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La TAV e noi

di Salvatore Sparapano

BARI - Secondo la vulgata risale a vent’anni fa, ossia al 1992, la nascita del movimento italiano c.d. “No Tav” che si oppone alla realizzazione del progetto di tratto della TAV passante per la Val di Susa. Vent’anni di polemiche, manifestazioni, scontri di piazza anche violenti. Fino a giungere all’ultima retata di arresti di questi giorni tra i militanti “No-Tav”. Ma la questione della "TAV", nel passato, non ha riguardato soltanto la lontana Val di Susa e i suoi abitanti. E’ stato il prezzo di un baratto che ha riguardato l’Italia ma in particolare la Puglia, seppur la cosa non è di immediata evidenza e non lo si dice in giro, neppure tra i contestatori del progetto. E questo è il tema di oggi. Chiariamo anzitutto che per ‘TAV’ della Val di Susa si intende quel tratto italiano del “Corridoio Cinque” che, una volta realizzato, da Lisbona porterebbe a Kiev e che, come ricordato, è stato oggetto di proteste da parte degli abitanti di quella valle e da svariati movimenti politici estremisti. Ma, fin dagli anni ’90, l’Italia – e la Puglia in particolare – erano fiduciosi sulla realizzazione di un altro diverso corridoio ossia quello numero otto che, da Bari, avrebbe collegato il Meridione d’Italia con i Balcani fin verso il Caucaso. Sarebbe stato il primo vero collegamento diretto tra due aree geografiche storicamente complementari dal punto di vista economico. Ma a ciò si opponevano i sostenitori dell’altro progetto di Corridoio ossia il numero cinque, quello cioè che, come sopra ricordato, interessa la Val di Susa e che, originariamente, neppure doveva passare attraverso quella valle ma riguardare quasi esclusivamente Francia e Germania.Gli oppositori al Corridoio otto erano infatti proprio la Francia e – soprattutto – la Germania che avevano invece interesse specifico alla realizzazione del corridoio numero cinque. Volendo compensare l’Italia della perdita del corridoio otto, la si accontentò deviando il percorso del corridoio cinque in Italia del Nord, con entrata quindi in Val di Susa ed in uscita verso il Nord Europa attraverso l’Austria. Ovviamente tale baratto, se così fu, non compensa affatto la perdita di opportunità economiche conseguente all’abbandono del progetto del Corridoio otto di cui nessuno, in effetti, oramai ne parla. Eppure questa contesa internazionale non era neppure tanto nascosta, anzi. Per lo meno non al precedente sindaco di Bari Di Cagno Abbrescia che così si espresse su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 8 Luglio 2000, ossia ben dodici anni fa : “Certamente contro il Corridoio VIII giocano, invece, gli interessi governativi di Francia e Germania, per le quali la ‘via verso Oriente’ resta quella dell’asse Nodovest-Sudest, privilegia Polonia,Repubblica Ceca, Ungheria, rinviando alle calende greche l’allargamento verso sudest”.



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