ROMA, 29 Apr. (AGI) - "Non potevo piu' mantenere mio figlio".
Dalla sua cella di Rebibbia, sorvegliato a vista 24 ore su 24 dagli agenti penitenziari, Luigi Preiti ha confessato al suo legale Mauro Danielli tutta la disperazione per un gesto che nemmeno lui riesce a spiegare. All'avvocato - che lo ha descritto come "depresso", "pentito", spesso "in lacrime" - Preiti ha confessato di soffrire di un forte disagio a causa della mancanza di lavoro, senza peraltro mai accennare a presunti debiti dovuti al vizio del gioco.
Una cosa e' certa: il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Antonella Nespola, titolari dell'inchiesta, ritengono che abbia agito nel pieno delle sue capacita' mentali e che il suo non sia il gesto di un folle. Di conseguenza, non ci sara' alcuna perizia psichiatrica nei confronti dell'uomo che ieri mentre il nuovo governo giurava al Quirinale ha fatto fuoco contro due carabinieri. I magistrati, che acquisiranno tutti i filmati delle telecamere nel tragitto compiuto dall'attentatore tra l'albergo nei pressi della stazione Termini, dove aveva trascorso la notte tra sabat e domenica, e Palazzo Chigi, sono convinti anche che il 49enne manovale calabrese non avesse complici. Per lui - accusato di duplice tentato omicidio, porto e detenzione illegale e uso di arma e munizioni - domani e' in programma l'interrogatorio di garanzia davanti al gip.
Nel frattempo, i pm affideranno ai carabinieri del Ris un accertamento tecnico sulla pistola che Preiti ha raccontato, in modo confuso e poco convincente, di aver comprato quattro anni fa al "mercato nero", ad Alessandria: si vuole risalire alla matricola e capire se sia stata usata per commettere altri reati. Intanto, resta in prognosi riservata Giuseppe Giangrande, il piu' grave dei due militari rimasti feriti.
L'ultimo bollettino medico, parla di "condizioni stazionarie nella gravita'" ma purtroppo conferma la presenza di "segni di danno midollare ai quattro arti". I fratelli del brigadiere, che lo hanno visitato al Policlinico Umberto I, hanno detto che quello di Preiti "e' un gesto che non si puo' perdonare" mentre la figlia Martina, alla stessa domanda dei cronisti, ha risposto "non credo, non so, non penso e oggi, comunque sia non mi interessa. Oggi penso solo a mio padre e a me. Ci definivamo un piccolo esercito sgangherato ma oggi siamo in un deserto e siamo un mezzo esercito e molto sgangherato. Ho lavorato fino a ieri - ha rivelato - e mi sono dimessa per seguire papa', esattamente come avevo fatto quando mia mamma stava male. Lo rifaro' per mio padre, come e' giusto che sia". L'altro carabiniere, Francesco Negri, ferito in modo piu' lieve a una gamba, ha ricostruito la dinamica di quanto avvenuto: "Non ci siamo accorti della presenza di Preiti fino a quando non siamo stati raggiunti dai colpi. Abbiamo fatto in modo di non utilizzare le armi perche', anche se la piazza era chiusa, passanti e turisti erano veramente tanti e rispondere al fuoco sarebbe stato molto pericoloso". Anche un terzo carabiniere ha rischiato di rimanere colpito dall'attentatore: un proiettile gli ha trapassato il giubbotto di ordinanza danneggiando il portafogli che teneva in tasca.
Attentato Roma. Preiti disperato, "non potevo mantenere mio figlio"
Revisto da La Gazzetta Meridionale
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