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Libano/ Papa oggi accolto a Beirut mentre alta tensione M.O.

Anche Hezbollah dà benvenuto a Benedetto XVI 


di Redazione
BEIRUT (TMNews) - I cartelloni con le foto di Papa Benedetto XVI si alternano, nella strada che da Beirut conduce al vicino quartiere islamico di Dahye el Jamoubieh, ad immagini dell'ayatollah Khomeini e di altri leader sciiti del passato e del presente. Il municipio, poco distante da una chiesa maronita e da numerose moschee dalla cupola verde, è bardato con bande che riproducono i colori bianco-giallo del Vaticano e quella libanese. Sventola qualche bandierina papale, nell'area confinante con la capitale controllata da Hezbollah, il "partito di Dio", e ancora pendono sulle strade i festoni per la recente fine del ramadam. Un cartellone taglia il cielo di un'arteria trafficata e punteggiata di negozietti di moda pret-à-porter con la pubblicità del pellegrinaggio alla Mecca. Un altro manifesto ritrae l'uno accanto all'altro il leader degli Hezbollah Hasan Nasrallah e Bashar al-Assad, il presidente siriano alle prese con una vera e propria guerra civile. I leader di Hezbollah, che negli ultimi tempi preferiscono non concedere interviste per evitare cacofonie, hanno però assicurato che anche per loro il Papa è benvenuto in Libano. Per strada Marwa e Enaya, due ventenni col velo nero, spiegano ai cronisti, accompagnati passo passo da un cordiale volontario del partito sciita, che non seguono le notizie in tv ma hanno sentito dal fratello che il Papa verrà in Libano e ne sono contente. Per l'occasione, poi, sabato è festa nazionale, motivo in più per rallegrarsi. Mentre le piazze del mondo arabo - dalla Libia all'Egitto allo Yemen - si infiammano per la protesta innescata da un film prodotto negli Usa che sbeffeggia la figura sacra del profeta Maometto, in Libano, e in particolare a Beiruit, la situazione è calma. La Santa Sede è ben consapevole che la situazione è spinosa, tanto da intervenire ieri per la seconda volta in 48 ore, ma non per il timore di un contagio di questa protesta. La preoccupazione vaticana riguarda, piuttosto, il più generale rischio di un'involuzione della "primavera araba" a scapito delle minoranze cristiane del Medio Oriente. Ma nessuno, all'interno del complesso mosaico etnico e religioso libanese, ha interesse a creare incidenti durante la visita del Papa. Nè Hezbollah, già preoccupato per le sorti della Siria di Assad, tanto meno i musulmani sunniti, idealmente legati a movimenti come la Fratellanza musulmana ora al potere in Egitto, nè ovviamente le numerose comunità cristiane. Quanto al film su Maometto, dopo una nota diffusa mercoledì che criticava le violenza ma stigmatizzava con forza l'uso strumentale dei simboli religiosi, ieri il Vaticano è tornato con una seconda, più dura nota per affermare che "il gravissimo attentato organizzato contro la rappresentanza diplomatica statunitense in Libia, con l'uccisione dello stesso Ambasciatore e di altri funzionari, merita la più ferma condanna da parte della Santa Sede. Nulla può infatti giustificare l'attività delle organizzazioni terroristiche e la violenza omicida". Una posizione non distante dall'episcopato statunitense, che per bocca del cardinale di New York Timothy Dolan ha criticato con forza l'uso della violenza in nome di Dio. Il patriarcato di Gerusalemme, da parte sua, ha criticato la "provocazione insensata" e le "rappresaglie scandalose".



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