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Bari. L'ordine dei giornalisti della puglia sottoscrive la "carta del carcere e della pena"

La locandina della presentazione a Milano. (foto)
Il codice deontologico per giornalisti che si occupano di persone private della libertà sarà presentato venerdì 15 marzo a Roma con una conferenza stampa e un seminario 

di Redazione

BARI, 14 Mar. - L'Ordine dei giornalisti della Puglia ha sottoscritto la "Carta delle pene e del carcere" o "Carta di Milano", un codice deontologico dedicato a chi scrive di condannati, detenuti, delle loro famiglie e del mondo carcerario in genere. La Carta, promossa dai consigli di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, approvata dal Consiglio Nazionale e da numerosi ordini regionali (Toscana, Basilicata, Liguria, Sardegna, Sicilia e Puglia), sarà presentata ufficialmente venerdì 15 marzo durante una conferenza stampa organizzata presso il carcere di Regina Coeli a Roma (ore 11.00) e un seminario presso la Sede della Fnsi di Roma (dalle ore 14.30). La Carta nasce da una riflessione collettiva, maturata all’interno delle redazioni carcerarie, tra coloro che fanno giornalismo in carcere e sul carcere. Da questo dibattito è emersa la necessità di “informare gli informatori”, che troppo spesso scrivono di carcere e di esecuzione penale ignorando cosa prevedono le leggi che regolano questa materia. La Carta afferma sostanzialmente che non è ammessa per i giornalisti l’ignoranza della legge e sono leggi quelle che consentono a un detenuto di accedere a benefici e misure alternative. La possibilità di riappropriarsi progressivamente della libertà non mette in discussione la certezza della pena. Semplicemente, un giudice ha deciso un diverso modo di espiazione della pena, con tutti i limiti previsti dalle misure alternative applicate. La Carta invita a tenere presente che il reinserimento sociale è un passaggio complesso che dovrebbe avvenire gradualmente, come previsto dalle leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi premio, la semi-libertà, la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali. Le misure alternative non sono equivalenti alla libertà, ma sono una modalità di esecuzione della pena. La Carta fa riferimento anche al diritto all’oblio. Una volta scontata la pena, l’ex detenuto che cerca di ritrovare un posto nella società non può essere indeterminatamente esposto all’attenzione dei media che continuano a ricordare ai vicini di casa, al datore di lavoro, all’insegnante dei figli e ai loro compagni di scuola il suo passato.



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