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Ancora scontri tra Pd e Pdl. E Berlusconi prepara la crisi

Riaccende gli animi un blitz del senatore Quagliariello che propone un ''premietto'' fisso di 50 seggi 

di Redazione

ROMA, 4 Dic (ASCA) - Giornata di tensione tra Montecitorio e Palazzo Madama. Intanto arriva la notizia che neppure domani Silvio Berlusconi sciogliera' i suoi dubbi rispetto alla propria candidatura alla guida di un rinnovato centrodestra. L'appuntamento della presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa a Roma e' stato ufficialmente annullato dall'ex premier e rinviato al 12 dicembre. Mentre il Cavaliere e' in stand by, al Senato si e' sul punto di inabissare la riforma della legge elettorale. Il Pd punta infatti i piedi contro l'ultima proposta avanzata da Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl a Palazzo Madama: lasciare la soglia per ottenere il premio di maggioranza al 40% con la variante del ''premietto'' pari a 50 deputati alla Camera per partito o coalizione che raggiunga almento il 30%. Stante i tempi strettissimi per approvare poi la riforma anche alla Camera, c'e' il rischio che restino in piedi due diversi sistemi elettorali per Montecitorio e Palazzo Madama: una soluzione ritenuta positiva solo da chi punta a due diverse maggioranze che potrebbe creare la situazione piu' fertile per un Monti-bis dopo le elezioni politiche. Questa situazione ingarbugliata e confusa viene seguita con molta preoccupazione sia da Palazzo Chigi, sia dal Quirinale. L'esecutivo, secondo alcune indiscrezioni, starebbe valutando - con contatti con gli sherpa dei partiti - la possibilita' di fissare per decreto la soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza (potrebbe essere l'unica variante dell'attuale Porcellum in vigore). Nel Transatlantico di Montecitorio si accavallano altre voci: il presidente Giorgio Napolitano, di fronte al flop della commissione Affari costituzionali del Senato, si accingerebbe a inviare un messaggio alle Camere proprio sulla legge elettorale; Berlusconi potrebbe cogliere l'impasse sulla riforma elettorale (o l'intervento dell'esecutivo) per aprire la crisi di governo. Una ipotesi riguardante l'ex premier potrebbe essere quella dell'election day come altra questione dirimente per la rottura della maggioranza. Tra le fila del Pdl c'e' sconcerto su quest'ultimo scenario. Molti deputati confidano che ''quando Berlusconi resta ad Arcore finisce per essere influenzato soprattutto dalla Santanche', mentre quando torna a Roma e' piu' controllabile perche' ha a che fare con i parlamentari del partito e con il piu' moderato Alfano''. Con la crisi di governo, si fa notare in casa Pdl, Berlusconi si riserverebbe l'appoggio esterno agli ultimi provvedimenti della legislatura del governo Monti iniziando a prenderne le distanze. In questo modo, si aggiunge, in previsione della formazione delle liste elettorali, potrebbe tornare a controllare chi deve tornare in Parlamento o chi deve lasciarlo, decidendo pure di inserire alcune nuove individualita'. Il percorso disegnato dal Cavaliere trova assenso tra le fila della Lega Nord che ritroverebbe una sponda politica con cui pensare al futuro. Roberto Maroni ha gia' detto che ''la crisi di governo aprirebbe una nuova fase del rapporto con il Pdl''. Potrebbe riaprirsi anche la trattativa su una possibile coalizione a due da presentare per le elezioni regionali in Lombardia. Pure gli ex An, che lo hanno proposto piu' volte (a iniziare da Giorgia Meloni candidata in pectore di primarie che potrebbero non farsi), sono affascinati dallo scenario della crisi di governo fino al punto che il ''divorzio consensuale'' dal Pdl potrebbe rientrare o accelerarsi, dopo che i sondaggi di Renato Mannheimer hanno dimostrato in tv che Forza Italia ed ex An prendono piu' voti separati che uniti nel Pdl.



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