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Elezioni: Tra Bersani e Monti 'patto di non belligeranza'

di Redazione

ROMA, 17 Gen. (ASCA) - Silvio Berlusconi, con il suo ritorno sulla scena politica, sta facendo sicuramente recuperare al Pdl - ed allo schieramento di centrodestra in generale - una posizione di rilievo nella competizione elettorale. Ma, nello stesso tempo, sta producendo forse quello che non si sarebbe aspettato: il riavvicinamento tra Pierluigi Bersani e Mario Monti. Il segretario del Pd, dopo aver partecipato alla 'strana maggioranza' sostenendo il premier (pur con alcuni comprensibili distinguo politici) nella sua azione di risanamento e dopo aver piu' volte aveva invitato Monti a non candidarsi a Palazzo Chigi, si era allontanato dal professore della Bocconi. Una strategia elettorale evidentemente, che registrava analogo atteggiamento da parte di Monti e della sua lista, contrari per esempio ad ogni rapporto con chi fosse alleato con Nichi Vendola. Ma l'arrivo di Berlusconi ha prodotto una sorta di riflessione da parte di Bersani, che comunque non puo' dimenticare di avere avallato l'operato del governo tecnico. I contatti tra il segretario del Pd e il premier, sia diretti che attraverso i propri collaboratori, si sono fatti via via piu' intensi fino a segnare quello che sembrerebbe di fatto l'avvio, se non di una collaborazione dichiarata, quanto meno di una non belligeranza. Certo, i temi che dividono i due sono ancora molti - e aree dei rispettivi schieramenti non vedono comunque di buon occhio l'accordo con un ex comunista o con un moderato che ha nella sua lista gli ex An - ma le parole pronunciate ieri sera da Bersani a Canale 5 lasciano intendere come la direzione presa sia quella almeno del non farsi male reciprocamente. ''Monti e' un competitore, non riesco a consideralo un avversario'', ha detto il segretario del Pd aggiungengendo poi: ''Su qualche sua posizione mi preoccupa ma non posso dire che lo tema''. Inoltre il segretario del Pd vede in Monti il suo naturale interlocutore all'interno del terzo polo. ''Monti e' il candidato e lui organizza la coalizione e io parlo con lui'', ha infatti detto Bersani rispondendo a chi gli domandava se avesse problemi nel collaborare eventualmente con una coalizione al cui interno c'e' Gianfranco Fini. Senza dimenticare che nei giorni scorsi Massimo D'Alema affermava con forza come il Pd non si ritenesse autosufficiente e che l'unica possibilita' per governare, data per scontata la sua vittoria elettorale, fosse una allenza tra progressisti e moderati. Insomma sembrano definirsi sempre piu' i ruoli in vista del voto e soprattutto della formazione del nuovo governo. Bersani e' ancora il piu' accreditato per varcare il portone di Palazzo Chigi ma il fiato sul collo di Berlusconi, anche se non dovrebbe mettere in dubbio la vittora finale, porta il segretario del Pd a valutare accordi e alleanze, soprattutto considerando che la sua potrebbe essere una vittoria a meta', senza il Senato. E l'interlocutore piu' naturale in questo senso e' lo schieramento guidato da Monti. Il quale prosegue per la sua strada, ponendo paletti e dettando (piu' o meno esplicitamente) condizioni. E non escludendo una cosa su tutte: la sua conferma a Palazzo Chigi.



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