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Gli avvocati di strada si appellano ai Sindaci per voto ai senza tetto

Il voto per i senzatetto (foto)

di Redazione 

FOGGIA, 22 Feb. -  «A pochi giorni dal voto facciamo dunque un appello a tutti i sindaci degli ottomila comuni italiani perché si facciano garanti del diritto alla residenza delle persone che vivono in strada nel loro territorio, consentendogli di votare e rispettando un loro diritto costituzionale». A lanciare l'appello Antonio Mumolo, presidente dell'Associazione Avvocato di strada. «Il 24 e il 25 febbraio si terranno le elezioni politiche - ricorda -. Si tratta di un momento fondamentale per la vita del paese, dal quale però rischiano di essere escluse decine di migliaia di persone, colpevoli unicamente di essere povere. Secondo il censimento realizzato recentemente dall'Istat in collaborazione con la Fiopsd e numerose associazioni di volontariato, oggi in Italia vivono in strada circa 50mila persone, italiane e straniere. Uno dei problemi più sentiti da queste persone - sottolinea Mumolo - è senza dubbio quello della mancanza della residenza anagrafica, senza la quale si perdono gran parte dei diritti civili. Chi vive in strada, infatti, non può ricevere cure se non di pronto soccorso, non può ricevere una pensione neanche se ne ha diritto, non può fare domanda per una casa popolare, non può iscriversi alle liste del collocamento e molto spesso non può essere preso in carico nemmeno dai servizi sociali. La residenza è un requisito così importante che la legge stabilisce che ogni comune è obbligato a darla a chiunque viva nel proprio territorio, ma questo, purtroppo, non sempre avviene. Concedendo la residenza i Comuni hanno timore di doversi fare carico di tante persone in difficoltà. Uno dei diritti che si perde se non si ha la residenza è il diritto di voto, attivo e passivo. Chi non risulta in nessuna lista anagrafica, infatti, non viene iscritto nelle liste elettorali. Ma - ricorda Mumolo - 'la Costituzione italiana all'art. 48 recita che il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge. Non è dunque ammissibile che una persona non possa votare perché semplicemente è povera, ma questo è quello che avviene».


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