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Addio Vittorio bomber fantastico

Si è spento a settantaquattro anni Vittorio Nocera il maggior realizzatore rossonero di tutti i tempi
 

di Mario Schena

FOGGIA - Se n’è andato Cosimo Vittorio Nocera. Il più grande dei centravanti che ha vestito la casacca rossonera del Foggia. Nocera era nato a Secondigliano il 16 agosto del 1938. E’ arrivato al Foggia nel 1959 con i suoi 182 centimetri di statura e la forza poderosa racchiusa nei 72 chilogrammi di peso con la casacca rossonera ha disputato ben dieci campionati collezionando 60 presenze con 30 reti in Serie C, 118 partite e 53 gol in Serie B e 79 gare in Serie A con 18 marcature nonché 19 reti segnate in Coppa Italia per un totale di 120 gol che ne fanno il maggior cannoniere di sempre della società dauna. Ha vinto la classifica dei cannonieri di serie B nella stagione 1962-1963 con 24 reti sulle 56 in totale segnate dal Foggia e si è piazzato terzo l'anno seguente con 14 gol che hanno contribuito alla promozione della squadra nella massima categoria. Nel suo palmares anche una presenza in azzurro nell’amichevole di Firenze contro il Galles del 1° maggio del 1965, partita vinta dall’Italia per quattro ad uno con rete anche del bomber foggiano al novantesimo. C'è chi lo ricorderà per i suoi gol, chi per il suo poderoso tiro (la celeberrima "Fajola"), chi per la sua grande semplicità. Non aveva un tocco sopraffino, ma era un bomber di incredibile potenza, a nostro modesto parere secondo se non alla pari, al mitico Gigi Riva. E’ stato il centravanti dello storico Foggia di Oronzo Pugliese e due sono stati i gol che lo hanno proiettato nella leggenda. Quelli segnati il 31 gennaio 1965, giorno in cui i rossoneri ospitarono allo Zaccheria l'Inter del “mago” Helenio Herrera, squadra campione d'Europa in carica e neo campione del Mondo. Lo squadrone imbattibile. Nocera andò a bersaglio per due volte, al 54', per il gol del 2-0 (l'1-0 fu segnato da Lazzotti, ndr), il secondo decisivo, giunse a meno di un quarto d'ora dal termine, un paio di minuti dopo il gol di Luisito Suarez, che insieme a Peirò aveva firmato la rimonta fu una delle sue bordate che bruciò le mani al portiere Di Vincenzo, secondo di Sarti. Fu il tripudio, il Foggia sconfisse la Grande Inter, riuscendo a compiere un'impresa in quella stagione riuscita solo al Milan. L'Inter quell'anno rivinse la Coppa dei Campioni e, dopo una incredibile rimonta sui cugini, anche lo Scudetto. Due trionfi che di fatto conferirono ulteriore prestigio all'impresa della banda di Oronzo Pugliese. Dopo il ritiro da calciatore cominciò la sua nuova vita come vice allenatore di Puricelli nel 1979, a cui fece seguito agli inizi del 2000 l'intensa attività di allenatore di scuola calcio, a contatto con i ragazzini, forse l'unico ambiente dove ancora oggi si possono intravedere sprazzi di genuinità, che il calcio odierno ha col tempo perduto. Nocera se n'è andato. Un altro simbolo del calcio foggiano, quello con la “C” maiuscola non c’è più assenza che contribuisce a rattristare un ambiente che oggi vede il glorioso sodalizio rossonero in quarta serie.



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