Alfano chiude a Fini e boccia Monti bis: per noi non esiste
L.elettorale, passo Casini verso Pd. Scontro D'Alema-renziani
di Redazione
ROMA, 11 Nov. (TMNEWS) - Quella tra Gianfranco Fini e il centrodestra è "una storia finita". Angelino Alfano, intervenendo a In mezz'ora, chiude a ogni ipotesi di accordo nel campo moderato. Il segretario del Pdl pronuncia una parola chiara anche su quel "banco di prova" - il Monti bis - indicato da Casini e Fini come terreno sul quale misurare possili intese. "Noi ci stiamo orientando a primarie per scegliere il nostro candidato: per noi l'idea di un Monti bis non esiste. Non intendiamo governare con la sinistra, Fini dica se lui lo esclude". E per rafforzare il concetto, chiudendo la porta in faccia all'attuale premier, Alfano aggiunge: "La democrazia italiana ha bisogno di un governo stabile, scelto dal popolo".
Il segretario di via dell'Umiltà non alimenta polemiche con Silvio Berlusconi e anzi nega che esistano contrasti. Poi non esclude la possibilità di modificare nome e simbolo del Pdl, sottoponendo il restyling "al popolo". Di alleanze preferisce non parlare, per ora, al massimo si può ragionare su un'intesa con la Lega per la Regione Lombardia: "Non la escludo".
Il rapporto con Maroni si misurerà anche sul terreno scivoloso della riforma elettorale. Alfano auspica un premio ragionevole, ma è proprio sull'entità di un eventuale 'premietto' di consolazione al primo partito che la politica continua a dividersi. Un passo nella direzione del Pd, dopo le polemiche di ieri, sembra averlo compiuto oggi Pier Ferdinando Casini con un tweet: "Bersani vuole una soglia (ma su Sky parlerà di "premio") del 10%. Eravamo d'accordo prima, oggi e domani". Poi però il leader Udc non risparmia una stoccata a Bersani: "In realtà si vuole un centro vassallo della sinistra: non esiste!".
Già di buon mattino era stato il Presidente della Camera Gianfranco Fini ad auspicare un'intesa sulla legge elettorale, senza lasciar prevalere veti e posizioni "strumentali". E anche Bersani - dopo le polemiche delle ultime ore - aveva messo nero su bianco la posizione del Pd: "Veniamo accusati di arroganza da coloro che hanno pensato di procedere a colpi di mano parlamentari sulla legge elettorale. Se si vuole trovare un accordo noi ci siamo. Quello che non accettiamo è di mettere l'Italia all'avventura togliendole ogni possibile governabilità , magari da parte di quelle stesse forze che ci consegnarono il porcellum".
Il principale partito di centrosinistra, d'altra parte, è alle prese anche con le tensioni legate alle imminenti elezioni primarie. E' Massimo D'Alema a mettere in discussione il progetto di Matteo Renzi, sottolineadno: "Non appena io e Veltroni abbiamo annunciato che non ci saremmo ricandidati, la campagna per la rottamazione è evaporata. Ero curioso di sentire se, finiti i proclami dei rottamatori, si sarebbe potuta ascoltare qualche proposta e qualche idea sull'avvenire dell'Italia. Ma purtroppo dietro alla rottamazione non c'era nulla". Parole giudicate provocatorie dai deputati vicini al sindaco di Firenze.
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