Zaira: conflitti religiosi e gelosie sempre attuali
di Daniele Lo Cascio
TARANTO - Andrà in scena “Zaira” di Vincenzo Bellini domenica prossima sul palcoscenico del Festival della Valle d’Itria nell’atrio del Palazzo Ducale di Martina Franca. L’opera in due atti fu scritta da Bellini in un solo mese per l’inaugurazione solenne del nuovo Teatro Ducale di Parma nel maggio del 1829 per volere della duchessa Maria Luigia. Il libretto è dell’allora giovane Felice Romani ed è basato su , Zaïre nota tragedia di Voltaire. La storia, ambientata a Gerusalemme nel XV secolo circa, si può dire sia attualissima perché riguarda il conflitto amore-dovere tra una cristiana e un musulmano ed è affine a quella del Maometto II. Nonostante il fatto che l’opera venne compiuta in meno di un mese, Bellini restò soddisfatto del lavoro dichiarando, all’indomani della prova generale, che «anche la Zaira sarà fortunata al pari delle altre mie opere». I cantanti furono molto applauditi, ma l’opera non fu accolta da uguale favore dal pubblico di Parma, all’epoca innamorato di Rossini. Fu così che, con l’eccezione di una ripresa al Teatro della Pergola di Firenze (1836), Zaira non venne più rappresentata fino al 1976, e questa di Martina Franca sarà la terza ripresa italiana in epoca moderna basata su una revisione ragionata, a cura di Paolo Loparco, della copia manoscritta di proprietà del Teatro Massimo Bellini di Catania confrontata con l’autografo. Uno dei motivi d’interesse di questa riproposta belliniana, come delle altre due opere che l’hanno preceduta, è anche quella di ricollegare musica variamente nota da altre opere al contesto drammaturgico-musicale per la quale fu originariamente concepita, operazione che può rivelare nuove possibili chiavi di lettura per l’interprete e l’ascoltatore (come nel caso eclatante della sinfonia dell’Aureliano, trasferita tout court al Barbiere di Siviglia). Bellini riutilizzò infatti una parte consistente della musica di Zaira, variamente e talora profondamente rielaborata, ne I Capuleti e i Montecchi. Alcuni brani poi confluirono in Beatrice di Tenda e nei Puritani. A dispetto della sua vicenda poco fortunata, Zaira è un'opera ricca di stupende melodie. I tipici arabeschi del fraseggio belliniano si intonano all'ambientazione, culminando nell'assolo di corno inglese con cui inizia la scena finale notturna. La proposta belcantista di quest’anno chiude idealmente un ciclo dedicato ai grandi operisti dell’Ottocento italiano, capisaldi del Belcanto. Dopo il Donizetti del Gianni di Parigi e l’Aureliano in Palmira di Gioachino Rossini, ecco Bellini dotato di una prodigiosa vena melodica e capace di concepire melodie di rara e limpida bellezza. Maestro concertatore e direttore d’orchestra sarà il giovane Giacomo Sagripanti, la regia di Rosetta Cucchi, le scene di Tiziano Santi e i costumi Claudia Pernigotti. A dirigere il Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza Corrado Casati. Seconda e ultima replica martedì 31 luglio.
TARANTO - Andrà in scena “Zaira” di Vincenzo Bellini domenica prossima sul palcoscenico del Festival della Valle d’Itria nell’atrio del Palazzo Ducale di Martina Franca. L’opera in due atti fu scritta da Bellini in un solo mese per l’inaugurazione solenne del nuovo Teatro Ducale di Parma nel maggio del 1829 per volere della duchessa Maria Luigia. Il libretto è dell’allora giovane Felice Romani ed è basato su , Zaïre nota tragedia di Voltaire. La storia, ambientata a Gerusalemme nel XV secolo circa, si può dire sia attualissima perché riguarda il conflitto amore-dovere tra una cristiana e un musulmano ed è affine a quella del Maometto II. Nonostante il fatto che l’opera venne compiuta in meno di un mese, Bellini restò soddisfatto del lavoro dichiarando, all’indomani della prova generale, che «anche la Zaira sarà fortunata al pari delle altre mie opere». I cantanti furono molto applauditi, ma l’opera non fu accolta da uguale favore dal pubblico di Parma, all’epoca innamorato di Rossini. Fu così che, con l’eccezione di una ripresa al Teatro della Pergola di Firenze (1836), Zaira non venne più rappresentata fino al 1976, e questa di Martina Franca sarà la terza ripresa italiana in epoca moderna basata su una revisione ragionata, a cura di Paolo Loparco, della copia manoscritta di proprietà del Teatro Massimo Bellini di Catania confrontata con l’autografo. Uno dei motivi d’interesse di questa riproposta belliniana, come delle altre due opere che l’hanno preceduta, è anche quella di ricollegare musica variamente nota da altre opere al contesto drammaturgico-musicale per la quale fu originariamente concepita, operazione che può rivelare nuove possibili chiavi di lettura per l’interprete e l’ascoltatore (come nel caso eclatante della sinfonia dell’Aureliano, trasferita tout court al Barbiere di Siviglia). Bellini riutilizzò infatti una parte consistente della musica di Zaira, variamente e talora profondamente rielaborata, ne I Capuleti e i Montecchi. Alcuni brani poi confluirono in Beatrice di Tenda e nei Puritani. A dispetto della sua vicenda poco fortunata, Zaira è un'opera ricca di stupende melodie. I tipici arabeschi del fraseggio belliniano si intonano all'ambientazione, culminando nell'assolo di corno inglese con cui inizia la scena finale notturna. La proposta belcantista di quest’anno chiude idealmente un ciclo dedicato ai grandi operisti dell’Ottocento italiano, capisaldi del Belcanto. Dopo il Donizetti del Gianni di Parigi e l’Aureliano in Palmira di Gioachino Rossini, ecco Bellini dotato di una prodigiosa vena melodica e capace di concepire melodie di rara e limpida bellezza. Maestro concertatore e direttore d’orchestra sarà il giovane Giacomo Sagripanti, la regia di Rosetta Cucchi, le scene di Tiziano Santi e i costumi Claudia Pernigotti. A dirigere il Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza Corrado Casati. Seconda e ultima replica martedì 31 luglio.
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