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Cronaca. Mafia in Capitanata: Il Ministro Minniti presiede summit in Prefettura a Foggia [VIDEO]

durante la conferenza stampa in Prefettura a Foggia (foto N. Baratta) ndr.
di Nico Baratta

FOGGIA, 12 AGO. - Un quadruplo omicidio, due pregiudicati e due innocenti, pare sia stato quel grimaldello che ha aperto gli occhi allo Stato Italiano per combattere meglio la mafia di Capitanata. E si, perché qui non si parla più di criminalità organizzata per voce del Ministro dell’Interno Marco Minniti, bensì di criminalità organizzata di stampo mafioso. Finalmente, seppur non formalmente con atti processuali alla mano, si è presa consapevolezza che nella provincia di Foggia, capoluogo in primis, c’è la mafia. Quella cosiddetta la “quarta mafia”, dopo Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra.  Con ciò si spera che vengano applicate tutte le restrizioni del caso, come il 41bis, il blocco dei beni patrimoniali dei boss e delle loro famiglie, di chi è affiliato ai clan locali, e tutto ciò che le leggi antimafia prevedono. 
Quattro persone ammazzate, come detto, due pregiudicati, Mario Luciano Romito, 50enne di Manfredonia, boss dell’omonima famiglia contrapposta alla storica dei Libergolis da sempre in cima a quella garganica, meglio conosciuta come il “clan dei montanari”, e quella di suo cognato, 44enne, Matteo De Palma. Con loro anche due innocenti, li per caso mentre stavano lavorando nei loro campi, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, agricoltori incensurati di 47 e 43 anni, freddati probabilmente per aver assistito all’uccisione del boss Romito. Un agguato premeditato, svolto con tutti i crismi mafiosi, avvenuto lungo la S.P.272, nei pressi della stazione di San Marco in Lamis direzione Apricena, in provincia di Foggia. E dal quadro investigativo delle ultime ore emergono altri indizi, forse prove, che a quell’agguato probabilmente avrebbe assistito un altro testimone. Una carneficina che ha un movente, quella del business della droga, di vecchie faide e lontane parentele, oggi riemerse dopo la recente scarcerazione di Romito avvenuta una settimana fa. Per la cronaca i fatti sono stati sostanzialmente che i due allevatori erano li impegnati nella raccolta di verdure nei loro terreni, mentre i veri bersagli sono stati raggiunti da una raffica di colpi d’arma da fuoco, sparati da un fucile d’assalto Kalashnikov AK-47 e uno da caccia calibro 12, mentre erano a bordo di due autovetture. Il tutto è avvenuto a bordo di maggiolone Volkswagen di colore nero, mentre i due sfortunati fratelli agricoltori erano a bordo del loro Fiorino Pick-Up di colore bianco. Una mattanza, quella che lascia il segno e che insanguina una terra di per se aspra e difficile da coltivare, in tutti i sensi.
Alla luce di quest’ultimo cruento atto, e dopo innumerevoli gridi lanciati dalle Istituzioni, dalla società civile e religiosa, da gruppi di cittadini che vogliono legalità e sicurezza, finalmente lo Stato prende consapevolezza della gravità della situazione che da mesi e anche da anni attanaglia la provincia di Foggia, meglio conosciuta come Capitanata. A Foggia, il 10 agosto 2017, nel pomeriggio Il Ministro dell’Interno Marco Minniti ha partecipato a una riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Un vero summit contro la mafia locale, dove al tavolo c’erano tutte le massime cariche istituzionali e militari del caso. «La risposta dello Stato rispetto alla morte di due innocenti sarà durissima», ha esordito il Ministro dell’Interno Minniti, che terrà incontri bimestrali in Prefettura a Foggia. Un appuntamento che Foggia e tutta la sua provincia seguirà con molto interesse, per le azioni intraprese ma soprattutto per i risultati. Questi ultimi saranno, si spera, il risultato delle decisioni intraprese nel summit: 
- Operativi dal 16 agosto 2017 (fino a quando si renderà necessaria la loro presenza nel territorio) 192 unità dei reparti prevenzione e anticrimine della Polizia di Stato, delle compagnie di intervento dei Carabinieri, dei Baschi Verdi della Guardia della Finanza, in aggiunta ai già operativi reparti del ROS e dello SCO. 
- Apertura nel più breve tempo possibile a San Severo della sede del “Gruppo repressione crimini”, come richiesto in precedenza dal sindaco Miglio.
- Protocollo d’intesa con tutti i Sindaci della Capitanata, con misure atte a contrastare la criminalità.
- Ulteriori 24 unità dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori di Calabria”, un’unità prettamente utilizzata per reprimere e stanare in modo «aggressivo», come detto dallo stesso Ministro Minniti, mafiosi e criminali di spessore. A tal fine si precisa –nota redazionale da info personali ottenuti dall’autore dell’articolo dall’Associazione Antiracket Capitano Ultimo Onlus- che nel territorio sopradetto purtroppo sarebbero presenti latitanti super ricercati e di origine calabrese. Ecco il perché dei “Cacciatori di Calabria” voluti da Minniti che ha info in merito (già con delega ai Servizi segreti con il Governo Letta).
- Utilizzo di sofisticate apparecchiature per il controllo del territorio, in primis potenziamento videosorveglianza, sistema satellitare e utilizzo di droni.
- Inoltre, saranno presenti in Puglia ai già operativi, e nello specifico in provincia di Foggia, reparti speciali delle Forze di polizia,  investigatori dello SCO, del ROS e dello SCICO.


Un bel pacchetto che farebbe invidia a tutti. Ma quello che fa pensare è perché certe decisioni, determinati summit, vengono fatti l’indomani di stragi per un certo verso prevedibili dove a perdere la vita vi sono anche innocenti. Un dato che deve far riflettere tutti, un fatto delittuoso che purtroppo si ripete ogni circa, o poco più, dieci giorni. L’ultimo omicidio di stampo mafioso è avvenuto il 27 luglio 2017, dove un ristoratore di Vieste, Omar Trotta, 31 anni, affiliato e già pregiudicato, è stato freddato a colpi di pistola mentre si trovava nel suo locale e sotto gli occhi dei suoi cari. Comunque nel corso del summit il Ministro Marco Minniti ha chiesto a gran voce la collaborazione di tutti i Sindaci, in particolar modo quelli dei comuni dell’area garganica, attraverso una partecipazione attiva. La stessa che Franco Roberti, Procuratore nazionale Antimafia, ha chiesto da tempo, anche non sospetti, affermando sempre (ma ascoltato poco) che quella del foggiano non è mafia di serie B. 
Chiosando, si spera, ripetendolo, ora che il Ministro Minniti afferma che in provincia di Foggia  vi sono atti criminosi di stampo mafioso vuol dire che lo Stato dovrebbe riconoscere che qui c'è la mafia, perciò applicando tutte le leggi e le restrizioni del caso.



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