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In memoria di Stalingrado

di Salvatore Sparapano

BARI - Settant’anni fa, negli ultimi mesi del 1942, l’offensiva tedesca per la conquista di Stalingrado (oggi Volvograd) iniziatasi nell’estate fu ad un passo dalla vittoria agli inizi del mese di novembre. Ma la controffensiva sovietica iniziata 19 novembre 1942 con l’operazione “Urano” condusse infine, nel gennaio 1943, alla resa definitiva della 6^ Armata tedesca. Da sempre questa battaglia viene ricordata come “epica”, come uno spartiacque della seconda guerra mondiale e di certo lo fu almeno per quanto riguarda l’URSS. Ma perché Stalingrado era considerata così importante da Hitler tanto da impiegare una intera Armata in una lotta massacrante casa per casa, strada per strada ? La direttrice offensiva tedesca che coinvolse la città di Stalingrado era una delle due dirette nelle regioni a sud dell’URSS. L’altra direttice era diretta ancora più a sud verso il Caucaso, regione strategica per le sue riserve minerarie e di idrocarburi. Ad un certo punto Hitler ritirò proprio dal Caucaso la 4^ armata corazzata per rinforzare l’offensiva su Stalingrado. Ciò provocò le proteste dello stesso generale Halder, capo di stato maggiore della Wermacht, che fu destituito. Il generale Zukov, uno dei massimi autori della controffensiva sovietica a Stalingrado, nelle sue memorie dirà che una città la si deve far capitolare semplicemente accerchiandola e privandola quindi dei viveri, dell'acqua e di quanto le è vitale per sopravvivere. Perchè volerla espugnare con le armi significa rischiare un inutile bagno di sangue come in effetti accadde a Stalingrado. Eppure questo lo sapevano bene anche i tedeschi i quali erano memori della lezione dell’assedio di Varsavia, nel settembre del 1939 dove, pur affrontando un esercito come quello polacco enormemente meno potente e numeroso di quello sovietico, scontarono la perdita di numerosi uomini e mezzi nel tentativo di conquistare la capitale polacca d’un colpo con le armi. E dunque il tema di oggi è: perché Hitler – contro il parere, come si è visto, dello stesso capo di stato maggiore tedesco - volle a tutti i costi espugnarla in tempi brevi mettendo a rischio la vita di centinaia di migliaia di soldati compromettendo lo stesso esito della guerra ? Tra tutte le tesi sull’argomento (spesso si legge che Stalingrado fosse un nodo strategico e via dicendo) cogliamo in controtendenza quello che disse il Prof. Nicola Pignato, uno dei massimi esperti italiani di storia militare, nella sua ultima intervista rilasciata poco prima del suo decesso avvenuto il 28 luglio 2010. Alla domanda del perché di tanto accanimento sulla città di Stalingrado rispose: “Perché aveva il nome di Stalin, era una questione simbolica.” A fronte di tale risposta l’intervistatore insistette : “È vero dunque che era una questione più politica che strategica?” E lui: “ Sì, senz'altro un fatto politico.” Non possiamo ovviamente stabilire se avesse ragione il Prof. Pignato o la versione che va per la maggiore e che propende per l’importanza strategica della città come motivo principale della ostinazione di Hitler. L’aneddoto riferito ci vale comunque a ricordare il famoso detto di Klausewitz, per il quale la guerra non è altro che la politica fatta con altri mezzi. Anche al costo di un massacro.



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