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Il Bari...105 anni fa

Gianni Antonucci premiato alla cerimonia dei 105 anni del Bari

di Gianni Antonucci

BARI, 19 Gen. - Fu la sera del 15 gennaio 1908 che un gruppo di giovani e meno giovani, tutti appartenenti alla Bari mercantile, dava vita al “BARI FOOT BALL CLUB”. I principali promotori: Floriano Ludwig, oriundo austriaco la cui famiglia vendeva tessuti in un negozio (Nickman) di corso Vittorio Emanuele, angolo via Roberto da Bari (vicino al Municipio), Gustavo Kuhn, uno svizzero trapiantato a Bari che commerciava in farina e cereali, Giovanni Tiberini, marchigiano di Mondavio (Pesaro), socio ventiduenne con uno zio grossista di coloniali e caffè. Quella sera, dopo una delle solite intense giornate di lavoro, in un locale modesto, al di là della stazione ferroviaria, dinanzi ad un tavolo illuminato dalla luce di un lume a petrolio, assieme ad altri amici (i francesi Gazagne e Jovinet, lo spagnolo Labourdette, l’inglese Barther, gli svizzeri Bach e Roth ed i baresi Attoma, Randi, Giordano, Boccianti) davano vita - in qualità di soci-giocatori – al primo vero club calcistico a Bari. Un modesto tentativo, senza grosse pretese, realizzato in dimensioni molto ridotte.  

ALTRI SPORT – La città, peraltro, tifava e seguiva più i suoi canottieri ed anche i suoi ginnasti, che i “nuovi” atleti, chiamati “footbollisti”. A Bari, infatti, dominava il Circolo Canottieri Barion. Due anni prima, nel 1906 era sorta la società ginnastica intitolata ad Andrea Angiulli, filosofo e pedagogo. Due club sportivi che dovevano ed hanno segnato e scritto la storia della città. Erano stati, quindi, gli oriundi-stranieri protagonisti nella fondazione del club così come era accaduto in quasi tutte le maggiori città italiane.

SECOLI PRIMA – A Bari, tuttavia, già 5 secoli prima, nel 1488 si era avuto un primo approccio con il calcio. Il compianto e popolare storico Vito A. Melchiorre in proposito, dopo aver consultato testi ed effettuato minuziose ricerche, ha scritto: “anche la città di Bari può vantare un suo modesto primato nel settore calcistico, come dimostra inequivocabilmente un documento tuttora esistente nell’archivio della Basilica di San Nicola. La passione per il gioco della palla era talmente radicata anche fra i religiosi che, in occasione del sinodo tenuto a Bari, venne ufficialmente sancito il divieto, per i chierici, di giocare, oltre che alle carte e ai dadi, anche al pallone e al cricket ”. All’inizio del ‘900, cioè col nuovo secolo, la cornice che attorniava la scena del calcio nazionale era ancora confusa, sfumata. I giocatori appendevano i vestiti ai chiodi infissi nel muro o ai pali delle porte. Non esisteva la figura del tecnico, né allenamenti organizzati. 

FINE ‘800 – A Bari, peraltro, il gioco del calcio “vero” (non quello del 1488) era “sbarcato” qualche anno prima della fine dell’800. La prima partita, con le “regole”, è del 22 giugno 1899, organizzata da un pioniere dello sport barese, Giuseppe Pezzarossa e giocata fra l’Istituto Nautico e l’Istituto Tecnico. La disputa nel cortile dell’edificio scolastico di via Nicolai (dove poi sorgeva il Palazzo delle Poste). Un incontro, comunque, a carattere privato, peraltro fra studenti di due istituti che si distinguevano anche nelle altre attività sportive. Invece, è del 22 luglio 1900 la prima vera partita di “foot-ball”. Si svolgeva nel recinto della grande mostra della Provincia (nel quadro delle “Feste Civili del 1900”) allestita per l’esposizione di prodotti industriali, agricoli, di tecniche ed anche per manifestazioni artistiche, teatrali e sportive. La città veniva tappezzata di manifesti ed il Corriere delle Puglie (sorto a Bari 13 anni prima) presentava quasi una mezza pagina pubblicitaria annunciante l’avvenimento. Si giocava alle 18 ed alla gara prendevano parte 40 giocatori, alternatisi durante le fasi di gioco. Il biglietto d’ingresso nel recinto della mostra costava 25 centesimi. Il campo era piuttosto ridotto ed il pallone aveva 30 centimetri di diametro. Proprio a fine secolo, dunque, i baresi assistevano, a pagamento, alla prima partita di “foot-ball”.

STORICO - Un avvenimento che restava memorabile e scolpito nella storia della città. Un anno dopo, nel 1901, a Bari si aveva un tentativo di costituzione di società calcistica, denominata “Club Foot-Ball Challenge”. Non ha mai svolto attività, limitandosi a seguire, tramite la stampa (che, peraltro, dava poco spazio alle notizie sul calcio) l’evoluzione di questo sport che, poi, doveva esaltare un po’ tutti sino allo scandalo del “calcio-scommesse”, una vergogna per tutti. Subito dopo quello storico 15 gennaio 1908 incominciava la campagna per avvicinare sempre più i giovani al calcio. La sede del club (locale e spogliatoio nello stesso tempo) era sistemata di fronte al campo S.Lorenzo (poi Rossani) fuori “barriera”, come si usava definire i luoghi indicati al di là della cinta daziaria che andava dall’Extramurale Capruzzi e vie Brigata Bari e Brigata Regina, sino alla spiaggia “Marisabella”. Era un locale stretto, angusto, con poca luce, ma comodo per l’adiacenza al campo di gioco costituito da una grande spiazzo, senza alberi. Era utilizzato la mattina dai militari; nel pomeriggio serviva per gli allenamenti e per le partite, limitatamente al lato destro, mentre era vietato avvicinarsi dall’altra parte dove c’era una polveriera, presieduta da sentinelle.


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IL CLUB - A presidente del club veniva eletto Adolfo Angeli, con vice presidente Frank e consiglieri Onofrio Terrevoli e Floriano Ludwig. Bach era l’istruttore tecnico e Arturo Randi il segretario. Il Bari apriva le iscrizioni: cinquanta centesimi al mese e una lira e cinquanta la quota di ammissione a socio. E per chi veniva accettato come socio, costituiva un onore! La divisa (maglia granata e pantaloncini bianchi), a proprie spese. E si acquistava pure a buon mercato, perché la stoffa era fornita dal negozio di Floriano Ludwig. Affluivano alla società studenti ed operai e nasceva la seconda squadra, poi la terza, fino a cinque squadre distinte per età ed abilità. Si cimentavano tutte in partite amichevoli: in palio, come posta, la bottiglietta (con la pallina “al collo”) di gassosa che i perdenti, alla fine dell’incontro, pagavano ai vincitori. Un secolo dopo, purtroppo, ai “perdenti” era pronto un “tariffario” a titolo di compensi per la vittoria offerta all’avversario. Una vicenda più che vergognosa che, tuttavia, non toglie nulla al passato di un club, primo assoluto della Regione e dagli stessi colori della città che, pur facendo spesso da “ascensore” nei campionati nazionali ha pur sempre un passato basato sui valori del sacrificio, dell’umiltà, del rispetto e della dignità umana.




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