Libri. Gesù di Nazareth, tra umanità e divinità. L'analisi di Joseph Ratzinger
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La copertina del libro. (foto) ndr. |
di Alba Subrizio
FOGGIA, 8 DIC. - Un
libro rivolto a tutti ma forse non comprensibile da tutti, quello di Papa
Bendetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, dedicato a "Gesù di
Nazareth". Diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare da un libro
scritto dalla massima autorità della fede cattolica, questo testo (il primo di
una serie) non si propone di fare catechesi, né tanto meno di evangelizzare i
suoi lettori; l'autore non vuole convincere della giustezza della fede cristiana
bensì solo spiegare chi era il Nazareno di cui ci parlano i Vangeli, cercando
di ricucire lo strappo effettuato dalla critica tra il "Gesù storico"
e il "Cristo della fede"; lo fa non solo attraverso un'attento studio
teologico ma anche mediante una lucida analisi storica, sociologica e di
critica testuale che non lascia nulla al caso, che si prefigge -sulla scorta di
quanto asseriva il greco Aristarco di «spiegare Omero con Omero» - di spiegare
le Scritture con le Scritture, affinché la parola di Cristo sia esegesi di se
stessa, sebbene si affianchino ad essa di tanto in tanto preziose e colte
citazioni da Origene di Alessandria, Eusebio di Cesarea, i Padri della Chiesa e
così via, senza escludere Socrate Plotino e finanche Goethe. Tale metodo
interpretativo è proprio quello proposto da Sant'Agostino nel "De doctrina
christiana", e dato che Ratzinger incentrò la sua tesi di laurea prorio
sul vescovo di Ippona, nulla di strano che tale sia il principio d'indagine
scelto in questo libro. Abbiamo detto che non si tratta di un testo fazioso,
tuttavia è pur sempre un libro scritto in chiave teologica, che si propone di
analizzare non solo la figura di Gesù ma anche il suo messaggio, precisamente
la singolarità e la novità di cui esso è pervaso. Procediamo con ordine: il
testo si sviluppa fondamentalmente dal battesimo alle affermazioni di Gesù
sulla propria natura, toccando il discorso della montagna, i discepoli, le
parabole, l'analisi del "Padre Nostro" e la trasfigurazione. Gesù sembra
introdurre nel giudaismo una visione 'antropocenrtica' della realtà, «scardinando
una prassi legalistica restrittiva (l'accanimento alla Torah, ndr) e
introducendo una visione che apre la porta ad un agire ragionavole, commisurato
ad ogni situazione», si pensi alla cosiddetta 'disputa per il sabato' in cui il
Nazareno dirà "non è l'uomo ad essere stato creato per il sabato ma il
sabato per l'uomo". Questo è solo uno dei tanti punti di rottura del suo
messaggio con la tradizione, si badi ad esempio alle Beatitudini che scardinano
completamente la visione ebraica secondo la quale le cose vanno bene al giusto,
mentre i mali sono conseguenza di una vita malvagia (ciò in realtà già veniva
messo in discussione nel libro di Giobbe). Secondo quest'ottica, osserva
Ratzinger, Gesù distingue tra un diritto
'casuistico' e uno 'apodittico', il primo afferisce ad una serie di norme, ad
un diritto condizionato storicamente e pertanto soggetto a evoluzione,
diversamente da quello apodittico che è composto invece da 'metanorme';
potremmo paragonarla un po' alla differenza sofoclea tra 'nomos' e 'physis',
diritto positivo e diritto naturale. Orbene, Ratzinger sostiene che Gesù
individua all'interno della Torah livelli di autorità diversi, per poi
asserire: «Così anche la cristianità dovrà continuare a rielaborare la dottrina
cristiana sociale [...] e correggerà quanto precedentemente stabilito»; una
provocazione? Un'esortazione a cercare in noi stessi la volontà di Dio e non
nella 'dottrina'? Difficile non cogliere il fascino di quest'affermazione. Chi
è dunque Gesù di Nazareth? Il Messia, il figlio di Dio, il nuovo Salomone (nel
cui nome è contenuta la parola 'shalom': pace)? Per Benedetto XVI la risposta è
molto semplice: Gesù è colui che «ha portato Dio», quel Dio non ancora del
tutto compreso, soprattutto un nuovo volto di Dio, con cui lui stesso è
'homooùsios' (della stessa sostanza). Non mancano punte di polemica politica
quando il Pontefice ammonisce: «gli aiuti dell'Occidente ai Paesi in via di
sviluppo basati su principi puramente materiali, non solo hanno lasciato da
parte Dio, ma hanno anche allontanato gli uomini da Lui» ciò detto alla luce di
una querelle con il marxismo che criticava la Chiesa di non preoccuparsi di
"fornire pane al mondo" come aveva fatto Gesù: «Il marxismo ha fatto
proprio di questo ideale il cuore della sua promessa di salvezza: avrebbe fatto
sì che ogni fame fosse palcata». Resta infine una domanda: Gesù annunciava la
vicinanza temporale del suo Regno e in questo quadro si inserivano i suoi
insegnamenti, ma a duemila anni di distanza che cosa deve pensare l'ascoltatore
della sua parola? Questo si chiede Joseph Ratzinger, questo ci chiediamo anche
noi.
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