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UNHCR - Yemen: oltre 30mila rifugiati e migranti arrivati quest’anno

Il logo dell'UNHCR. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 26 Apr. - La crisi di rifugiati che parte dalla Siria pone sempre più pressione sui servizi sanitari dei paesi limitrofi, mentre gli stessi rifugiati incontrano difficoltà crescenti nell'accedere alle cure di cui hanno bisogno, in particolare coloro che presentano patologie croniche e altre gravi condizioni di salute. Queste le allarmanti conclusioni di un rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che, prendendo in esame i primi tre mesi del 2013 in Iraq, Giordania e Libano, rileva come i rifugiati necessitino di diverse cure, sia comuni che strettamente correlate al conflitto. Tra queste si annoverano lesioni da ferita, malattie psicologiche e patologie trasmissibili (come quelle respiratorie, della pelle e degli occhi, diarrea) la cui insorgenza viene spesso riscontrata anche in altri contesti di rifugiati in tutto il mondo. Ad esse si aggiungono poi altre patologie più gravose e croniche di maggiore durata come diabete, ipertensione e patologie cardiovascolari, che impongono costi più elevati e che sono diagnosticate e curate con maggiore frequenza nei paesi a medio reddito. Gli oltre un milione di rifugiati siriani nei 3 paesi presi in esame dal rapporto e gli oltre 1,4 milioni presenti nell'intera regione pongono sul sistema sanitario due questioni principali: in primo luogo aumentano le difficoltà nel fornire ai rifugiati siriani l'accesso a quelle cure specifiche di cui hanno bisogno, in particolare a coloro che si sono insediati fuori dei campi e con l'ulteriore limitazione del basso livello di finanziamenti per questa crisi di rifugiati; in secondo luogo, a causa del crescente numero di persone che necessita di assistenza medica, i servizi sanitari in ognuno dei paesi interessati sono sottoposti a una pressione notevole. Entrambi i punti destano seria preoccupazione nell'UNHCR. L'Agenzia continua pertanto, in collaborazione con i propri partner, a fornire assistenza medica ai rifugiati nei campi di Giordania e Iraq. Per quei rifugiati che vivono fuori dei campi – spesso nelle aree urbane – la situazione tuttavia è più complessa. In questi due paesi i costi dell'assistenza sanitaria per i rifugiati sono sostenuti dai governi, dall'UNHCR e da molte altre organizzazioni. Ma fornire cure costose come quelle che riguardano dialisi renale, chirurgia ortopedica e cancro sta diventando sempre più difficile. In Libano poi, dove il sistema di assistenza medica è stato ampiamente privatizzato e la condivisione dei costi rappresenta la normalità, la scarsità di risorse si traduce nell'obbligata riduzione dell'assistenza da parte dell'UNHCR e delle agenzie partner, sia per le cure di base che per quelle più costose. Per ciò che riguarda la situazione generale della salute dei rifugiati siriani, il rapporto UNHCR disegna un quadro composito. Tra i rifugiati siriani non si riscontrano alti tassi di mortalità o malnutrizione acuta. Nel campo di Za'atri, in Giordania, ad esempio il tasso di mortalità si attesta allo 0,1 per mille e la malnutrizione acuta complessiva tra i bambini con meno di 5 anni è inferiore al 5,8%. Si tratta in entrambi i casi di valori all'interno della media dei paesi della regione, tendenza in contrasto con le principali crisi umanitarie in altre parti del mondo. Tuttavia i servizi di prevenzione, la cura delle patologie croniche e le cure più costose non hanno costi che i rifugiati - nonostante il sostegno che ricevono dai governi e dalle agenzie umanitarie - possono affrontare. Nell'ambito delle visite per disturbi mentali, nel campo di Za'atri sono stati rilevati livelli di ansia generalizzata e stress post-traumatico che si attestano rispettivamente al 21,6% e all'8,5% dei pazienti. In Libano ogni settimana vengono effettuate circa 400 visite di salute mentale. Inoltre attraverso i sistemi di monitoraggio, l'insorgenza di malattie quali ad esempio morbillo, epatite A e leishmaniosi, è stata contenuta. Basato principalmente su informazioni provenienti dai campi di rifugiati – tranne che per il Libano – il rapporto mostra tra l'altro anche la necessità di migliorare la raccolta dei dati, in particolare per ciò che riguarda le situazioni fuori dei campi. L'UNHCR e le agenzie partner stanno già lavorando sul problema. Il rapporto è consultabile online alla pagina http://data.unhcr.org/syrianrefugees/regional.php. In base ai dati ricevuti dall'Agenzia la scorsa notte, nella regione sono 1.401.435 i cittadini siriani registrati come rifugiati o in attesa di registrazione. Si tratta di un dato già superiore del 30% rispetto al totale previsto per la fine di giugno 2013 dal Piano di risposta regionale per i rifugiati, del quale è stato finanziato solo il 55%. Alla fine del mese di maggio sarà presentato ai donatori un piano aggiornato, mentre l'UNHCR continua a mettere in campo risorse e servizi aggiuntivi ogni volta che ha a disposizione nuovi finanziamenti. Cifre sui rifugiati per paese: Giordania (al 24 aprile) - Cittadini siriani registrati o in attesa di registrarsi con l'UNHCR: 448.370 (rispettivamente 393.370 e 55.000). Libano (al 24 aprile) - Cittadini siriani registrati o in attesa di registrarsi con l'UNHCR: 441.394 (325.791 e 115.603). Iraq (al 24 aprile) – Cittadini siriani registrati con l'UNHCR: 137.657 Turchia (dato fornito dal Governo della Turchia al 25 aprile) – Cittadini siriani registrati in campi e in aree urbane e cittadini siriani in attesa di registrazione nelle aree urbane: 313.689 (280.504 registrati, dei quali 88.953 registrati nelle aree urbane e 191.551 nei campi, e 33.185 in attesa di essere registrati nelle aree urbane). Egitto (al 23 aprile) - Cittadini siriani registrati o in attesa di registrarsi con l'UNHCR: 50.273 (rispettivamente 39.273 e 11.000). Nord Africa (al 15 aprile): Cittadini siriani registrati con l'UNHCR: 10.052.





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