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Bari. Eseguita dai Carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone indagate per associazione per delinquere finalizzata al furto, alla ricettazione e al riciclaggio di autovetture [CRONACA DEI CC. ALL'INTERNO]

9 Ordinanze di custodia cautelare dei CC. a Bari. (foto cc.) ndr.

di Redazione

BARI, 30 GEN. (COMUNICATO STAMPA) - Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati dai militari dei Comandi Provinciali di Brindisi e Foggia, nonché dalle unità cinofile del Nucleo di Modugno, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di 9 soggetti indagati, rispettivamente, per “associazione per delinquere”, “rapina”, “furto aggravato”, “ricettazione”, “danneggiamento” e “riciclaggio” di autovetture e di pezzi di ricambio. L’operazione di oggi costituisce il compendio di un’attività d’indagine avviata nel giugno 2020 e proseguita fino al gennaio 2021, le cui risultanze hanno portato all’odierno provvedimento che colpisce gli indagati per oltre 30 episodi di furto perpetrati nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, dal febbraio 2020 al gennaio 2021. 

In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), l’associazione criminale costituita da 8 dei 9 indagati, sarebbe stata organizzata dal monopolitano R.C. (24 anni) e dal fasanese A.A. (42 anni), i quali, avvalendosi della collaborazione dei compartecipi nonché di altre figure esterne (tra cui un venditore foggiano di arnesi da scasso e dispositivi elettronici all’avanguardia), avrebbero messo a segno 37 furti di auto, seminando il terrore nei residenti dell’agro barese, brindisino e tarantino. La compagine sceglieva accuratamente gli obiettivi e, di volta in volta, assemblava rapidamente delle squadre di attacco pronte a rubare in pochi minuti i mezzi, utilizzando strumentazione attraverso la quale bypassavano i sistemi di sicurezza della auto nonché “jammer” idonei a schermare il segnale dei GPS installati. Subito dopo le autovetture venivano nascoste in località rurali, ove procedevano alle operazioni di “taglio” dei pezzi di ricambio da rivendere sul mercato illecito. Le articolate indagini, condotte dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Bari Centro, si sono sviluppate principalmente attraverso intercettazioni telefoniche, monitoraggio dei tracciati GPS dei mezzi asportati e analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici, privati e installati dalla P.G. In particolare, dalle conversazioni telefoniche tra i soggetti coinvolti, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire l’organizzazione del sodalizio, composta anche da 2 donne, che: 

- adottava un linguaggio criptico – convenzionale nella pianificazione ed esecuzione dei furti. Tale modalità di comunicazione, evidentemente elusiva di eventuali intercettazioni, è stata però decrittata dagli investigatori grazie ai diversi riscontri eseguiti, redigendo una legenda della terminologia convenzionale utilizzata, di cui si riportano le espressioni più frequenti: o la ricerca di correi per organizzare un furto si traduceva in inviti ad “andare a mangiare”, accettati in base alla disponibilità di attrezzatura da scasso; o il dispositivo elettronico necessario ad avviare forzatamente le vetture veniva denominato “il coso”, “le chiavi” oppure “quello piccolo”; o l’auto di staffetta messa a disposizione per raggiungere l’obiettivo e scortare il veicolo rubato nel luogo di occultamento invece veniva denominata “la ragazza”; 

- divideva i profitti illeciti e investiva risorse nell’attività criminosa, procurandosi da esperti del settore, sempre pronti anche a dare consigli d’uso, arnesi da scasso e dispositivi elettronici in base alla tipologia di vetture scelte quali obiettivo; 

- stoccava, confezionava e distribuiva i pezzi di ricambio avvalendosi di un corriere professionista e connivente; 

- garantiva la mutua assistenza ai consociati tratti in arresto ed alle loro famiglie. In particolare, a riprova del forte vincolo associativo criminale, i consociati avevano quale punto di riferimento, per le strategie difensive, sempre il medesimo avvocato, a cui i capi dell’associazione si riferivano per l’assistenza legale in favore dei sodali. Non sono mancati episodi singolari quali, ad esempio, 2 vicende dell’agosto 2020 in cui gli indagati, opportunamente interessati, hanno deciso di restituire i mezzi appena asportati: 

- nel primo, una donna, appena derubata a Pezze di Greco (BR) della propria autovettura, dopo aver correttamente denunciato il furto presso la Stazione Carabinieri di Fasano, decise invece di rivolgersi ad un intermediario per tornarne in possesso. Le attività di intercettazione hanno permesso di ricostruire le interlocuzioni tra quest’ultimo, noto pregiudicato del brindisino, e uno dei sodali, ritenuto il referente di zona per i furti di auto e che si prodigava per far rinvenire, come poi accaduto 3 giorni dopo, il mezzo riportante comunque evidenti danneggiamenti. Infatti, dalle telefonate, l’indagato riferiva all’interlocutore di aver ordinato all’autore del furto di “buttare” il mezzo, ossia lasciarlo in un posto utile al suo rinvenimento, informandone nel contempo un parente della vittima e senza pretendere nulla in cambio; - nel secondo, invece, a seguito della denuncia di furto di una autovettura sporta presso la Stazione Carabinieri di Pezze di Greco (BR), si registrarono diverse comunicazioni tra indagati dimostranti dapprima le fasi dell’occultamento del mezzo e poi, nella medesima giornata, il suo abbandono in località del comune di Locorotondo (BA) ove verrà poi rinvenuto dai locali Carabinieri. Dalle telefonate emerge come il gesto sia stato motivato dall’avvenuta percezione dell’identità della vittima del furto, vicina agli ambienti criminali e da “non toccare”, per cui uno dei referenti dell’associazione si preoccupa di avere l’aiuto del sopra citato “intermediario” per sistemare le cose ed evitare ritorsioni per l’autore del reato. L’attività di riscontro sviluppata dai Carabinieri ha consentito, inoltre, di: 

- rinvenire in tutto 20 veicoli rubati, restituiti ai legittimi proprietari, oltre 300 parti di veicoli nonché 8 motori di auto e numerosi arnesi da scasso; - trarre in arresto in flagranza di reato 2 soggetti e deferirne in stato di libertà altri 10. Il provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Bari prevede che dei 9 indagati, alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine, 5 siano ristretti in carcere e 4 agli arresti domiciliari. È importante sottolineare come il procedimento si trovi nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. 

