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ARTESERSE DI J.A.HASSE HA INAUGURATO SABATO SCORSO LA 38^ EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA VALLE D'ITRIA

Vendola: "E' un festival che profuma di cosmopolitismo" 


di Daniele Lo Cascio
BARI - Grande afflusso di pubblico per la prima dell'Artaserse di J.A.Hasse che sabato scorso ha inaugurato la 38^ edizione del festival della Valle d'Itria a Martina Franca. Erano presenti il sottosegretario Mantovano, l'assessore regionale Silvia Godelli e il Presidente della Regione Niki Vendola quest'ultimo entusiasta del lavoro portato avanti dalle maestranze in 38 anni di attività artistica. "E' un festival che profuma di cosmopolitismo – ha detto Vendola – nel plaudire il Presidente Franco Punzi e il direttore artistico Alberto Triola per il lavoro svolto e il respiro dato al Festival che ricordiamo promuove il recupero filologico di opere scarsamente o mai rappresentate in epoca moderna e valorizza giovani talenti provenienti dai quattro continenti. La versione rappresentata sabato è quella su libretto di Piero Metastasio nell'edizione del 1730. La vicenda è collocata storicamente nella metà del V sec. a.C. a Susa, capitale dell'Impero Persiano ed è basata sul personaggio di Artaserse I, detto il Longimano (perchè sembra avesse la mano destra più lunga di quella sinistra) al centro di un complotto politico che voleva destituire per sempre la sua dinastia. Artabano, Prefetto delle guardie, uccide il Re Serse ma per raggiugere in modo pieno il suo obiettivo deve destituire anche il suo successore, Artaserse. Pur provandoci non ci riuscirà perchè fermato da Arbace, suo figlio e amico del giovane re Artaserse. Ecco che il tradimento alla fine cede il posto alla fedeltà, alla fratellanza, valori così forti che esistono e sopravvivono in ogni epoca. Per questo la regia di Gabriele Lavia è squisitamente di taglio moderno, al teatro non interessa il personaggio storico in se, ma le vicende da questi vissute che costituiscono qualcosa di più profondo che si ripete continuamente nel tempo. L'amore, il tradimento, la vendetta, l'amicizia, la fedeltà sono valori che ritroviamo sempre, ecco che allora i personaggi parlano per archetipi, rappresentano dei miti che mascherati si ripresentano in diversi modi. Le scene di Alessandro Camera sono semplici e maestose allo stesso tempo, blocchi dorati semoventi a rappresentare gli appartamenti reali del palazzo del re di Persia, i costumi maschili divise militari in stile Reza Palevi perchè "il passato è anteriore", dice Lavia, ci sta innanzi lo vediamo. Nel complesso lo spettacolo è estremamente piacevole all'ascolto lungo tutte le tre ore della sua durata. Sei in tutto i personaggi attorno ai quali l'opera ruota e scritta a misura della vocalità dei cantanti del tempo: Franco Fagioli nel ruolo di Arbace (che fu di Farinelli) efficacissimo e particolarmente acclamato dal pubblico nell'aria "Parto, qual pastorello" ci è parso mostrare un avocalità più scura rispetto alle precedenti edizioni, straordinaria poi Sonia Prina nella parte di Artabano, impeccabile nel fraseggio e nella modulazione dell'estensione vocale, Anicio Zorzi Giustiniani (Arteserse) così limpido e accorato specie nell'aria "Rendimi il caro amico, parte dell'alma mia". E sulla stessa linea di qualità Maria Grazia Schiavo (Mandane), Rosa Bove (Semira), Antonio Giovannini (Megabise). Ognuno ha presentato all'interno dell'opera il suo personaggio come un piccolo cameo. Corrado Rovaris ha diretto con linearità e pacatezza l'Ensamble Barocco dell'Orchestra Internazionale d'Italia lasciando emergere tutte le fioriture di cui è ricca la partitura. Repliche oggi mercoledì 18 e venerdì 27. Da non perdere.




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