Ddl diff. inserita norma salva direttori. Giornalisti in sciopero
Il Senato approva a voto segreto, contro il parere del governo, un emendamento che la Fnsi definisce ''mostro giuridico che non risolve alcun problema di interesse pubblico''.
di Redazione
ROMA, 23 Nov (ASCA) - L'Aula del Senato ha approvato la norma ''salva direttori'', inserita nel ddl diffamazione dal relatore Filippo Berselli, Pdl, prevedendo cosi' che per lo stesso reato di diffamazione il giornalista autore dell'articolo incriminato possa essere condannato fino a un anno di carcere, mentre il direttore e il vicedirettore della testata dove compare il pezzo sono tenuti al pagamento di multa che puo' arrivare fino a 50mila euro. Malgrado il parere negativo del governo per ''incostituzionalita''', era presente Antonino Gullo sottosegretario alla Giustizia, l'emendamento e' stato approvato con 122 si, 111 no e 6 astenuti. Le operazioni di voto sono durate a lungo e la vicepresidente di turno, l'ex leghista Rosi Mauro, ha richiamato piu' volte i senatori a sedersi per limitare il fenomeno dei ''pianisti'' che votano per gli assenti. Il voto segreto sull'articolo 1 del provvedimento, spiega Vincenzo Vita, era stato chiesto dal Pd nel tentativo di affossare l'emendamento in questione. Ma hanno votato a favore Pdl, Lega Nord, Api e Coesione Nazionale. Il Pd ha detto ''no'' (c'erano pero' assenze tra i banchi di questo partito) insieme a Udc e Idv. Gerardo D'Ambrosio, Pd, ex sostituto procuratore generale di Milano non ha partecipato alla votazione criticando la norma soprattutto dal punto di vista giuridico: ''Vogliamo tornare tutti quanti al primo anno di universita'? Cosi' com'e' scritto questo emendamento e' un obbrobrio giuridico. E' una sceneggiata incredibile''. Anche Silvia Della Monica, Pd, ex magistrato, decide di astenersi ''dal partecipare al voto di questo pasticcio''. Berselli aveva difeso la sua proposta spiegando che ''c'e' una diversita' sostanziale tra l'autore dell'articolo e il direttore''. Roberto Castelli, Lega Nord, nel suo intervento rivolge un appello al centrodestra: ''Non possiamo abbandonare il relatore ai cannoneggiamenti della sinistra che parlano di attacchi sistematici''. Luigi Li Gotti, Idv, ribatte parlando di ''discriminazione'' non accettabile tra i ruoli di giornalista e direttore. Achille Serra, Udc, usa la metafora del furto: ''Palo e ladro hanno la stessa pena''. Favorevole alla nuova norma invece Francesco Rutelli, autore dell' emendamento che nei giorni scorsi ha reinserito il carcere tra le pene possibili per il giornalista colpevole del reato di diffamazione. Il leader dell'Api, tra i protagonisti piu' appassionati di questo dibattito parlamentare nel prevedere pene severe contro i giornalisti, viene poi battuto dall'Aula quando propone un altro emendamento che prevede l'obbligo da parte delle redazioni di stilare un apposito registro in cui annotare l'identita' degli autori degli articoli non firmati. Dopo il voto di ieri del Senato, crescono le possibilita' che il ddl diffamazione si incammini sul classico binario morto. Il dibattito parlamentare avviatosi in fretta per evitare che Alessandro Sallusti, direttore del ''Giornale'', potesse finire in carcere per una condanna passata in giudicato a 14 mesi di detenzione, piu' che riformare le norme in vigore si e' trasformato in un confronto che vede imputata la liberta di stampa, rea - come per esempio ha dichiarato Rutelli in Aula - di accompagnare la campagna di delegittimazione di istituzioni e partiti messa in moto dalla cosiddetta ''antipolitica''. Ieri pomeriggio e' arrivata la risposta del sindacato dei giornalisti. Franco Siddi, segretario della Fnsi, ha annunciato lo sciopero per lunedi' 26 novembre: ''La mobilitazione riguardera' l'intera categoria: giornalisti di quotidiani, televisioni, agenzie di stampa, periodici, testate web, free lance, uffici stampa''. Si legge nel comunicato della Fnsi: ''I giornalisti italiani hanno proclamato, per il 26 novembre prossimo, la giornata del silenzio dell' informazione per protestare contro il progetto di legge sulla diffamazione, in discussione al Senato, che si va configurando come un disegno di aggressione a un'intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignita' e dell'onore delle persone per errori o orrori di stampa''. Prosegue la nota: ''Con il carcere possibile solo per tutti i giornalisti italiani, alimentando differenze e disparita' di attenzione, si crea un mostro giuridico che non risolve alcun problema di interesse pubblico. Di contro si realizza, con un atto di ingiustizia palese, una minaccia e una grave intimidazione che mortificano il giornalismo investigativo tutto, limitandone possibilita' di ricerca e proposta di verita'''. Da qui la richiesta al Parlamento ''di bloccare questo disegno di legge''. Quanto a Sallusti, scaduti i trenta giorni di sospensione della pena a 14 mesi di carcere, il direttore del ''Giornale'' attende di sapere dai suoi legali, convocati oggi in Procura a Milano, cosa accadra' nelle prossime ore.
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