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Bari. Operazione della Polizia di Stato e dei Carabinieri nel quartiere San Pio di Bari. Arrestati affiliati del clan “Strisciuglio” ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio aggravato, tentato sequestro di persona e porto illegale di armi.

Operazione P.S. e CC. Al quartiere San Pio a Bari. (foto P.S.) ndr.

di Redazione

BARI, 18 SETT. (COMUNICATO STAMPA) - Alle prime luci dell’alba, agenti della Squadra Mobile della Questura e militari del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, a carico di 8 soggetti, ritenuti responsabili dei reati di tentato sequestro di persona, lesioni personali aggravate, tentato omicidio aggravato, detenzione e porto illegali di armi da fuoco, ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’Autorità Giudiziaria. Per tutti i reati descritti è stata altresì contestata l’aggravante mafiosa. Le indagini, coordinate da questa Direzione Distrettuale Antimafia, hanno avuto inizio a seguito di due episodi delittuosi avvenuti, in rapida successione, la sera del 26 giugno 2019. Nell’occasione, alcuni degli odierni arrestati, dopo essersi recati in zona Palese, presso l’abitazione di un pregiudicato, divenuto poi collaboratore di Giustizia, alla presenza della compagna e del figlio della stessa, lo trascinavano all’esterno della residenza, percuotendolo, tentando poi di sequestrarlo. Il proposito criminoso non era portato a termine, grazie all’intervento dei familiari in difesa della vittima, che scatenava, però, la violenta reazione dei malviventi che non esitavano a colpire con un violento pugno al volto il bambino, di soli sei anni, nonché, con un calcio, la donna, all’ottavo mese di gravidanza. A distanza di poco più di un’ora, un commando armato si muoveva dal quartiere San Pio, come ritorsione, subito dopo aver ricevuto dai parenti della vittima, una telefonata di rimostranze, percepita come un affronto. I malviventi si armavano, effettuando una vera e propria “stesa” nei confronti del loro obiettivo; venivano esplosi, utilizzando armi lunghe e corte, 23 colpi d’arma da fuoco, ad altezza d’uomo, all’indirizzo dell’abitazione ove si presumeva che il bersaglio avesse trovato rifugio. La sparatoria non determinava conseguenze ulteriori solo grazie alla prontezza degli occupanti dell’abitazione che si stendevano a terra. L’attività investigativa immediatamente svolta ha consentito di accertare che l’agguato era scattato per punire l’uomo, reo di aver spacciato sostanza stupefacente nel quartiere Palese, senza la preventiva autorizzazione dei responsabili dell’articolazione del clan “Strisciuglio”, operante sul quartiere operante sul quartiere di Enziteto-Catino San Pio e facente capo a Faccilongo Saverio, attualmente detenuto in regime di 41 bis.   Molteplici i riscontri operati a conferma delle dichiarazioni rese dalla vittima e da numerosi collaboratori di Giustizia, ascoltati in relazione all’episodio dagli agenti della Squadra Mobile e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, su delega di questo Ufficio. Le dichiarazioni delle numerose persone escusse e le predette propalazioni permettevano di corroborare una serie di elementi a carico degli odierni indagati che ne sancivano compiti, ruoli e responsabilità. I militari dell’Arma avevano, peraltro, già rinvenuto le armi utilizzate per l’agguato, sequestrando, in data 30.9.2019, tra l’altro, un fucile d’assalto tipo “Kalashnikov” e una pistola, sottoposti ad accertamento balistico da parte del Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica di Bari. Inoltre, dall’attività investigativa emergevano le pesanti pressioni e le minacce di morte esercitate dal gruppo, nei confronti dei familiari della vittima, per indurre l’aspirante collaboratore di giustizia a non rendere dichiarazioni all’Autorità Giudiziaria e a cessare la collaborazione. Tanto per rimarcare la forza intimidatrice propria del vincolo associativo, finalizzata all’affermazione, mediante violenza, della posizione di preminenza di un gruppo organizzato. La finalità agevolativa del sodalizio mafioso denominato clan Strisciuglio contestata risulta a maggior ragione ipotizzabile a seguito degli esiti delle indagini confluite nell'ordinanza cautelare dell'operazione “Vortice-Maestrale”, eseguita, nell’aprile scorso, da Polizia e Carabinieri nei confronti di 99 soggetti, più volte citata nel provvedimento eseguito in data odierna, in cui alcuni degli indagati si sono visti contestare l’art.416 bis c.p. e, in forza della quale, si trovano, ad oggi, reclusi. I gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati hanno determinato l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.



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