'La Buona Politica' - CONGO: Coltan o morte ovvero l'oscuro oggetto di distruzione
Il coltan per la produzione di cellulari. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 22 APR. - Nel silenzio di deprecabili abusi tecnologici, c'è tanto di quel marcio in inarrestabile avanzata distruttrice, cerchiamo di fare piena luce nonchè dare uno specifico senso alle tante ingiustizie che avvengono sul nostro pianeta. Parliamo del Coltan che serve per fare cellulari, si vende 50 $ al kilo in Congo ma arriva a 50.000 dollari nei mercati finanziari, il Coltan é ormai un commercio più redditizio delle droga, e i gruppi armati congolesi ne hanno fatto la loro maggiore fonte di sostentamento, in un paese che ha avuto 4 milioni di morti negli ultimi anni.C'é un silenzio assordante che circonda questa sporca storia, sicuramente perchè va ad intaccare i nostri interessi personali: come fare oggi senza smartphone o playstation? Che muoiano pure, tanto sono amici Nostri, gli africani sono poveri e fanno guerre da sempre, non importa se 5,4 milioni di morti ci sono stati negli anni 2000 durante la Guerra Mondiale Africana, senza che nessuno se ne accorgesse, se non qualche organizzazione umanitaria o dei missionari, chi se ne frega? Nell’Africa centrale, da diversi anni sono in corso dei combattimenti dovuti all’accaparramento di risorse quali il coltan, prezioso perché da questa sabbia viene estratto il Tantalio, un metallo molto duro e resistente alla corrosione, ottimo conduttore di calore e elettricità . Il 70% del Tantalio mondiale è usato per la fabbricazione dei condensatori elettrici di piccole dimensioni e serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione: ad esempio nei telefonini, nei computer portatili, dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie. Inoltre, il Tantalio è usato nella produzione missilistica, nell’industria aerospaziale e nelle fibre ottiche. Risorsa preziosa per alcuni, vera e propria disgrazia per altri: l’80% delle riserve mondiali di Coltan sono nella Repubblica Democratica del Congo dove il commercio illegale di questa ricchezza ha portato alla guerra che ha causato più di 5 milioni di morti e diversi milioni di sfollati negli ultimi tredici anni. L’area di giungla montuosa dove il coltan è estratto è il campo di battaglia di quella che è stata nominata cupamente la “prima guerra mondiale africana”, che ha portato forze congolesi a combattere contro quelle di sei paesi confinanti e numerose fazioni armate.
Le vittime, neanche a dirlo, sono soprattutto civili. Fame e malattie conseguenti a queste lotte hanno ucciso centinaia di migliaia di persone, ed il combattimento ha portato 2 milioni di persone a lasciare le loro case. Spesso fatta passare dai media ufficiali come una guerra etnica, il conflitto è in realtà dovuto alle risorse naturali, ambite da Società Per Azioni straniere decisamente “ghiotte” di diamanti, rame, oro, ma soprattutto di coltan.La questione dello sfruttamento incontrollato delle risorse congolesi ha toccato diversi tipi di azienda. Un caso clamoroso coinvolse ad esempio la H.C Starck, sussidiaria della Bayer. Ad accusarla di finanziare indirettamente la guerra civile in Congo, partecipando a un commercio para-legale, furono prima due giornalisti austriaci nel libro Schwarzbuch Markenfirmen ( Il libro nero dei marchi commerciali), del 2001, e poi la stessa Onu, in un rapporto dell'anno successivo. Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony, non basta ma sotto c’è anche un mercato nero di questo prodotto che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani, ad esempio qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza di questa sostanza di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra. L’Ecole de Guerre Economique ha pubblicato alcuni anni fa un rapporto dal titolo inequivocabile: La guerra del coltan in R.D. Congo.
Vi si stigmatizza il fatto che lo sfruttamento di questo minerale (insieme a oro e cassiterite) è diventato una delle principali cause della guerra che destabilizza l’est del Paese da quasi due decenni. Ma ci sono voluti più di sei milioni di morti, un milione e mezzo di profughi e sfollati, centinaia di migliaia di donne violentate e una situazione perdurante di caos e violenza perché finalmente anche le Nazioni Unite ammettessero che le risorse del sottosuolo congolese hanno contribuito al prolungamento dei conflitti. E in certi luoghi, il coltan è l'oggetto del conflitto. Senza sottacere che oggigiorno è in atto una corsa silenziosa all’ accaparramento dei luoghi strategici del pianeta da parte d’imprese multinazionali, con il beneplacito d’alcuni Stati, che hanno ceduto parte della loro sovranità , ad entità esterne, spesso per motivi “umanitari”, “ambientali”, o “indigenisti. È paradossale: la ricchezza di risorse naturali — diamanti, legname, coltan, petrolio, gas naturale, acqua —, nel caso dei Paesi poveri non costituisce, come ci si potrebbe aspettare, un’opportunità in più verso lo sviluppo, ma piuttosto una causa di instabilità , sperequazione e, spesso, di militarizzazione ed esercizio sistematico della violenza. La dotazione di cospicue ricchezze naturali, dunque, costituisce una vera e propria trappola nella quale interessi diversi si compongono, creando una fitta maglia di relazioni ai margini della legalità , con il risultato di inesauribili conflitti civili. I titolari di tali interessi si identificano per lo più nelle imprese transnazionali, nelle lobby economiche e politiche, nei gruppi armati ribelli e nei contingenti paramilitari.
Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte. Per comprendere la drammatica situazione del Congo, dobbiamo risalire al 1998, l’anno in cui Ruanda e Uganda invasero il paese. Da allora fino al 2003 si calcola che siano morti in questa occupazione quattro milioni di congolesi, ignorati dalla stampa internazionale e dai paesi occidentali. Ottocentomila persone all’anno massacrate nel silenzio, in quello che è considerato il conflitto con più morti dalla Seconda Guerra Mondiale. Quanto sangue deve ancora scorrere? Per dare un minimo di disciplina in tanta materia di orrore... chissà dovremmo aspettare ancora un bel pezzo di secolo, nella speranza di un ridimensionamento delle multinazionali sempre pronte e disposte a passare sui cadaveri pur di salvaguardare quel "DIO dell'Interesse" che investe ideologie e governi come capricciose onde in un mare privo di fauna e fortemente inquinato. Facciamocene una ragione, guardiamoci attorno, piuttosto che alle spalle per comprendere sul serio di quanti malefici è composta la nostra benedetta terra.
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