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Cina. Ocse, Pechino sara' prima economia mondiale entro il 2016

La bandiera della Cina. (foto)

di Redazione

ROMA, 22 Mar. (AGI) - Cina prima economia al mondo entro il 2016. E' la previsione dell'Ocse. Il nuovo Economic Survey of China, presentato oggi a Pechino, ha svelato in 161 pagine il futuro del gigante asiatico. Lo riferisce Agichina24.it. L'organizzazione parigina e' ottimista sull'andamento della seconda economia mondiale: nel 2013 si prevede una crescita dell'8,3% e una ulteriore espansione nel 2014. Nei prossimi anni il Drago continuera' a svilupparsi con un tasso medio di crescita dell'8% - numero "sacro" in Cina - se si manterra' l'attuale tasso di investimento e la volonta' ferrea manifestata dal governo di riformare il modello di sviluppo. Gli investimenti sulle infrastrutture faranno ancora la parte da leone. Un'analisi confermata dai dati ufficiali: il nuovo governo ha nei giorni scorsi annunciato una nuova spesa pubblica 437,6 miliardi di yuan per l'anno in corso, 35 miliardi in piu' del 2012. Chi auspicava una crescita economica meno influenzata dagli investimenti statali e' rimasto deluso. Il piano di investimenti si concentrera' sul settore immobiliare, sull'agricoltura, i trasporti e l'energia. L'Ocse sottolinea che l'arretratezza delle infrastrutture ancora diffusa nel paese, una caratteristica comune alle economie considerate ancora in 'via di sviluppo', incentiva fruttuosi investimenti nel settore. "Il livello di investimento nel settore privato e' giustificato dagli alti tassi di ritorno - ha scandito il capo del desk Cina dell'Ocse Richard Herd -. Riteniamo che nelle infrastrutture ci siano ancora enormi potenzialita'. I tassi di rendimento degli investimenti sono destinati a restare elevati". L'Europa e' in crisi e la Cina ha accusato il colpo. L'Ue e' il maggior partner commerciale del Drago. Le province cinesi piu' sviluppate - come Guangdong, Zhejiang, Fujian - dipendono fortemente dall'export, che incide per oltre il 20% sul Pil regionale. Il calo della domanda da parte dei partner occidentali ha scalfito l'andamento dell'economia, che nel 2012 ha registrato la crescita piu' bassa dal 1999, di appena il 7,8%. Il governo cinese ha fissato l'obiettivo di crescita per quest'anno al 7,5%. Una crescita moderata. La Cina punta a una crescita fondata piu' sulla qualita' che sulla quantita'. La transizione da un modello di sviluppo incentrato sugli investimenti a un nuovo prototipo in cui i consumi interni facciano da traino, e' la priorita' fissata dall'ultimo piano quinquennale, che scade nel 2015. I cinesi vogliono rallentare la corsa per trasformare l'economia e renderla piu' salubre, risolvendo una serie di problemi che assillano tanto la leadership quanto la popolazione: dalla disuguaglianza tra i redditi all'inflazione, dall'indebitamento delle amministrazioni locali alla riforma del sistema bancario, dall'ambiente alle liberalizzazioni che diano maggiore spazio ai privati. Per questo motivo, tra gli economisti cinesi e' diffusa la convinzione che la crescita del Pil sia destinata ad attestarsi su livelli inferiori rispetto agli ultimi 30 anni, quando la Cina ci aveva abituati a record di crescita a due cifre. Le aspettative di crescita non vanno oltre il 5% annuale.



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