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Uil Puglia - Tasse e Cassa Integrazione

Un gruppo di cassintegrati italiani. (foto) ndr.
“L’aumento del ricorso alla cassa integrazione sta trasformando in impresa anche il pagamento delle tasse: si destinino gli introiti delle stesse ad un piano di rafforzamento dei servizi per lo stato sociale” 

di Redazione

BARI, 15 Apr. - “Il dramma sociale dovuto al vertiginoso aumento delle ore di cassa integrazione è sotto gli occhi di tutti. Circa 570mila lavoratori a livello nazionale, 20mila in Puglia, a cui si aggiungono gli attuali 18mila in mobilità in deroga, vivono nella quotidiana difficoltà di garantire un’esistenza degna di tal nome alle proprie famiglie, senza dimenticare che adempiere al dovere di contribuente è un’impresa quasi impossibile, considerando che con poco più di 800 euro al mese, nelle migliori delle ipotesi, far fronte a una tassazione che comprende Imu, Tares e addizionali varie e che tocca picchi medi annuali di 712 euro, compiere i così detti salti mortali diventa la regola, anziché l’eccezione”. Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, sottolinea come “sebbene in Puglia si applichino spesso valori minimi, spesso al di sotto delle medie nazionali, come nel caso dell’Imu o dell’addizionale Irpef, restano pur sempre imposte che gravano pesantemente sulle economie familiari pugliesi, già falcidiate da una crisi che sta colpendo con pericolosa costanza il mercato occupazionale. Per tacere dei tanti pensionati, costretti a sopravvivere in un costante stato di privazioni e del cospicuo numero di cittadini ormai senza alcun reddito su cui contare. Del resto, il tasso regionale di povertà, in continuo e pericoloso aumento, è fin troppo eloquente in tal senso. Ecco perché destinare parte di quanto incassato dalla tassazione locale in favore di un ventaglio di servizi che rafforzino lo stato sociale sul territorio, specie per le classi sociali più in difficoltà, più ampio, efficiente e puntuale, è a dir poco un atto dovuto, per evitare che il dramma si tramuti velocemente in tragedia. Inoltre, sarebbe opportuno, attraverso i fondi comunitari, ricercare soluzioni adeguate per il diritto di cittadinanza per le fasce più deboli, così come previsto dall’UE”.



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