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Gov. del presidente. Ticket Letta-Alfano. Veto della Lega su Amato

Alfano e Letta per una intesa. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 22 Apr. (AG.PRESS) - Giorgio Napolitano è stato chiaro. Varare un “governo valido”, non “un governicchio”. Ciò significa che chiederà a Pd, Pdl, Lega Nord e Scelta civica una “piena assunzione di responsabilità” per fare fronte all’emergenza nazionale. Napolitano ha semplicemente chiesto carta bianca: “Sul governo deciderò io, non accetterò condizioni”. Concedendo solo un’anticipazione: la struttura programmatica del nuovo esecutivo ricalcherà il lavoro svolto dai dieci “saggi” da lui nominati il giorno di Pasquetta. Per la figura del premier, al momento, c’è il nome di Giuliano Amato, amico stimato di lunga data, per far ripartire il Paese. Ma c’è chi non esclude l’ipotesi (più gradita a Pd e Pdl), di Enrico Letta premier con due vice: Angelino Alfano e Mario Mauro (Scelta civica), Luciano Violante alla Giustizia, Mario Monti agli Esteri, Giancarlo Giorgetti viceministro all’Economia, Gaetano Quagliariello alle Riforme. “Sappiamo tutti - sospira Gregorio Fontana, questore Pdl della Camera - che il nuovo governo dovrà fare subito una manovra durissima. Per cui, se durasse meno di un anno, non avremmo il tempo per risalire la china". L’altro candidato sarebbe Giuliano Amato. Ma su di lui già piovono i veti della Lega. C’è il no di Maroni, quello di Bossi: “Mai a palazzo Chigi chi ha portato via i soldi alla gente”. E anche il Pd non appare convinto. Ma, si diceva, sarà Napolitano a decidere. “Si farà esattamente il governo che vorrà lui”, certifica Mario Monti. “E Napolitano, questa volta, non si farà fermare dai “no” dei partiti”, dice rassegnato un alto dirigente del Pd, “ora ha in mano l’arma per spedire tutti alle elezioni anticipate”. Dai vertici del Pd c’è chi ha detto che "non esiste nessun governo di larghe intese", ma viene riconfermata soltanto la disponibilità a un esecutivo di scopo "con un programma limitato". Una cautela giustificata dai rumors su una imminente scissione nel partito. Nei corridoi del Parlamento si parla infatti di un gruppo di fuoriusciti democratici che dovrebbe costituirsi alla vigilia del voto di fiducia proprio per opporsi alle larghe intese e poi dar vita, insieme a Vendola e Barca, alla "nuova sinistra riformista". Per capire la dimensione del caos interno al partito basta dire che ieri sera il portavoce nazionale, Andrea Orlando, proprio nella giornata in cui Grillo ha definito "un golpe" la rielezione di Napolitano, ha clamorosamente riaperto al M5S: "I grillini dicevano che Bersani era l'ostacolo alla possibilità di ragionare su una loro presenza nella maggioranza di governo. Ora che Bersani non c'è più ci dicano se sono disponibili a dare un governo a questo Paese". Roby Bindi pur avendo “grande stima di Enrico Letta” boccia la sua candidatura. "Stimo Enrico Letta ne conosco e apprezzo le doti di uomo di governo. Ma in questa fase, un esecutivo con una evidente caratura politica - e non mi riferisco solo al vicesegretario del Pd - non sarebbe capito dalla nostra gente e non sarebbe utile al Paese". “Non ci possiamo allontanare troppo da un governo del presidente, di scopo, che parta dal programma dei saggi, in cui i partiti facciano un passo indietro”, aggiunge poi Bindi su come dovrà essere il nuovo governo che nascerà. “Noi non abbiamo scelto la linea delle larghe intese e chiedo che sia una strada da non perseguire neanche adesso”. "Non intendo sovrappormi alle prerogative del Capo dello Stato, sarà Napolitano a conferire l'incarico per la formazione del governo e a valutare al termine della sue consultazioni le opzioni migliori. Ma per quanto mi riguarda, penso che un governo di scopo e del Presidente per affrontare le emergenze economiche e sociali del Paese e fare le necessarie riforme istituzionali, non possa essere guidato né avere tra i suoi ministri figure politiche di primissimo piano". "Abbiamo sempre escluso le larghe intese e le ipotesi di governissimo e mi pare che questa sia ancora la linea del partito. C'é bisogno di collaborazione istituzionale e non di confusione tra le proposte politiche che sono e restano alternative. E' una strada stretta ma la sola che permette di assumere una limpida responsabilità sulle urgenze dell'Italia". Angelino Alfano non sa “se il governo di larghe intese nascerà, se deve nascere deve essere forte, bisogna ragionare su come abrogare l'Imu e rimborsarla, bisogna rispondere alla crisi. Noi sosterremo con ogni forza gli impegni contenuti nel nostro programma".





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