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Monti festeggia l'Obama-bis: Sponda preziosa su partita Ue

Vede Fini su legge stabilità: Grilli segua ddl, evitare tensioni
 

di Redazione

ROMA, 7 Nov. (TMNEWS) - "L'Italia sa di poter contare su un'America amica e forte". Il linguaggio della diplomazia, usato nella lettera di Mario Monti al riconfermato Barack Obama, rende poco l'idea di quanto a palazzo Chigi si sia esultato per la rielezione del presidente americano: "Da uno a dieci, siamo contenti dieci", dicono senza giri di parole dallo staff del premier. Per la continuità dei rapporti e delle politiche, per "l'amicizia profonda" creatasi nei numerosi incontri tra i due presidenti, ma soprattutto "per il ruolo saggio e prezioso che Lei ha svolto e svolge nell'ambito della comunità internazionale in tempi difficili di congiuntura politica, economica e finanziaria". Tradotto, significa che anche nei prossimi mesi, decisivi per l'attuazione delle misure decise negli ultimi Consigli Europei, Monti sa di poter contare sulla preziosa sponda transatlantica, già sfruttata più volte nell'anno trascorso a palazzo Chigi: i frequenti contatti con Obama, le pressioni americane per una politica europea più orientata alla crescita - già utili per ammorbidire le posizioni tedesche - potranno dunque trovare una riedizione anche nelle settimane a venire, quando si dovranno definire i dettagli del meccanismo antispread. Ma alle considerazioni di strategia europea, si aggiunge la vulgata che oggi circolava con insistenza in Transatlantico, ovvero che il bis di Obama sia una spinta in più per il bis di Monti. Di sicuro, la parola "continuità" è riecheggiata per tutto il giorno nei commenti dei fautori di un nuovo governo Monti, incoraggiati anche dalle parole con cui Giorgio Napolitano ha salutato la conferma del presidente Usa. Automatismo che però da palazzo Chigi rifiutano: "L'Obama bis aiuta l'Italia e l'Europa, chiunque governerà dopo di noi". Più che su un futuro ipotetico, nel governo l'attenzione è rivolta all'attualità stringente, con la 'partita doppia' di legge di stabilità e di legge elettorale che rischiano di intrecciarsi pericolosamente. Il colloquio tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il premier è servito proprio a 'registrare' i rapporti tra governo e Parlamento, dopo i problemi emersi nell'esame del decreto sui costi della politica: per l'esame della legge di stabilità - avrebbe segnalato Fini a Monti - ci deve essere un "maggiore raccordo tra governo e Parlamento" e l'esecutivo deve essere rappresentato "al massimo livello" durante l'iter del provvedimento. Ovvero, con il ministro dell'Economia Vittorio Grilli per evitare malintesi e tensioni. Anche perchè in Parlamento c'è chi vede con preoccupazione l'accelerazione anti-Pd sulla legge elettorale, con il rischio che i Democratici alzino il tiro sulla legge di stabilità per ricomporre la 'strana maggioranza' anche sul nuovo sistema di voto: "E con il Pdl ormai in libera uscita, senza il Pd la legge non si approva...". In realtà, nel governo si guarda con fiducia al "senso di responsabilità" dei Democratici, e chi segue il provvedimento registra che "per ora la dialettica è nella fisiologia, considerando anche che siamo ormai in periodo preelettorale". E soprattutto, dal governo si tirano fuori dalla partita sulla legge elettorale: "Qualunque cosa decida di fare il Pd, noi non possiamo intervenire sulla questione".



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