Monica Angiuli.



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