Molfetta (Ba). 4 arresti. Tentato omicidio e spaccio sostanze stupefacenti 

I Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Molfetta hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo, nel quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di quattro soggetti molfettesi. Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i reati contestati ai quattro riguarderebbero un’attività di spaccio posta in essere sul territorio di quel comune e, per uno di loro, anche il coinvolgimento in un tentato omicidio avvenuto sempre a Molfetta nell’anno 2020. I fatti risalgono a due periodi distinti. Il primo, il 23 febbraio 2020, quando uno degli odierni arrestati avrebbe partecipato in modo attivo ad una sparatoria avvenuta in pieno centro a Molfetta, fatti per i quali, già nel luglio 2020, furono tratti in arresto altri due soggetti del luogo. In quella circostanza si fronteggiarono due uomini che, nonostante i colpi d’arma da fuoco esplosi, non riportarono ferite. Per lo spaccio di sostanze stupefacenti, invece, i fatti contestati risalgono al periodo che va dall’aprile al giugno 2021, quando i destinatari dell’odierno provvedimento, tre uomini di età compresa tra i 24 e i 57 anni, ed una 58enne, avrebbero posto in essere un’importante attività di spaccio, realizzata in modo costante e per un lungo periodo di tempo e con oltre 600 cessioni contestate, La ricostruzione dei fatti e l’identificazione dei soggetti e dei loro ruoli, da parte dei militari della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Molfetta, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, ha portato all’esecuzione della misura cautelare nei confronti degli indagati che, dopo le formalità di rito, sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Trani a disposizione dell’A.G.. È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. 

Capurso (BA). Carabinieri – indagini su un’agenzia automobilistica: falsificava atti pubblici per velocizzare e definire positivamente le pratiche 

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per i reati di “falsità in atti pubblici e/o privati”, “accesso abusivo a sistemi informatici”, “contraffazione di sigilli di Stato”, “furto in abitazione” e “truffa”. Le condotte illecite contestate, emerse nel settembre 2020 a margine di diversa attività investigativa e accertate con tempestivi riscontri fino al maggio 2021, hanno principalmente ad oggetto l’attività imprenditoriale di un’agenzia di pratiche auto di Capurso (BA) i cui gestori, fratello e sorella, grazie alla parentela con un Carabiniere in servizio presso una Stazione Carabinieri, avevano incrementato il proprio volume d’affari garantendo alla clientela un servizio semplice e veloce di perfezionamento delle pratiche. In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), gli indagati, al fine di concludere positivamente e/o velocizzare il perfezionamento delle richieste all'ACI/PRA, avrebbero falsificato, utilizzando anche un sigillo di Stato contraffatto, denunce di smarrimento e/o furto di veicoli e targhe, anche accedendo abusivamente alla Banca Dati in uso alle FF.PP., in favore di clienti a volte ignari dell’illiceità di tali condotte e altre, invece, ben consapevoli della scorciatoia intrapresa, se non addirittura complici in vere e proprie truffe assicurative. L’agenzia beneficiava dell’indispensabile apporto del marito Carabiniere della co-gestrice, il quale si prestava a interrogare i database in uso alle FF.PP. per poi sottoscrivere le false denunce che, però, non venivano effettivamente inserite nei sistemi informatici di riferimento. Il GIP, accogliendo pienamente la tesi accusatoria e decretando di fatto la chiusura dell’attività imprenditoriale, ha disposto la misura interdittiva del divieto per 12 mesi di esercitare l'attività professionale di consulente automobilistico e l'impresa di pratiche auto per il co-titolare dell’agenzia, mentre ha deciso la misura più afflittiva degli arresti domiciliari nei confronti sia della sorella e socia in affari sia del cognato Carabiniere. La coppia avrebbe sfruttato il bagaglio esperienziale maturato nella falsificazione di atti anche per contraffare: 

- certificati medici in favore del militare, il quale riusciva così ad assentarsi indebitamente dal lavoro; 

- attestazioni di negatività al Covid 19 a beneficio di propri conoscenti; 

- una lettera d'ufficio per trasmettere un’istanza, falsamente motivata, di annullamento di una contravvenzione al C.d.S. emessa da un Comando di Polizia Locale nei confronti di un commilitone, destinatario per tale motivo della misura cautelare interdittiva della sospensione per 12 mesi dall'esercizio del pubblico ufficio per aver concorso nella predetta falsità in atti. Nell’ambito dell’attività investigativa, condotta principalmente attraverso intercettazioni, acquisizioni di testimonianze e documenti, i Carabinieri hanno anche accertato un ulteriore episodio illecito a carico di un altro militare che avrebbe falsificato il contenuto di un’annotazione di P.G. relativa all’esecuzione di un ordine di cattura. Nei suoi confronti il GIP ha disposto la sospensione per 12 mesi dall'esercizio del pubblico ufficio. Si evidenzia come i Carabinieri indagati, per cui sono contestualmente scattate analoghe misure cautelari disciplinari (sospensione obbligatoria dal servizio), erano stati già da tempo rimossi dai propri incarichi e allontanati dalla propria sede di servizio. Infine, è importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.



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