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'La Buona Politica' - B. Croce – Pietra miliare  della voce liberale, spirito guida della nobile causa meridionalistica

B. Croce. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 12 MAR. - Occupiamoci, con il dovuto riguardo, di un grande pensatore liberale, che rifiutando l'ipotesi di ogni forma di compromesso, rende le mosse della storia e della letteratura per costruire le sue vedute filosofiche, alle quali dà il nome di "filosofia dello spirito". Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano; fu un esponente di spicco dello storicismo, concezione per cui «tutta la realtà è concepita come storia, nel senso di un radicale immanentismo» affrancato altresì dal modello concettuale delle scienze della natura. 

Espone sistematicamente il suo pensiero in quattro opere: Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902); Logica come scienza del concetto puro (1909); Filosofia della pratica. Economica ed etica (1909); Teoria e storia della storiografia (1917) Lo spirito per Croce corrisponde alla storia del mondo, in cui l'individuale è ciò che effettivamente esiste, come sintesi originaria di particolare e universale. Trattando il monde dell'arte egli si schiera contro l’eruditismo accademico e il riduzionismo positivista. Con illuminata saggezza afferma che l’ arte non e’ un piacere dei sensi, ma e’ espressione della vita interiore. L’ arte deve essere indipendente da ogni strumentalizzazione politica, etica e religiosa.Questo principio animatore non è né puro sentimento (Romanticismo) né pura rappresentazione formale (Classicismo): l'arte è invece atto unitario, sintesi inscindibile di sentimento e di espressione. La sua perfezione è l'unità; l'imperfezione è il contrasto non unificato di diversi stati d'animo. L'arte è dunque vera sintesi a priori estetica: contenuto e forma, fuori della loro sintesi, non esistono per lo spirito artistico. Un'altra distinzione fallace è quella che separa l'intuizione dall'espressione considerando da una parte la fantasia artistica non espressa, dall'altra l'espressione, confusa con la riproduzione dell'immagine nel mondo sensibile, con la tecnica, la quale si risolve anch'essa interamente nell'atto intuitivo-espressivo. Anche il linguaggio, anziché esser legato all'attività logica dello spirito, coincide per il Croce con l'attività fantastica. 

D'altra parte, se nel momento della creazione l'artista assorbe e annulla le altre esigenze dell'uomo, non appena placato il tumulto creativo tali esigenze risorgono, generando l'insoddisfazione nella soddisfazione stessa della compiuta attività artistica. L'artista uomo si rende conto del suo operare, e sorge la percezione; alla sintesi a priori estetica succede la sintesi a priori logica che è superamento della prima. Ma nell'attività teoretica non si risolve l'umanità dell'artista; egli sente il bisogno d'agire in conformità di quella conoscenza, di determinarsi come attività pratica, nei suoi due momenti, economico ed etico. Difese le posizioni "neutraliste" con articoli de La Critica e assieme a Cesare De Lollis su L'Italia nostra, organo dell'omonima associazione, con una polemica culturale molto ferma contro il dilagare della demagogia nazionalista, in difesa dell'unitarietà della cultura europea e del ruolo che in essa, in modo particolare, vi svolgeva quella tedesca di cui diede testimonianza nel volume Pagine sulla guerra poi ristampato col titolo di L'Italia dal 1914 al 1918 (1919) e di cui ulteriore documentazione trovasi nel primo volume dell'Epistolario (Napoli 1967). Benedetto Croce è stato il filosofo che per primo ha colto il significato radicale della trasformazione del territorio italiano , inquadrandolo in un discorso più ampio, è stato ha sviluppare un’originale concezione della Realtà, innestando il discorso dei teorici della scienza su quello di Vico e di Hegel . Attraverso tali intuizioni ha dato alla Realtà un’immagine storica e nello stesso tempo complessa, articolata e “circolare”. In tale contesto ha inquadrato l’agire umano che, nella sua concezione, si snoda attorno a una distinzione di fondo tra momento teorico e momento pratico, strettamente collegati in interazione reciproca, cioè in funzione di un continuo rimando di un momento all’altro. Ha poi suddiviso entrambi i momenti in due sottoinsiemi in base ai quali il momento teoretico si articola nelle due fasi della rappresentazione e della concettualizzazione; quello pratico, invece, nei due momenti dell’agire utilitaristico e dell’agire etico. Questi quattro momenti, poi, interagiscono reciprocamente secondo un ordine circolare che va dalla rappresentazione al concetto, dall’azione per fini individuali a quella per fini universali. 

Da fine meridionalista, inoltre, ha saputo dare voce e sostanza alle molteplici voci del dolore che la gente del Sud manifestava con fermo senso di tormentata esteriorità. Sempre in prima linea sul fronte dello sviluppo socio-culturale ed economico seppe dare i giusti impulsi e indicazioni ad un'Italia in penosa riflessione riguardo una possibile ripresa dal drammatico evento della seconda guerra mondiale.



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