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La "tenerezza" del Papa. "Il vero potere e' il servizio"

Papa Francesco tra i fedeli. (foto)

di Redazione

CdV, 19 Mar. (AGI) - "Il vero potere e' il servizio e anche il Papa deve entrare sempre piu' in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce". E' questo il messaggio che il nuovo Pontefice, Francesco, consegna alla Chiesa nell'omelia della messa d'inizio Pontificato. Un servizio "umile, concreto e ricco di fede" per accogliere "con affetto e tenerezza l'intera umanita', specie i piu' poveri, i piu' deboli, i piu' piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carita': chi ha fame, sete, e' straniero, nudo, malato, in carcere". Davanti a oltre 200mila persone e a 130 rappresentanze di Paesi stranieri e leader religiosi, il nuovo Papa invita a "non avere paura della tenerezza" e a "custodire" cio' che Dio ha donato: il creato, ogni uomo e ogni donna. Un appello rivolto "per favore" non solo ai credenti ma "a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilita' in ambito politico e sociale" ricordando che "l'odio, l'invidia, la superbia sporcano la vita". Ancora una volta Papa Francesco usa parole semplici ma che arrivano al cuore, e anche questa volta cambia il protocollo, per salutare i fedeli a bordo di una jeep scoperta. Venti minuti in cui saluta, benedice e ringrazia, alzando il pollice in segno di approvazione. Non si risparmia quando qualcuno gli porge il proprio figlioletto per fargli avere una carezza. E poi scende dalla jeep e va incontro a un paraplegico e lo bacia. Un Papa semplice anche nei paramenti sacri: una casula bianca non damascata. Durante la celebrazione eucaristica, la preghiera dei fedeli e' stata recitata anche in russo, arabo e cinese. Significativa la parte in arabo, riferita ai governanti, che invoca Dio a illuminare "nella costruzione della civilta' dell'amore". A inizio omelia un pensiero a Benedetto XVI ("gli siamo vicino con la preghiera piena di affetto e riconoscimento") e, ancora una volta, alla fine chiede a tutti i presenti a pregare per lui. Al termine del rito, ha accolto in piedi davanti all'altare della Confessione i capi di stato e di governo (per l'Italia Giorgio Napolitano e Mario Monti) ma anche i reali di Belgio, Spagna e Montecarlo: una lunga fila di potenti che aspettava di salutare un uomo umile, abituato a viaggiare in autobus e a cucinarsi da solo. In Argentina lo conoscono cosi' e anche oggi Papa Francesco non ha voluto deluderli: da Santa Marta, prima della messa, ha telefonato infatti alla Cattedrale di plaza de Majo dove era in corso una veglia di preghiera e si e' fatto mettere in viva voce per ringraziare i suoi connazionali e invitarli a pregare per lui e a non aver paura.



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