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Quirinale. Vendola. Con Grillo “se son rose fioriranno”. Unione Pd-Sel: io non rientro

Nichi Vendola (foto) ndr.
"Non vorrei mettere in imbarazzo Romano Prodi facendo il suo avvocato difensore, anche perchè questa è una fase in cui indicare un candidato significa bruciarlo specie se a farlo è un partito piccolo come Sel, ma trovo intollerabile immaginare una esclusione di Prodi" dai nomi in corsa per il Quirinale 


di Redazione

BARI, 15 Apr. (AG.PRESS) - "Se son rose fioriranno", così Nichi Vendola ha chiuso l'intervista a in 1/2ora da Lucia Annunziata a proposito di una possibile intesa tra centrosinistra e M5S sul voto per il Quirinale. Vendola ha inoltre detto, a proposito delle 'Quirinarie', che occorre rispettare "le modalità talvolta confuse e contraddittorie, naif e anche molto rischiose, di chi prova a rompere la barriera che separa i cittadini dalla politica, dicendo no a un Presidente della Repubblica che esce da un laboratorio di specialisti e sì a chi cerca una soluzione alla luce del sole". "Non vorrei mettere in imbarazzo Romano Prodi facendo il suo avvocato difensore, anche perchè questa è una fase in cui indicare un candidato significa bruciarlo specie se a farlo è un partito piccolo come Sel, ma trovo intollerabile immaginare una esclusione di Prodi" dai nomi in corsa per il Quirinale, ha aggiunto Vendola, secondo il quale, spiegando che "il metodo Boldrini" deve essere seguito anche per il Quirinale, "l'elezione di Laura Boldrini è figlia di una reazione alla nostra sconfitta elettorale quando ho detto rompiamo un tabù: cerchiamo il contatto con i Cinquestelle dove ci sono energie fresche invece che nell'equilibrio dell'inciucio dove c'è puzza di vecchia politica. E incamminarsi su quella strada ha portato al successo dell'elezione di Pietro Grasso al Senato". Nell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica conterà molto anche "l'identikit del custode" che si avvia ad essere "il garante della Costituzione", ha aggiunto sottolineando che - specie in questo momento dove torna il rischio di "una guerra nucleare" - serve una figura in grado di "far tornare in campo la vocazione pacifista del nostro Paese sancita dall'art. 11 della Costituzione". Altra caratteristica del nuovo inquilino del 'Colle' - ha proseguito Vendola - deve essere quella di "ridare dignità al tema del lavoro togliendolo dalla condizione di vassallaggio nel quale è precipitato in questi anni". "In generale e in astratto, va bene ricercare il massimo punto di convergenza tra le forze politiche nell'elezione del Presidente della Repubblica, ma se qualcuno pensa che quelle del Quirinale siano prove per il trasformismo di chi vuole annegare ogni differenza tra destra e sinistra, si sbaglia", spiega mettendo i 'paletti' alla ricerca di una intesa con il centrodestra sul nome del candidato al 'Colle'. E a proposito della "mescolanza" tra Sel e il Pd della quale ha parlato la scorsa settimana Vendola dice: "io non 'rientro', anzi dico a tutti 'usciamo', andiamo più avanti delle nostre storie "Non penso che l'annessione di Sel al Pd sia una buona cosa" anche se - ha proseguito Vendola - "sono senza dubbio il miglior alleato di Bersani e il principale nemico di Berlusconi perche sono il principale ostacolo del suo ritorno in gioco". Sulla discesa in campo Pd dell'attuale ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca, per Vendola "il suo manifesto è una provocazione molto utile, fa un gesto politico con la pubblicazione di un saggio". Alla domanda se lo consideri un "alleato naturale", Vendola risponde "certo". All'osservazione che una simile alleanza prefigura un Pd molto lontano dall'idea di partito che ha Matteo Renzi, il leader di Sel replica di "non auspicare alcuna scissione nel Pd, né deflagrazione interna, perchè tutte le culture politiche sono chiamate a misurarsi con questi tempi nuovi che chiedono soluzioni diverse che possono venire da una discussione non impostata sulle biografie e sui dati anagrafici".



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