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RANGE ROVER 3.0 TDV6, le nostre impressioni

di Redazione

BARI, 31 Dic. (AUTOMOBILISMO) - L’ultima interpretazione della Range Rover sconvolge i canoni, ormai sedimentati da tempo, del settore. Un contesto aperto proprio alla prima serie e nel quale, beninteso, s’inserisce anche la quarta generazione coniugando sempre l’esclusività portata alla ribalta dalle precedenti - arrivate persino a essere considerate in alcuni mercati vere e proprie alternative alle classiche limousine di lusso – con le doti fuoristradistiche che si pretendono da un mezzo sviluppato in casa Land Rover. Dietro a questa identità filosofica, tuttavia, si celano tante novità che permettono all’edizione 2013 della Range Rover di essere ancora più esclusiva e confortevole della precedente nonché, a dispetto della robusta corporatura, dotata di una forma atletica più smagliante, pur restando sempre un’off-road rude & pura. Gran parte del merito della trasformazione della personalità della madre di tutte le Suv va attribuito alla monoscocca: è la prima del settore realizzata completamente in alluminio ed è più leggera del 39% di quella d’acciaio del modello precedente. Insieme alla cura dimagrante a cui sono state sottoposte altre componenti, genera una riduzione del peso che arriva a 420 kg rispetto a quello della vecchia Range Rover. Unitamente alla riprogettazione delle sospensioni pneumatiche a controllo elettronico nonché all’evoluzione del sistema di controllo attivo degli ammortizzatori e del rollio, è destinata tanto a ottimizzare il comportamento e l’agilità su ogni tipo di fondo quanto, a ridimensionare consumi ed emissioni di CO2 esaltando, nel contempo, il rendimento dei motori della famiglia. Ovvero, i turbodiesel V6 di 3 litri che da noi sviluppa 248 anziché 258 Cv (per evitare il superbollo) e il V8 di 4,4 litri con 339 Cv, nonché il V8 a iniezione diretta di benzina sovralimentato da un compressore di 5 litri con 510 Cv, tutti abbinati al cambio automatico-sequenziale a 8 rapporti. Da anticipare che nel 2013 arriverà anche la versione ibrida spinta da un sistema formato da un motore turbodiesel e un’unità elettrica. Accanto a questa primizia spicca l’evoluzione del sistema Terrain Response. Ossia, il sistema che adegua l’attività della catena cinematica al tipo di fondo stradale, specie sui più infidi sui quali la vettura mette in gioco anche le marce ridotte insieme ai bloccaggi dei differenziali e alla possibilità di elevare l’altezza da terra per non…inciampare sulle irregolarità più marcate. Sinora il Terrain Response affidava al guidatore la scelta del programma da utilizzare - asfalto, fondi a bassa aderenza, sabbia, fango e roccia – mentre, oggi, grazie alla modalità Auto può selezionare autonomamente e in millesimi di secondo il più idoneo. Quindi, come già faceva con la precedente, il dispositivo permette sempre alla Range di danzare con naturalezza sulla sabbia delle dune desertiche e di arrampicarsi senza esitazioni sui tratti più scoscesi o di affrontare con spigliatezza quelli più impervi piuttosto che di avanzare con naturalezza sui fondi innevati, ma adesso innalza la motricità e i parametri di sicurezza anche in condizioni meno estreme. Infatti, setta istantaneamente risposta dell’acceleratore e del cambio, soglia d’intervento dei sistemi che gestiscono il dinamismo - compresi antibloccaggio dell’impianto frenante e controllo della velocità in discesa - nella maniera congeniale per affrontare la situazione se all’improvviso mutano le condizioni di marcia. Formalmente la nuova generazione della Suv britannica resta fedele a quell’imprinting stilistico che la rende inconfondibilmente Range Rover per le proporzioni del corpo vettura, poiché lunghezza e larghezza rimangono simili a quelle della precedente, mentre la statura cala un pochino ma non stravolge il risultato. Tuttavia nei lineamenti spiccano tanto stilemi estrapolati da quelli portati alla ribalta dall’Evoque quanto nuove intuizioni, come la fanaleria che si allunga sulle fiancate (risolvendo così anche il problema delle luci d’ingombro nei mercati che le richiedono) piuttosto che le branchie laterali presenti anche sulla generazione precedenti che però adesso si raccordano a una sagomatura inferiore, che simula la battuta delle porte. In realtà, è posta ben più in basso perché queste ultime avvolgono la carrozzeria sino al sottoscocca raggiungendo il duplice risultato di favorire l’accessibilità e di mantenere pulita la soglia d’accesso anche dopo aver affrontato i percorsi off-road.



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