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Politica. Meno coatti e più PD

Pierluigi Bersani. (foto) ndr.

di Nico Baratta

FOGGIA, 10 MAG. - Visto dall’esterno il PD sembra essere l’armata Brancaleone. Una visione che non si discosta molto al suo interno. Appunto, una visione dove i dirigenti son sempre li a decidere e la base a subire. Uno status che poi non è diverso da altre forme politiche oggi in essere, ma con la variante che se nel PD il capo è sottocoperta, nelle altre è sul ponte di comando con tanto di nome sul sigillo e imposizioni statutarie.
L’ultimo governo è stato la mannaia che ha definitivamente tranciato il PD dalla base, dove si sono inaspriti i confronti e i mal di pancia sono diventati cronici. Correnti nelle correnti che da anni sono mutate e condotte verso rivoli più compiacenti. Ed il tutto a secondo del vento, lo stesso soffiato ad hoc da chi avrebbe voluto la leadership e che ora deve accontentarsi di un’apparizione in tv. Correnti in piena che dovrebbero sparire se davvero il PD rispondesse al quel famoso statuto del 2007.
La base ha occupato i circoli discutendo sul futuro di un partito, lo stesso che nel frattempo indice plenarie per un ponte verso il congresso, quello che dovrebbe dare la svolta al PD. E mentre quella base discute di rinnovamento, in cima alla piramide il rinnovamento lo sta mettendo in atto ma ad personam, conferendo responsabilità limitate pur di accontentare i capi correnti e convogliare i rivoli verso un’ansa meno tumultuosa pur di rimanere a galla, per costituire poi quella foce che dovrebbe inondare acque più copiose. Spesso, però, la foce è melmosa e venir fuori è quasi impossibile.
Il PD ha bisogno di rinnovarsi, non solo nei nomi nell’età, bensì nel modo di far politica, accettando la base e non tirarla in ballo solo per le primarie, elezioni, manifestazioni. L’humus c’è: bisogna solo saperlo utilizzare nel modo giusto e non al momento giusto. La base grida con dolore la disfatta del PD che tace. La base conta e ciò va tenuto conto, altrimenti son vere le voci che vedrebbero un PD sempre più coatto alla mercé del nuovo amico di governo. E, per una volta e per sempre, il PD la smetta di nascondersi dietro il berlusconismo, altrimenti farà la fine di chi oggi ha perso la bussola perché non sa più chi attaccare.







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